Gian Guido Folloni
L'era post americana Il silenzio dell'Europa Prefazione di Franco Cardini Introduzione di Daniele Lazzeri
Guerini e Associati, pagg.184, € 20,00
Nel panorama globale contemporaneo, le domande riguardanti il futuro dell'Occidente si intrecciano con le sfide più urgenti, dal declino delle sue democrazie all'ascesa di potenze emergenti. La fine della Guerra Fredda e la transizione del secolo hanno segnato un periodo di esuberante ottimismo e di espansione dell'influenza occidentale, mentre oggi, con la crescente multipolarità e l'emergere di nuovi centri di potere, si assiste a un mutamento radicale del ruolo che l'Occidente ha giocato nel mondo. L'Europa, in particolare, sembra trovarsi in una posizione fragile, divisa tra l'adozione di un nuovo paradigma politico e il rischio di una decadenza identitaria. È in questo contesto che si inserisce il libro di Gian Guido Folloni, "L'era post americana. Il silenzio dell'Europa", un'opera che affronta la questione della crisi dell'Occidente e dell'Europa in particolare, con un'analisi lucida, articolata e preoccupata.
Il volume contiene una riflessione complessa, che attraversa i principali ambiti dell'esperienza occidentale contemporanea: dall'economia all'identità culturale, dalla politica interna alle relazioni internazionali. Sin dalle prime pagine, l'Autore si immerge in un'analisi lucida delle problematiche strutturali che affliggono l'Occidente: l'invecchiamento della popolazione, la denatalità, la crisi economica e l'instabilità finanziaria, il rafforzamento delle forme di governo oligarchiche e la paura crescente, che si traduce in un approccio xenofobo e nella costruzione di muri fisici e simbolici.
Folloni non si limita a una constatazione superficiale di questi fenomeni. Piuttosto, li esamina con rigore, cercando di ricostruirne le radici storiche e i meccanismi che li alimentano. Questo approccio geostorico gli consente di tracciare un ampio profilo della decadenza occidentale, rimarcando come l'identità dell'Occidente, una volta radicata in principi di apertura e di universalismo liberale, stia cedendo il passo a una visione più chiusa e autoreferenziale. L'Autore non solo descrive il declino del primato politico e culturale dell'Occidente, ma si interroga anche sul significato di tale trasformazione e sulle possibili vie d'uscita.
Uno degli aspetti più significativi del libro è la riflessione sulla supremazia occidentale e sul suo progressivo disfacimento. Folloni, partendo da un'attenta analisi delle dinamiche geopolitiche e delle sfide economiche, sostiene che l'Occidente, un tempo simbolo di innovazione e progresso, sta lentamente diventando una "espressione geografica" — per citare Metternich — che rischia di perdere il suo potere di influenzare gli equilibri globali. La rivalutazione dei Paesi ex colonizzati, la rapida ascesa di potenze come la Cina, l'India e le economie africane, insieme alla crescente autorevolezza di blocchi come la Russia, segnalano il tramonto di un ordine mondiale che ha visto l'Occidente al centro della scena per secoli.
Folloni analizza con grande profondità questo passaggio storico, evidenziando come la percezione del "declino" sia tanto culturale quanto economica. La globalizzazione, che ha inizialmente esaltato il modello economico occidentale, ha anche rivelato le sue contraddizioni: una crescente disuguaglianza interna, un progressivo indebolimento dei sistemi di welfare e una finanza instabile. A fronte di questi fenomeni, l'Occidente ha reagito con un rafforzamento delle proprie istituzioni politiche in senso elitario e con l'aumento delle politiche di difesa e di chiusura verso l'esterno, cercando di difendere ciò che resta dei propri privilegi.
Una parte centrale del libro è dedicata all'analisi della situazione europea. Folloni si chiede, con ragione, che fine abbia fatto l'Europa come protagonista sulla scena mondiale. Il continente, infatti, si trova a dover fare i conti con una serie di sfide interne, tra cui la crescita delle forze sovraniste e populiste, che minacciano i principi di unità e solidarietà europea, e l'incapacità di rispondere in maniera adeguata alle crisi globali, come quelle economiche, migratorie e climatiche. In questo scenario, l'Europa sembra essere un continente incapace di formulare una risposta unitaria, tanto da apparire silente di fronte agli eventi che stanno ridefinendo il sistema internazionale.
Tale approccio dell'Europa, descritto con acutezza da Folloni, si manifesta tanto nella sua incapacità di prendere decisioni forti, quanto nel suo atteggiamento passivo nei confronti delle potenze emergenti. L'Europa, che una volta era al centro del sistema politico ed economico internazionale, sembra oggi incapace di far sentire la sua voce. Folloni suggerisce che questa passività sia il risultato di una crisi identitaria profonda, che non solo riguarda le sue istituzioni, ma anche i suoi valori fondamentali. L'Europa è alla ricerca di un nuovo progetto, ma, in assenza di una visione condivisa, sembra perdersi nelle sue divisioni interne.
Uno degli aspetti più affascinanti del libro di Folloni è il suo tentativo di andare oltre la semplice diagnosi delle crisi politiche ed economiche, cercando di esplorare anche la dimensione culturale della decadenza occidentale. L'Autore si chiede quale sia il significato di un'Europa che ha perduto parte della sua identità, che non sembra più capace di esprimere una narrazione di progresso e di valore universale. In un'epoca caratterizzata da incertezze e paure, Folloni invita il lettore a riflettere su come l'Occidente possa riappropriarsi del suo ruolo, sia come protagonista di un ordine internazionale giusto, sia come custode dei principi di libertà, democrazia e diritti umani che lo hanno contraddistinto.
Folloni, con la sua esperienza giornalistica e politica, offre uno spunto di riflessione fondamentale per capire non solo la crisi dell'Occidente, ma anche il modo in cui possiamo riformularne il ruolo in un mondo sempre più complesso e multipolare. |