Sergio Romano
La democrazia militarizzata Quando la politica cede il passo alle armi
Longanesi, pagg.160, € 19,90
La Prima Guerra Mondiale segnò una svolta epocale nella storia dell'umanità, con un bilancio di vittime che superò ogni precedente conflitto bellico. La guerra, che durò oltre quattro anni e distrusse gran parte dell'Europa, si concluse definitivamente l'11 novembre del 1918, ma i suoi effetti si fecero sentire ancora a lungo, soprattutto per molti reduci e sopravvissuti che non riuscirono a trovare il loro posto nella società.
Secondo l'opinione di Sergio Romano, la guerra non fu più solo una continuazione della politica con altri mezzi, ma divenne spesso l'unico mezzo con cui la politica poté affermarsi e legittimarsi. In questo senso, l'Italia fu uno dei primi Paesi al mondo ad offrire esempi di politica militarizzata, con la conquista di Fiume da parte di D'Annunzio nel settembre 1919 e la Marcia su Roma organizzata da Benito Mussolini nell'ottobre del '22.
Entrambi gli eventi furono caratterizzati da un linguaggio e da un approccio che si rifacevano esplicitamente al mondo dell'esercito, segnando l'inizio di una dinamica di militarizzazione della politica che si diffuse in altri Paesi come Spagna, Portogallo, Germania e Russia, fino ad arrivare ai Balcani.
Nonostante gli anni passati, tale dinamica è ancora presente ai giorni nostri, manifestandosi in forme diverse, come la marcia di Capitol Hill del 6 gennaio 2021, quando i sostenitori di Donald Trump invasero il Campidoglio con l'obiettivo di "salvare la democrazia", percepita come minacciata. Questo dimostra come la mobilitazione armata possa ancora essere utilizzata come mezzo per raggiungere obiettivi politici, anche in un mondo e in una società che sembravano aver superato quelle dinamiche tragiche e distruttive che caratterizzarono la Prima Guerra Mondiale e il periodo che la precedette.
"Sappiamo che – spiega l'Autore - vi sono state campagne elettorali in cui un candidato, per vincere, ha cercato di comperare i voti di cui aveva bisogno, o ha pagato qualche scalmanato per impedire agli elettori di raggiungere le urne del candidato avversario, o ha addirittura favorito la promulgazione di leggi che avrebbero reso il voto fisicamente difficile per una parte dell'elettorato. Qualcosa del genere è accaduto in uno Stato nordamericano (la Georgia) dove è stata approvata una legge che proibisce di portare acqua agli elettori quando aspettano in fila il loro turno. In uno Stato in cui le temperature sono alte, gli elettori spesso afroamericani e le procedure del voto piuttosto lunghe, la legge cerca, con un provvedimento sostanzialmente razziale, di scoraggiare gli elettori di un partito (quasi sempre il Partito democratico) e di consentire al Partito repubblicano di conservare o conquistare il potere.
"Ma è più raro, nella storia delle democrazie occidentali, che un partito, come è accaduto in Italia nell'ottobre del 1922, si trasformi in formazione militare per ottenere un obiettivo politico e conquistare il potere. Vi furono milizie comuniste pronte a usare le armi anche durante la rivoluzione bolscevica dell'ottobre 1917, ma furono usate soltanto quando apparvero gruppi armati di altri movimenti politici, e furono più difensive che offensive.
"La Marcia su Roma è stata considerata da molti studiosi un evento italiano, comprensibile soltanto in una prospettiva quasi esclusivamente nazionale. Ma nella realtà fu un evento europeo, destinato a provocare guerre e ad avere ripercussioni e conseguenze sociali sulla società internazionale negli anni successivi". |