Questione sull'alchimia |
Benedetto Varchi
IL LIBRO – Opera incompiuta dell'umanista Benedetto Varchi, "Questione sull'Alchimia" è strutturata secondo la classica forma della quaestio di matrice aristotelica, con un esame dei pro e contro che riflette alcuni dei cardini principali di una polemica che si protraeva dal Medioevo, e che continuava, nel XVI secolo, a essere alimentata da detrattori e partigiani. Benedetto Varchi non fu alchimista, e il suo interesse per la materia non fu che episodico; ciò nonostante, proprio per il carattere occasionale della "Questione", che non puntava a rivolgersi a un pubblico specialistico ma rispondeva piuttosto alla richiesta di un autorevole potente del tempo (essa viene scritta alla corte fiorentina di Cosimo I, a istanza di Pedro da Toledo, vicerè di Napoli) desideroso di dirimere le difficoltà di un dibattito culturale che doveva essere percepito come attuale e rilevante attraverso la sintesi di un autorevole intellettuale del tempo, essa costituisce un indice prezioso della percezione che, dell'alchimia, poteva avere una parte della classe colta del XVI secolo. DAL TESTO – "Fra tutte le questioni naturali niuna è, che io creda, la quale sia più desiderata comunemente da ognuno, che quella dell'Archimia; e questo può avvenire da più e diverse cagioni, ma principalmente da due, secondo ch'io stimo; la prima delle quali è l'utilità grandissima e quasi infinita che si trarrebbe di cotal arte, quando ella fusse vera; l'altra è le molte, e varie opinioni, che s'hanno di lei, con ciò sia cosa che tanti uomini, come si dice, tanti pareri. Né mi maraviglio io punto, che gli uomini volgari e senza lettere ne parlino, et intendano diversamente quando i Letterati diversamente ne scrivono, e favellano; anzi i Filosofi medesimi, così li antichi, come i moderni, e tanto i Greci, quanto li Arabi et i Latini, non solamente discordano l'uno dall'altro in questa dubitazione, ma ancora da se stessi." L'AUTORE – Benedetto Varchi, nato a Montevarchi nel 1503, studiò all'Università di Pisa per diventare notaio. Laureatosi in Legge, esercitò per breve tempo la professione, ma ben presto si dedicò agli studi umanistici. Dopo il ritorno dei Medici lasciò Firenze. Viaggiò molto; offrì suoi servigi alla famiglia Strozzi. Stabilitosi a Padova, frequentò i corsi di filosofia allo Studio patavino e dal 1540 partecipò alle attività dell'Accademia degli Infiammati, tenendo lezioni su poeti volgari e sulla logica e sull'Etica di Aristotele. Si dedicò alle traduzioni dei testi aristotelici dal greco in volgare. Chiamato da Cosimo I per scrivere "Storia fiorentina", ritornò nel 1543 nella città natale. Fu autore di sonetti e canzoni, ma anche di poesie latine; tradusse il "De consolatione philosophiae" di Boezio e "De beneficiis" di Seneca. A lui si deve uno dei più importanti trattati di linguistica del XVI secolo, l'"Ercolano", uscito postumo nel 1570. Varchi morì nel 1565. INDICE DELL'OPERA – Introduzione, di Massimo Marra - Notizie bibliografiche - Questione sull'alchimia – Introduzione, di Domenico Moreni - Avviso al savio lettore - Al molto magnifico, et onorando mess. Bartolomeo - Bettini suo amicissimo Benedetto Varchi - Sulla verità, o falsità dell'Archimia. Questione - Se l'Archimia è possibile. Capo primo - L'Archimia esser falsa. Opinione prima; ragione prima - Divisione dell'Archimia. Archimia vera - Archimia sofistica - Archimia falsa - L'Archimia esser vera. Opinione seconda - Risposte alle ragioni di sopra - Risposte alle autorità |