Elaboratori elettronici e controllo sociale |
Stefano Rodotà
IL LIBRO – Nel 1973 la casa editrice il Mulino pubblicava un libro di Stefano Rodotà intitolato "Elaboratori elettronici e controllo sociale" che ebbe subito vasta risonanza per le idee illuminanti che esponeva e per i pericoli contro i quali l'Autore metteva in guardia i lettori, e, in generale, i cittadini. Era un libro scritto con una chiara coscienza degli aspetti politici della tematica indagata, sospinto dalla preoccupazione del giurista che, volendo tutelare i diritti civili, si rendeva conto che l'impiego diffuso degli elaboratori - poi ridenominati computers - avrebbe potuto aprire nuovi orizzonti nei rapporti tra l'individuo e le autorità pubbliche, nuovi rapporti tra l'individuo e i grandi operatori del mercato, ma anche produrre nuovi danni ai soggetti che, vivendo in una aggregazione sociale, venivano utilizzati come oggetti fornitori di dati oppure si mettevano in contatto tra loro istituendo reti in cui avrebbero fatto circolare dati di natura personale. La persona si trovava così esposta ad aggressioni da parte di enti pubblici e privati senza avere alcun mezzo di reazione, se non quello, tardivo e incerto, del risarcimento del danno, del tutto inadeguato a rimediare ad una lesione ormai perpetrata. Di più. Considerando in modo globale la ricerca, la classificazione, la conservazione, l'utilizzazione e la circolazione dei dati, Rodotà sottolineava come le nuove tecnologie avrebbero potuto influire non solo sul riserbo della vita privata, ma avrebbero potuto condizionare la stessa vita sociale, incidendo sullo status delle persone, sulla loro aggregazione, sui loro orientamenti politici, religiosi, sindacali, e quindi direttamente sulle loro libertà costituzionali. DAL TESTO – "[...] la novità fondamentale introdotta dall'elaboratore consiste nella trasformazione di informazioni disperse in informazione organizzata. Infinite sono le tracce che ciascuno lascia durante le sue giornate: contravvenzioni per infrazioni al codice stradale, soggiorni in albergo, rimborsi da enti mutualistici, denunce a fini fiscali, operazioni di cambio di valuta, acquisti soggetti a registrazioni, operazioni bancarie, domande amministrative (passaporto, patente di guida, porto d'armi, ecc.), e via dicendo. Ciascuno di questi dati, considerato a sé, può essere poco o nulla significativo: meglio, poco o nulla dice al di là della specifica questione a cui direttamente si riferisce. Nel momento in cui diviene possibile conoscere contemporaneamente e connettere tutta la massa delle informazioni riguardanti una determinata persona, ecco che dall'intreccio delle relazioni emerge un profilo complessivo del soggetto considerato, che ne permette la valutazione e il controllo da parte di chi dispone del mezzo idoneo ad effettuare tali operazioni." L'AUTORE – Stefano Rodotà è stato uno dei più autorevoli e originali giuristi italiani ed europei, protagonista di importanti battaglie in difesa dei diritti e della Costituzione. È tra gli autori della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea. Ha insegnato Diritto civile all'Università di Roma La Sapienza, di cui è stato professore emerito. Già presidente dell'Autorità garante per la protezione dei dati personali, ha presieduto il gruppo europeo per la tutela della privacy. IL CURATORE - Guido Alpa, ordinario di Diritto civile nella Facoltà di Giurisprudenza della Sapienza Università di Roma, è stato Presidente del Consiglio Nazionale Forense, corrispondente della British Academy e honorary bencher di Gray's Inn. Tra le sue pubblicazioni "Trattato di diritto civile" (Milano 2000), di cui sono apparsi i volumi "Introduzione. Storia, Fonti, Interpretazione" e "La responsabilità civile", e del "Manuale di diritto privato" (Padova, 2010). INDICE DELL'OPERA – Prefazione, di Guido Alpa - Elaboratori elettronici e controllo sociale - Premessa - I. La raccolta delle informazioni - II. Consentire o controllare - III. Il controllo tra tecnica e partecipazione - Questioni - Testi e progetti di legge - Indicazioni bibliografiche |