Omelie sulla Lettera agli Efesini |
Giovanni Crisostomo
IL LIBRO – Le ventiquattro Omelie sulla Lettera agli Efesini di Giovanni Crisostomo fanno parte di un suo ampio corpus esegetico che copre tutte le lettere paoline, fino a quella agli Ebrei. Tra i commentatori della cosiddetta "scuola antiochena", di tendenza letteralista, infatti, le lettere di Paolo attirarono particolare attenzione perché si prestavano meno a speculazioni allegoriste di impronta alessandrina, fondate su più livelli di lettura. Forse è anche per questo motivo che ritroviamo l'intero corpus paolino commentato da due altri grandi esegeti di orientamento antiocheno: Teodoro di Mopsuestia e Teodoreto di Cirro. DAL TESTO – "Ma l'essere insolente, o mio caro, non è proprio dell'ira, bensì della pusillanimità. Se infatti fosse proprio dell'ira, tutti gli uomini soggetti all'ira non cesserebbero di essere insolenti. Abbiamo l'ira non per fare insolenze al prossimo, ma per convertire i peccatori, per risollevarci, per non essere indolenti. L'ira sta in noi come una sorta di pungolo, affinché possiamo digrignare i denti contro il diavolo, affinché possiamo essere forti contro di lui, non per scagliarci gli uni contro gli altri. Abbiamo armi non per fare la guerra contro noi stessi, ma per indossare l'armatura contro il nemico. Sei incline all'ira? Sii tale contro i tuoi peccati, sferza l'anima, frusta la coscienza, sii giudice veemente e aspro punitore dei tuoi peccati: per questo Dio ce l'ha data." L'AUTORE – Giovanni Crisostomo, nato ad Antiochia (probabilmente nel 349), dopo i primi anni trascorsi nel deserto, fu ordinato sacerdote dal vescovo Fabiano e ne diventò collaboratore. Grande predicatore, nel 398 fu chiamato a succedere al patriarca Nettario sulla cattedra di Costantinopoli. L'attività di Giovanni fu apprezzata e discussa: evangelizzazione delle campagne, creazione di ospedali, processioni anti-ariane sotto la protezione della polizia imperiale, sermoni di fuoco con cui fustigava vizi e tiepidezze, severi richiami ai monaci indolenti e agli ecclesiastici troppo sensibili alla ricchezza. Deposto illegalmente da un gruppo di vescovi capeggiati da Teofilo di Alessandria, ed esiliato, venne richiamato quasi subito dall'imperatore Arcadio. Ma due mesi dopo Giovanni era di nuovo esiliato, prima in Armenia, poi sulle rive del Mar Nero. Qui il 14 settembre 407, Giovanni morì. Dal sepolcro di Comana, il figlio di Arcadio, Teodosio il Giovane, fece trasferire i resti mortali del santo a Costantinopoli, dove giunsero la notte del 27 gennaio 438. IL CURATORE - Domenico Ciarlo, studioso di letteratura cristiana antica, si è occupato di storia locale ligure, con particolare attenzione alla documentazione monastica medievale e patristica. In quest'ultimo ambito, oltre alla traduzione di testi, ha trattato temi esegetici nonché teologici e morali. È curatore di numerose pubblicazioni. INDICE DELL'OPERA – Introduzione (1. La Lettera agli Efesini (cenni) - 2. Datazione delle Omelie sulla Lettera agli Efesini di Giovanni Crisostomo - 3. L'esegesi crisostomiana della Lettera agli Efesini - 4. Nota al testo) - Bibliografia (Edizioni – Traduzioni – Studi) - Giovanni Crisostomo: Omelie sulla Lettera agli Efesini – Argomento – Omelia 1 – Omelia 2 – Omelia 3 – Omelia 4 – Omelia 5 – Omelia 6 - Omelia 7 - Omelia 8 - Omelia 9 - Omelia 10 - Omelia 11 - Omelia 12 - Omelia 13 - Omelia 14 - Omelia 15 - Omelia 16 - Omelia 17 - Omelia 18 - Omelia 19 - Omelia 20 - Omelia 21 - Omelia 22 - Omelia 23 - Omelia 24 – Indici (Indice scritturistico - Indice dei nomi) |