Giuristi del lavoro nel Novecento italiano Stampa E-mail

Umberto Romagnoli

Giuristi del lavoro nel Novecento italiano
Profili


Ediesse, pagg.334, € 18,00

 

romagnoli giuristi  IL LIBRO – Per genesi e per costante evolutiva, il nostro diritto sindacale e del lavoro è un prodotto prevalentemente extra-legislativo che si giova non solo dell'autoregolazione sociale costituzionalmente protetta, ma anche del riciclaggio di istituti e categorie di pensiero risalenti a un passato che non vuole passare. Per questo, il suo processo formativo è accompagnato, implementato e continuamente rivisitato dai ceti professionali appartenenti al circuito giudiziario, forense e universitario coi margini di libertà di valutazione consentiti dalla legge non scritta del doppio binario cui ha deciso di attenersi, nel dopo-Costituzione, il nostro legislatore: non-ingerenza e non-indifferenza.
  In questo volume, l'Autore analizza lo star system accademico dove generazioni di viandanti bisognosi di lampioni che illuminassero la strada hanno fatto entrare, per sdebitarsi, i pochi giuristi-scrittori capaci di accenderli. Guardarne da vicino le biografie intellettuali servirà sia per farsi un'idea di come ciascuno dei componenti dell'elitario club abbia svolto il ruolo di supplenza legislativa elaborando progetti di sentenza sia per capire se il patrimonio di sapere posseduto gli permettesse di agire con la consapevolezza che il suo modo di interpretare il suo tempo implicava in realtà una scelta tra alternative possibili.
  Al di là delle appartenenze culturali e delle differenti metodologie utilizzate, ciò che unisce i giuristi di cui sono riportati nel volume i profili è la natura del ruolo che ciascuno di essi ha svolto. Un ruolo che ha le caratteristiche della mediazione intellettuale in presenza della quale la giurisprudenza ha potuto aiutare la società del loro tempo ad assestarsi, almeno per un po'. Dottrina e giurisprudenza, infatti, formano una coppia di fattori interagenti sui quali fa assegnamento lo stesso potere politico, dal più democratico al più autoritario. Mentre sarebbe una sciocchezza affermare che la coppia funziona perfettamente, è ragionevole convenire che la giurisprudenza non può fare a meno della dottrina, ma il loro dialogo non lusinga la seconda più di quanto non metta in soggezione la prima. Infatti, la giurisprudenza è in grado di liquidare una buona dottrina nella stessa misura in cui è in grado di premiarne una cattiva.
  "Nel momento di restituire le bozze all'editore col rituale «si stampi» - spiega Umberto Romagnoli nella Premessa -, mi sembra importante segnalare che i ritratti degli autori qui riprodotti li ho disegnati nell'arco degli ultimi trent'anni. Pertanto, la distanza temporale che mi separa dai primi è piuttosto ampia. Infatti, non sono mica sicuro che li riscriverei tutti tali e quali. Il che vuol dire che l'insieme dei profili consente di ripercorrere anche un segmento significativo del mio stesso processo di formazione. Un processo che si sta concludendo nel meno prevedibile dei modi. Sto imparando a disimparare, almeno in parte, ciò che prestigiosi giuristi-scrittori del Novecento mi avevano insegnato."

  DAL TESTO – "Durante una conversazione di tanti anni fa, Gino Giugni mi confidò che si era abituato a classificare i giuristi servendosi di una griglia di criteri che si era fabbricata quasi per gioco, ma non senza originalità. Ci sono, diceva, i ripetitori: sono quelli che masticano idee altrui; e gli amplificatori: cioè quelli che hanno l'inclinazione ad enfatizzare. Infine, ci sono i riduttori: il loro limite consiste nell'offrire rappresentazioni deformanti di segno contrario rispetto a quelli del secondo gruppo. Però, hanno il pregio di tendere all'essenzialità. Forse per imitare Gino, parecchio tempo fa anch'io ho preso un'abitudine classificatoria che può sembrare stravagante. È da parecchio tempo che mi sono immaginato l'esistenza di un club dei giuristi-scrittori che contano nella materia: non senza un filo di sorridente ironia, l'ho definito star-system accademico del diritto sindacale e del lavoro del secolo XX. Non è il capolinea di un cursus honorum raggiungibile per cooptazione. Vi si è ammessi solamente perché lo hanno deciso generazioni di viandanti i quali, avendo bisogno di lampioni in grado di illuminare la strada che stanno percorrendo, hanno inteso manifestare così rispetto e gratitudine verso i pochi che sono capaci di accenderli. Però, adesso che i governanti dei paesi europei stanno demolendo lo statuto epistemologico del diritto più eurocentrico e novecentesco che sia mai esistito, mi rendo conto che l'elitario club appartiene al passato. Adesso, la sola cosa che interessa sapere è dove sta andando il diritto del lavoro, che fine farà, se ha ancora un futuro."

  L'AUTORE – Umberto Romagnoli nel 1970 diviene professore ordinario di Diritto del lavoro. Dal 1978 al 1984 è preside della Facoltà di Scienze politiche dell'Università di Bologna dove insegna fino all'anno accademico 2008-2009. Nel corso della propria carriera ha svolto un'ininterrotta attività di studi e ricerche sul diritto positivo, approfondendo particolarmente la storia della cultura giuridica del lavoro. Nel 1987 ha fondato la rivista "Lavoro e diritto". È d.h.c. dell'Università di Castilla-La Mancha, dell'Università di Buenos Aires e della Pontificia Università Cattolica del Perù.

  INDICE DELL'OPERA – Premessa. La lezione di Giovanni Tarello - Il periodo pre-corporativo (Ludovico Barassi, cent'anni dopo - Francesco Carnelutti, giurista del lavoro - I «concordati di tariffa» secondo Giuseppe Messina - Enrico Redenti: un giurista liberal-democratico e il diritto dei probiviri) - Uno sguardo d'insieme sui giuristi del periodo corporativo – Dalla Costituzione allo Statuto dei diritti dei lavoratori (Francesco Santoro Passarelli e il diritto del lavoro - Luigi Mengoni, un precettore dialogante - Federico Mancini, un intellettuale liberal-socialista - Gino Giugni, il «compagno professore» - Il mestiere del giurista, secondo Giuseppe Pera - Giorgio Ghezzi, un idealista senza illusioni) - Il dopo-Statuto (Ricordando Weimar con Gaetano Vardaro - Il non-detto dello Statuto nel pensiero di Massimo D'Antona - Marco Biagi e il suo ambiente - Tra disincanto e ragionevoli utopie. Ricordo di Mario Giovanni Garofalo - Massimo Roccella, uno studioso civilmente impegnato) - Ritorno al futuro (Dal diritto del lavoro ai diritti dei lavoratori) - Schede biografiche