Giuristi del lavoro nel Novecento italiano |
Umberto Romagnoli
IL LIBRO – Per genesi e per costante evolutiva, il nostro diritto sindacale e del lavoro è un prodotto prevalentemente extra-legislativo che si giova non solo dell'autoregolazione sociale costituzionalmente protetta, ma anche del riciclaggio di istituti e categorie di pensiero risalenti a un passato che non vuole passare. Per questo, il suo processo formativo è accompagnato, implementato e continuamente rivisitato dai ceti professionali appartenenti al circuito giudiziario, forense e universitario coi margini di libertà di valutazione consentiti dalla legge non scritta del doppio binario cui ha deciso di attenersi, nel dopo-Costituzione, il nostro legislatore: non-ingerenza e non-indifferenza. DAL TESTO – "Durante una conversazione di tanti anni fa, Gino Giugni mi confidò che si era abituato a classificare i giuristi servendosi di una griglia di criteri che si era fabbricata quasi per gioco, ma non senza originalità. Ci sono, diceva, i ripetitori: sono quelli che masticano idee altrui; e gli amplificatori: cioè quelli che hanno l'inclinazione ad enfatizzare. Infine, ci sono i riduttori: il loro limite consiste nell'offrire rappresentazioni deformanti di segno contrario rispetto a quelli del secondo gruppo. Però, hanno il pregio di tendere all'essenzialità. Forse per imitare Gino, parecchio tempo fa anch'io ho preso un'abitudine classificatoria che può sembrare stravagante. È da parecchio tempo che mi sono immaginato l'esistenza di un club dei giuristi-scrittori che contano nella materia: non senza un filo di sorridente ironia, l'ho definito star-system accademico del diritto sindacale e del lavoro del secolo XX. Non è il capolinea di un cursus honorum raggiungibile per cooptazione. Vi si è ammessi solamente perché lo hanno deciso generazioni di viandanti i quali, avendo bisogno di lampioni in grado di illuminare la strada che stanno percorrendo, hanno inteso manifestare così rispetto e gratitudine verso i pochi che sono capaci di accenderli. Però, adesso che i governanti dei paesi europei stanno demolendo lo statuto epistemologico del diritto più eurocentrico e novecentesco che sia mai esistito, mi rendo conto che l'elitario club appartiene al passato. Adesso, la sola cosa che interessa sapere è dove sta andando il diritto del lavoro, che fine farà, se ha ancora un futuro." L'AUTORE – Umberto Romagnoli nel 1970 diviene professore ordinario di Diritto del lavoro. Dal 1978 al 1984 è preside della Facoltà di Scienze politiche dell'Università di Bologna dove insegna fino all'anno accademico 2008-2009. Nel corso della propria carriera ha svolto un'ininterrotta attività di studi e ricerche sul diritto positivo, approfondendo particolarmente la storia della cultura giuridica del lavoro. Nel 1987 ha fondato la rivista "Lavoro e diritto". È d.h.c. dell'Università di Castilla-La Mancha, dell'Università di Buenos Aires e della Pontificia Università Cattolica del Perù. INDICE DELL'OPERA – Premessa. La lezione di Giovanni Tarello - Il periodo pre-corporativo (Ludovico Barassi, cent'anni dopo - Francesco Carnelutti, giurista del lavoro - I «concordati di tariffa» secondo Giuseppe Messina - Enrico Redenti: un giurista liberal-democratico e il diritto dei probiviri) - Uno sguardo d'insieme sui giuristi del periodo corporativo – Dalla Costituzione allo Statuto dei diritti dei lavoratori (Francesco Santoro Passarelli e il diritto del lavoro - Luigi Mengoni, un precettore dialogante - Federico Mancini, un intellettuale liberal-socialista - Gino Giugni, il «compagno professore» - Il mestiere del giurista, secondo Giuseppe Pera - Giorgio Ghezzi, un idealista senza illusioni) - Il dopo-Statuto (Ricordando Weimar con Gaetano Vardaro - Il non-detto dello Statuto nel pensiero di Massimo D'Antona - Marco Biagi e il suo ambiente - Tra disincanto e ragionevoli utopie. Ricordo di Mario Giovanni Garofalo - Massimo Roccella, uno studioso civilmente impegnato) - Ritorno al futuro (Dal diritto del lavoro ai diritti dei lavoratori) - Schede biografiche |