Il mio Novecento |
Bernardo Valli
IL LIBRO – Due guerre mondiali, 187 milioni di morti, quattro imperi che si dissolvono, un sistema coloniale che si disgrega, l'Unione Sovietica che implode, l'era atomica che impone un equilibrio del terrore. Perché dovrebbe essere «breve» il Novecento? Perché uno storico di valore, Eric J. Hobsbawm, lo vide iniziare il 28 giugno del 1914, con gli spari di Sarajevo, e finire con la caduta del Muro, e le due guerre saldate fra loro, continuazione l'una dell'altra. Del secolo da poco (o molto?) concluso, Bernardo Valli scrive «a memoria » tragedie e progressi, in una lectio che di magistrale ha la sintesi, non la lunghezza. Acuta come un saggio ma lesta come la «conversazione di un cronista». Un libretto di istruzioni per la vita da mettere in tasca alle generazioni che non hanno visto e agli scettici d'Europa che hanno perduto coscienza della vittoria che l'Unione rappresenta, in settant'anni di pace. DAL TESTO – "Quei giorni, che annunciavano l'implosione, l'autodissoluzione dell'Unione Sovietica, furono tra i più intensi della mia vita di cronista. L'impero comunista si decomponeva a una velocità impensabile fino a pochi mesi prima e i tedeschi dell'Est che superavano le brecce apertesi nel Muro per scoprire l'Ovest, guardavano abbagliati i negozi della Ku'damm, la più allegra ed elegante strada della Berlino in attesa di ridiventare la capitale della Germania unificata. Vedevano il mondo occidentale nella realtà, affascinati dalle immagini della società dei consumi che avevano guardato, al di là del Muro, nei televisori per anni, spesso frustrati dall'esserne esclusi. Adesso ne avevano sotto gli occhi, a portata di mano, soltanto la facciata, dietro la quale c'era una realtà che si sarebbe rivelata meno rosea. La competizione, implicita nell'economia di mercato, avrebbe fatto rimpiangere ad alcuni tedeschi dell'Est certe garanzie offerte dal fallito comunismo per una vita sia pure mediocre. Con la fine dell'impero comunista sovietico si è concluso il «secolo breve». Se prendiamo il suo inizio come punto di riferimento scopriamo, con Hobsbawm, che nonostante le stragi delle guerre, del razzismo, delle rivoluzioni, delle carestie, sulla terra vi sono settantacinque anni dopo sei miliardi di persone, circa tre volte di più di quante ve ne fossero allo scoppio della prima guerra mondiale." L'AUTORE – Bernardo Valli (Parma, 1930) è stato per oltre cinquant'anni inviato speciale per i più grandi quotidiani italiani. Uscito di casa molto giovane, nel 1949, a diciannove anni, si arruola nella Legione straniera francese, che lascia nel 1954 per trasferirsi a Milano, dove approda al «Giorno», per occuparsi di cronaca nera. Dopo un anno passa alla politica internazionale e parte per il Venezuela. Successivamente è testimone della rivoluzione algerina. Negli anni Sessanta è presente a Cuba e racconta la Guerra dei Sei giorni (1967). Nel 1972 passa al «Corriere della Sera», come inviato in Viet Nam, India, Cina e Cambogia. Nel 1975 rientra in Europa come corrispondente da Parigi. Tra il 1977 e il 1979 scrive per «la Repubblica». Ne 1979 racconta la rivoluzione khomeinista in Iran e nello stesso anno inizia la collaborazione con «La Stampa» che proseguirà fino al 1985, quando rientrerà a «la Repubblica». È autore di numerosi reportages dall'Asia e dall'Africa e ha seguito tutte le guerre degli ultimi decenni, la guerra in ex-Jugoslavia dalla Bosnia, la guerra in Afghanistan, in Iraq, la caduta di Gheddafi dalla Libia e dall'Egitto la Primavera araba. È titolare della Legion d'onore francese. È autore del volume "La verità del momento. Reportages 1956-2014" (Mondadori, 2014). INDICE DELL'OPERA - Il mio Novecento - Breve nota biografica |