Lettere al Duca di Valentinois Stampa E-mail

Marcel Proust

Lettere al Duca di Valentinois

Archinto Editore, pagg.80, € 18,00

 

proust duca  IL LIBRO – Il volume raccoglie quattro lettere e un telegramma inediti conservati negli archivi del Principato di Monaco e inviati nell'estate e autunno 1920 dal quarantanovenne Proust al giovane Pierre de Polignac, che nel marzo di quell'anno aveva sposato la principessa Charlotte de Monaco, divenendo così duca di Valentinois. Nella più lunga delle quattro lettere, Proust offre al duca qualche consiglio letterario e gli chiede di sottoscrivere un'edizione di lusso del volume "All'ombra delle fanciulle in fiore". Come spiega Jean-Marc Quaranta nel saggio che segue le lettere (il volume è integrato da una lettera a Montesquiou già pubblicata), lo scambio epistolare, governato da un tortuoso cerimoniale, rappresenta per lo scrittore un luogo d'invenzione romanzesca, che costringe i destinatari a faticosi esercizi di ginnastica sentimentale per assecondarne o respingerne la tentacolare invadenza. Non tutti gli interlocutori sono disposti a prestarsi a tale corvée. Tra questi il duca di Valentinois che, stanco dell'invadenza di Proust, ignora la richiesta di sottoscrizione, spingendo lo scrittore a troncare ogni relazione. A fare le spese di questa rottura sarà il conte di Nassau, personaggio della "Recherche" ispirato al duca di Valentinois, che diventerà oggetto di un ritratto perfidamente malevolo.

  DAL TESTO – "Caro Amico, in attesa che Braun ristampi l'eccellente fotografia che ha ricavato da questo ritratto, vi invio la riproduzione eliografica che così inutilmente e dopo tante fatiche la N.R.F. ha ottenuto dal «Figlio di Réjane». Non posso dimenticare quella sera in rue Laurent P[ichat], quando diceste con l'aria di chi desidera istruirsi «Ah! Il Figlio di Réjane», come avreste potuto dire il Figlio dell'Aretino, o il Figlio di Tabarin. E, spogliato da queste parole magiche della mia personalità, mi sentivo derubato della mia identità, privato da voi della mia esistenza. Perché mai scrivere «alla ricerca del tempo perduto»? Ma quale più imperioso motivo per voi, dopo la vostra meravigliosa lettera dell'altro giorno, di scrivere tutto ciò ch'essa già realizza. La vostra voce decantata, semplice prolungamento visibile della preziosa vena, è il simbolo di pagine attese e necessarie, per la schiusa delle quali mi proporrei, se voi sentiste mancarvi il coraggio e lo slancio, come temporaneo incubatore artificiale. Quanto mi rincresce che abbiate, finalmente, scoperto la vostra indubbia vocazione proprio alla vigilia della vostra partenza per Dieppe, Marchais, Montecarlo, quando sarebbe stato necessario poterne discuterne insieme (grandissimi scrittori harino avuto bisogno di questo primo movimentum), e invece dovremo attendere un anno, sempre che io non muoia prima. Potete cenare con me stasera? (ma sarà una cena inutile sul piano lavorativo, è soltanto per diletto. Al Ritz, se vi sta bene."

  L'AUTORE – Marcel Proust (Parigi 1871-1922), ricco, mondano, scialacquatore, sensibile, malato, esteta, colto, passionale, geniale, sadico, romantico, generoso, è stato uno dei più grandi scrittori del Novecento. Oltre alla monumentale opera "À la recherche du temps perdu", le prose giovanili di "Les Plaisirs et les jours", la traduzione di Ruskin e qualche testo su rivista, ci ha lasciato un faldone di romanzo, "Jean Santeuil", uno di critica, "Contre Sainte-Beuve", moltissime lettere e numerosi quaderni di appunti vari con articoli, racconti, poesie che continuano a stuzzicare il palato dei suoi cultori.

  INDICE DELL'OPERA – Prefazione – Lettere – 1 – 2 – 3 – 4 – 5 – Allegato. 6. Lettera di Marcel Proust a Robert de Montesquiou - Marcel Proust e Pierre de Monaco: anatomia di una rottura