Il giovane Schopenhauer |
Alessandro Novembre
IL LIBRO – Il pensiero di Arthur Schopenhauer (1788-1860) ha catturato nel tempo l'interesse non solo di filosofi di professione, ma anche di illustri musicisti, scrittori, artisti e persino scienziati. In questo libro vengono analizzati i quaderni che Schopenhauer ha redatto dai 16 ai 26 anni: essi documentano tutte le fasi della sua precoce ricerca filosofica, intrapresa con la passione giovanile per l'avventura e la sfida, ma anche con la serietà radicale che caratterizza ogni autentico pensatore. Gli anni in cui il giovane Schopenhauer cerca di decifrare «l'enigma del mondo» appartengono a una stagione eccezionalmente ricca e, forse, ineguagliata della speculazione filosofica europea. Registrando la lunga e complessa gestazione del suo pensiero, questi manoscritti esibiscono anche ciò che Schopenhauer ha voluto "occultare" nelle opere a stampa – e ciò vale sia per i debiti intellettuali nei confronti degli autori a lui contemporanei, sia per alcuni tratti cruciali del suo sistema che, se esplicitati, rendono possibile comprendere l'origine e il significato di alcune rilevanti aporie del sistema stesso, altrimenti inspiegabili. DAL TESTO – "La vocazione filosofica del giovane Schopenhauer nasce [...] contestualmente alla sua convinzione che nessun sapere del suo tempo - nemmeno quello scientifico - è in grado di rispondere adeguatamente alle questioni prime e fondamentali della «vita». Inizialmente si iscrive alla facoltà di Medicina; decide in seguito di dedicarsi alla filosofia, perché si accorge di voler indagare il mondo e l'esistenza non (solo) in alcune loro particolari "regioni", ma innanzitutto come tali e nel loro complesso, sì da non poter in alcun modo essere saziato dal tipo di sapere rappresentato dalla scienza. In particolare (come documentano le sue primissime annotazioni), Schopenhauer è violentemente turbato dalla caducità di tutte le cose, ossia dal fatto - sconcertante, ma certissimo - che questa esistenza, insieme a tutto ciò che la costituisce, è in ultima analisi destinata a finire. Già molto presto comprende che di fronte a un simile sapere, nonché alla complessiva domanda di "senso" che ne consegue, le scienze, propriamente, non possono nulla. Ma neppure le tradizionali risposte fornite dalla religione gli appaiono capaci di reggere il peso teorico e, insieme, personale o "esistenziale" delle sue domande; e il suo interrogarsi al riguardo è così radicale e irresistibile, da subordinare presto a sé ogni altra forma di progettualità individuale: come confida al poeta Wieland nel 1811 (a ventitré anni), egli intende trascorrere la vita riflettendo sulla vita." L'AUTORE – Alessandro Novembre (1981) si è laureato in Filosofia presso l'Università del Salento e ha conseguito il Dottorato di ricerca in Filologia ed ermeneutica del testo filosofico nell'ambito di una cotutela internazionale tra l'Università del Salento e l'Università Johannes Gutenberg di Mainz. Parallelamente alla formazione universitaria, ha compiuto gli studi musicali presso il Conservatorio "Tito Schipa" di Lecce, diplomandosi in Pianoforte. Segretario della Sezione Italiana della Schopenhauer-Gesellschaft, ha dedicato le proprie ricerche soprattutto a Schopenhauer e all'idealismo classico tedesco. Attualmente lavora come docente di storia e filosofia nei licei. INDICE DELL'OPERA – Prefazione – Avvertenza - Parte prima. I manoscritti degli anni 1804-1811: dalla formazione pietista allo studio della filosofia - I. La ''precomprensione del mondo" del giovanissimo Schopenhauer: il dualismo tra il temporale e l'eterno - II. La frequenza dei corsi di G. E. Schulze e la lettura di Platone, Schelling e Kant - Parte seconda. Il confronto con Fichte e Schelling (1811/12): dall'entusiasmo iniziale alla definitiva avversione - III. Fenomeno e cosa in sé – IV. Il Wille come ὄντος - V. Fichte: il sapere del sapere e la absolute besonnenheit. Coscienza empirica e coscienza della coscienza empirica - VI. L'«uso trascendente dell'intelletto»: l'illegittimità delle filosofie di Fichte e Schelling dal punto di vista del criticismo kantiano - Parte terza. Un primo tentativo di metafisica postkantiana: la teoria della «coscienza migliore» - VII. Il sorgere di un pensiero autonomo nei manoscritti del 1812: il progetto di un «vero criticismo» e la figura della «coscienza migliore» - VIII. La teoria della coscienza migliore nei manoscritti del 1813. Un primo tentativo di sistema - Parte quarta. L'abbandono della teoria della coscienza migliore e l'origine della metafisica della volontà – IX. Volontà e carattere intelligibile nella dissertazione del 1813: tra il System der Sittenlehre di Fichte e la Freiheitsschrift di Schelling - X. I manoscritti del 1814: lo sviluppo della dottrina del carattere intelligibile. I prodromi della metafisica della volontà - XI. Lo studio dello Oupnek'hat e l'elaborazione del concetto di una universale «volontà di vivere». L'abbandono della teoria della coscienza migliore e la nascita del sistema - XII. Dai manoscritti giovanili a Il mondo come volontà e rappresentazione - Bibliografia |