Pedagogia degli oppressi Stampa E-mail

Paulo Freire

Pedagogia degli oppressi

Edizioni Gruppo Abele, pagg.240, € 15,00

 

freire oppressi  IL LIBRO – Che cosa significa educare? Chi educa chi? Quali rapporti esistono tra educazione e società e tra educazione e cambiamento? A cinquant'anni dall'uscita di "Pedagogia degli oppressi", concluso da Freire nel 1968 (anno, come il libro, di radicalità e di liberazione) le domande restano prepotentemente attuali. E le risposte di Freire, ispirate al principio fondamentale che non c'è educazione se non attraverso la liberazione degli uomini dall'oppressione, continuano a essere un punto di riferimento nel mondo. Per questo una nuova edizione, con il corredo di una introduzione e di una postfazione attualizzanti e di brevi interviste a studiosi contemporanei, non è il semplice ripescaggio di un classico. Come scrive Gustavo E. Fischman in una delle interviste, «L'effetto principale del lavoro di Freire credo sia stato quello di aver dimostrato che il perseguire anche brevi esperienze di scuola democratica – in una singola classe, fuori o dentro la scuola, con bambini o adulti – è di per sé un valore. Tali esperienze insegnano a educatori e studenti ad aspettarsi di più da se stessi e inoltre a collegare gli atti individuali e sociali agli obiettivi dell'uguaglianza e della solidarietà». Oggi come cinquant'anni fa.
  L'obiettivo centrale di Pedagogia degli oppressi di Freire – scrive Donaldo Macedo nell'Introduzione all'edizione per il 50° anniversario – "è quello di risvegliare negli oppressi conoscenza, creatività e capacità critiche riflessive costanti: queste sono necessarie a svelare, demistificare e comprendere i rapporti di potere che causano l'emarginazione degli oppressi e la loro oppressione; quindi, grazie a tale ricognizione, iniziare il progetto di liberazione attraverso la pratica, che sempre richiede una riflessione critica e un'azione incessanti e coerenti. Oggigiorno sempre più educatori seguono Freire: eppure alcuni di loro, sia liberali che progressisti, tradiscono il proprio discorso critico per mancata coerenza: se da un lato denunciano le condizioni di oppressione, dall'altro essi si accordano con le strutture dominanti che quelle condizioni oppressive hanno generato".

  DAL TESTO – "Nell'analizzare la situazione concreta, esistenziale, dell'oppressione, cogliamo necessariamente le sue origini in un atto di violenza cui danno inizio coloro che sono al potere.
  "Questa violenza, come un processo, si tramanda di generazione in generazione in mezzo agli oppressori, che se ne fanno i depositari legali e si formano nel clima generale che essa provoca. Questo clima crea negli oppressori una coscienza fortemente possessiva. Possessiva del mondo e degli uomini. Gli oppressori non sarebbero capaci di capire se stessi fuori di un possesso diretto, concreto, materiale del mondo e degli uomini. Non possono "essere". Di loro, come coscienze necrofile, direbbe Fromm che, senza questo possesso, perderebbero il contatto con il mondo. Quindi tendono a trasformare tutto ciò che li circonda in oggetti del loro dominio: la terra, i beni, la produzione, la creazione degli uomini, gli uomini stessi, il tempo in cui gli uomini sono situati, tutto si riduce a oggetto del loro comando.
  "In questa ansia sfrenata di possesso, si convincono a poco a poco che tutto possono trasformare perché tutto possono comprare. Viene di lì la loro concezione strettamente materialista dell'esistenza. Il denaro è la misura di tutte le cose. E il lucro è l'obiettivo principale."

  L'AUTORE – Paulo Freire (1921-1997) è stato uno dei più autorevoli pedagogisti del XX secolo, studiato e tradotto in tutto il mondo. Nato e vissuto in Brasile, dopo il colpo di Stato militare del 1964 fu dapprima imprigionato e poi costretto all'esilio in Cile, Stati Uniti e Svizzera. Rientrato in patria nel 1980 affiancò all'insegnamento e allo studio una intensa attività politica. Tra le sue opere, oltre a "Pedagogia degli oppressi", "L'educazione come pratica di libertà" (trad. it. Mondadori, Milano, 1973), "Pedagogia dell'autonomia" (trad. it. Ega, Torino, 2004) e "Pedagogia della speranza" (trad. it. Ega, Torino, 2008).

  INDICE DELL'OPERA - Introduzione all'edizione per il 50° anniversario, di Donaldo Macedo - Introduzione. Prime parole - Capitolo primo (1. Giustificazione della pedagogia dell'oppresso - 2. La contraddizione oppressori/oppressi e il suo superamento - 3. La situazione concreta di oppressione e gli oppressori - 4. La situazione concreta di oppressione e gli oppressi - 5. Liberazione nella comunione) - Capitolo secondo (1. La concezione "depositaria" dell'educazione - 2. La concezione "problematizzante" dell'educazione e la liberazione - 3. Il superamento della contraddizione educatore/educando - 4. L'uomo come essere inconcluso e la sua permanente ricerca di "essere di più") - Capitolo terzo (1. Dialogicità e dialogo - 2. Il dialogo comincia nella ricerca del contenuto programmatico dell'educazione – 3. I rapporti uomini/mondo, i "temi generatori" e il contenuto programmatico di questa educazione – 4. La ricerca dei "temi generatori" come fattore di coscientizzazione) - Capitolo quarto (1. Dialogo e antidialogo - 2. La teoria dell'azione antidialogica e le sue caratteristiche - 2.1. La conquista - 2.2. Dividere per dominare - 2.3. La manipolazione - 2.4. L'invasione culturale - 2.5. Compiti della leadership rivoluzionaria - 3. La teoria dell'azione dialogica e le sue caratteristiche - 3.1. La collaborazione - 3.2. Unire per liberare - 3.3. L'organizzazione - 3.4. La sintesi culturale - 4. Conclusione) – Glossario - Postfazione. La lotta continua, di Ira Shor - Interviste con studiosi contemporanei (Marina Aparicio Barberán, Noam Cbomsky, Gustavo E. Fischman, Ramón Flecha, Ronald David Glass, Valerie Kinloch, Peter Mayo, Peter McLaren, Margo Okazawa-Rey) - Introduzione all'edizione originale inglese (1970), di Richard Shaull