Memoria Stampa E-mail

Pietro Ingrao

Memoria
A cura di Alberto Olivetti


Ediesse, pagg.224, € 15,00

 

ingrao memoria  IL LIBRO – Nel 2015, Nilo Cardillo, conducendo i suoi studi sugli anni della giovinezza di Pietro Ingrao studente liceale a Formia e sulla sua formazione fino alla guerra, consultando la "Guida alle carte dell'Archivio Pietro Ingrao" curata da Lorenzo Benadusi e Giovanni Cerchia (Ediesse, 2006), decise di prendere visione di certe «Memorie di guerra», registrate a Carte CRS, B 46 come «saggio, copia definitiva, luglio 1998 (lungo dattiloscritto autobiografico, con dischetto)», nella ipotesi che si trattasse di pagine relative agli anni 1939-1945. In realtà il faldone conservava lo scritto pubblicato in questo volume con il titolo, mutato, di "Memoria".
  Ingrao parla di tempi che assunsero una «imperiosa inclinazione 'militare'», e il lettore potrà ben tenere a mente a questo proposito, tra altre consimili, le vincolanti, nitide considerazioni svolte alle pagine 54-57. Datato luglio 1998, il testo fu compiuto otto anni dopo la pubblicazione di "Le cose impossibili. Un'autobiografia raccontata e discussa con Nicola Tranfaglia", il volume di Ingrao stampato dagli Editori Riuniti nel novembre del 1990. E di otto anni "Memoria" precede "Volevo la luna" - «la ricostruzione di una vicenda personale e sociale nelle insanguinate vicende del mio tempo», come scrive Ingrao - uscito presso Einaudi nel 2006.

  DAL TESTO – "Quando già cospiravo contro il fascismo, nei secondi anni Trenta, il piccolo gruppo di comunisti clandestini di cui facevo parte decise che io dovessi entrare (o provare ad entrare) in uno dei nuclei dei sindacati fascisti - di cui non ricordo più nemmeno il nome - per tentare un embrione di contatto con quegli operai e con quei giovani, ai quali Eugenio Curiel aveva cercato disperatamente di parlare dalle colonne del «Bò», il giornale del GUF di Padova. Poi quel mio ingresso nei sindacati fascisti non accadde, perché vennero arresti e vicende che annullarono il nostro piccolo, disperato progetto. Ma questo tentavamo allora: anche queste strade, pur di poter parlare agli operai. Così come Francesco Pasinetti, giovanissimo, mi fece conoscere il nome e le opere dei grandi registi sovietici - da Ějzenštejn e Pudovkin, a Dovženko - sulle pagine del «Ventuno», rivista del GUF di Venezia.
  "E ancora più tardi, quando già alcuni di noi erano passati attraverso carceri, arresti, piccole congiure, tentammo persino di prendere qualche contatto – tramite Giaime Pintor - con l'entourage di Maria José di Savoia, che si diceva facesse un po' di fronda. E Antonio Amendola, giovane comunista sfortunato, figlio di Giovanni Amendola, partecipò ai Littoriali di Roma, per scrutare se in quegli incontri di regime ci fossero altri giovani che dubitavano o fossero disponibili a un discorso sulla fase che attraversava la società italiana. Sì, cercavamo, anche dentro le strutture del regime e nei sentieri dubbi di quella società blindata, gli spazi di un dialogo che era la sola speranza non dico di cambiare, ma anche solo di capire chi erano i nostri contemporanei, i possibili e incerti compagni di viaggio.
  "E accadevano curiose astuzie della storia: il regime fascista consentì in Italia la pubblicazione della Storia della rivoluzione russa di Leone Trockij, pensando di dare così un colpo a Stalin. Noi leggemmo invece quel libro come una vicenda favolosa, che ci legava all'URSS, in ogni caso alla sua rivoluzione. E così fu per un altro testo: la Storia del bolscevismo edita da Corbaccio (lo ricordo ancora) e scritta anch'essa da un trotskista avversario di Stalin. E così fu anche per il resoconto perplesso che i 'fabiani' coniugi Webb fecero della loro visita all'URSS, o per il deluso Retour de l'URSS di André Gide."

  L'AUTORE – Pietro Ingrao (Lenola, 1915 – Roma, 2015), politico, partigiano, giornalista, è stato uno storico esponente del Partito Comunista Italiano. Dal 1947 al 1957 direttore de «l'Unità», deputato dal 1950 al 1992, è stato presidente del gruppo parlamentare comunista (1964-1972) e presidente della Camera dei Deputati (1976-1979). Dal 1991 è stato membro del consiglio nazionale del Partito Democratico della Sinistra, da cui si è dimesso nel 1993. Nel 2005 ha aderito al Partito della Rifondazione Comunista. Tra le sue opere: "Masse e potere" (1977), "Le cose impossibili" (1990), "Appuntamenti di fine secolo" (1995, con Rossana Rossanda), "Volevo la luna" (2006), "La pratica del dubbio" (2007), "Indignarsi non basta" (con Maria Luisa Boccia e Alberto Olivetti, 2011).

  IL CURATORE - Alberto Olivetti, Professore di Estetica all'Università di Siena, è membro del consiglio scientifico del Centro studi e iniziative per la riforma dello Stato - Archivio Pietro Ingrao e direttore della collana "Carte Pietro Ingrao" insieme con Maria Luisa Boccia.

  INDICE DELL'OPERA - I. Il liceo - II. Il cinema, i quotidiani - III. I Littoriali - IV. Spagna e dintorni - V. Il giornale - VI. La politica dilatata - VII. Dall'Asia - VIII. La proposta di Stalin - IX. Indimenticabile 1956 - X. Lo scontro nel PCI - XI. Il Vietnam - XII. I metalmeccanici - XIII. Moro - XIV. Lo sgretolamento - XV. Liberazione e statalismo - XVI. L'isola - Oltre i comunismi del Novecento, di Alberto Olivetti - Nota al testo - Indice dei nomi