Il Tribunale speciale e la presidenza di Guido Cristini |
Pablo Dell'Osa
IL LIBRO – Quello di Guido Cristini, presidente del Tribunale speciale dal 1928 al 1932, è stato uno dei nomi più temuti dagli oppositori del fascismo: sotto la sua presidenza le condanne sono state 1725, gli anni di prigione comminati 8806, le condanne a morte 9. Tutte eseguite. Abruzzese, combattente, avvocato, deputato, faccendiere, è stato una meteora nell'universo fascista e nel giudizio contro i gerarchi, dopo la caduta del regime, riuscì a passare indenne. Una vicenda esemplare del Belpaese dove tutto si dimentica e i conti con la Storia non si chiudono mai. DAL TESTO – "Cristini non finì a presiedere il Tribunale speciale per caso. Da «cinico carrierista» ci aveva puntato. Perché, se può essergli imputata una buona dose di nefandezze, certamente non può essergli mossa la critica di non essere stato coerente con se stesso, anzi. Aveva anche svolto il suo apprendistato prima di sedere alla guida della macchina della «giustizia ingiusta». Sia il tirocinio da vice presidente sia quello da giudice semplice. Carica, quest'ultima, ricoperta fin dalla nascita del Tribunale speciale. In quella funzione, ad esempio, fu in aula anche nel processo del 7 maggio 1927 che condannò, tra gli altri, il contumace Giuseppe Di Vittorio, futura icona del sindacalismo italiano, a dodici anni di reclusione per aver eccitato gli abitanti del Regno a insorgere violentemente contro i poteri dello Stato. Di più. Dal suo scranno di parlamentare, il 9 novembre 1926, nella Camera amputata dei 124 deputati aventiniani, aveva approvato il ritorno della vendetta di Stato. Quel percorso da forcaiolo, di cui era stato uno dei primissimi promotori, lo lanciò in orbita. Arrivato al Tribunale speciale s'era circondato di persone fidate, che furono catapultate a Roma dall'Abruzzo pronte a spalleggiarlo in segno di riconoscenza. Ma come Icaro, avvicinandosi troppo al sole, precipitò. Scivolò sul processo Zamboni. Ben quattro anni dopo la sentenza che aveva firmato, il 7 settembre 1928 a Bologna, per condannare i parenti del quindicenne Anteo. Presunto colpevole del più misterioso degli attentati al Duce." L'AUTORE – Pablo Dell'Osa (Pescara, 1976) è giornalista e scrittore. Inviato della rivista «D'Abruzzo», si occupa di cultura, interviste e personaggi dimenticati. Cura il blog #Today sulla versione telematica de «il Centro», il quotidiano dell'Abruzzo. Con Mursia ha pubblicato "Il principe esploratore. Luigi Amedeo di Savoia duca degli Abruzzi" (2010), menzione speciale al Premio Guido Polidoro. INDICE DELL'OPERA - Introduzione - Capitolo Primo. «L'amnistia non deve servire ai Cristini» - Capitolo Secondo. 18 ottobre 1928, a morte - Capitolo Terzo. «Andiamo a fucilare!» - Capitolo Quarto. «Attentare a Mussolini è attentare all'umanità» - Capitolo Quinto. Assalto al cane grosso - Capitolo Sesto. L'ultimo volo di Pegaso - Capitolo Settimo. Dalla Sagra della Majella al Gran Consiglio - Capitolo Ottavo. «Invito Vostra Eccellenza a rassegnare le dimissioni» - Epilogo. «Non ho velleità politiche» - Note - Ringraziamenti - Bibliografia |