Giuseppe Gallizzi - Vincenzo Sardelli
Eravamo in via Solferino Quarant'anni di vita al Corriere Prefazione di Vittorio Feltri
Minerva Edizioni, pagg.288, € 16,90
IL LIBRO – Milano è storicamente la capitale dell'editoria in Italia. Fino a pochi anni fa i giornali grondavano pagine di approfondimenti. I cronisti battevano i marciapiedi, parlavano con il fruttivendolo e la portinaia. Conoscevano a memoria ogni angolo della propria città. Stabilivano una relazione umana e professionale con il commissario, il parroco, il politico. Distinguevano tra fonti attendibili e fonti fantasiose. Sapevano che la penna fa più male della spada, e mille rettifiche non cancellano una bufala. Il cronista aveva, nella ricerca della notizia, la stessa affidabilità di un maresciallo o di un giudice. Era ripagato, nella fatica che si chiama inchiesta, dalla gratitudine del lettore e da uno stipendio dignitoso. Quel giornalismo aveva la sua nave ammiraglia nel "Corriere della Sera". Il quotidiano di via Solferino ha attraversato la storia dell'Italia post-unitaria. Con le proprie pagine, dal 1876 a oggi, ha costituito l'autobiografia di una nazione. Giuseppe Gallizzi, ragazzo di Calabria, esplora le stanze di quella redazione, dove ha vissuto dal 1960 al 2001. Ha visto sfilare i grandi nomi del giornalismo italiano: Montanelli, Afeltra, Di Bella, Ottone, Biagi, Mieli, De Bortoli. Grandi scrittori, come Buzzati e Montale. In questo libro, che fa seguito al successo de "La scuola dei grandi maestri" (Roma, Centro di Documentazione Giornalistica, 2013), Gallizzi e Vincenzo Sardelli raccontano un giornale, una redazione, i personaggi che l'hanno frequentata. Ne nasce un moderno e pratico manuale di storia del giornalismo. Ma non solo. Anche riflessioni sul rapporto tra stampa e potere, sulla libertà di informare, su come raggiungere il lettore, destinatario finale della notizia. "Gallizzi, un passo per volta – scrive Vittorio Feltri nella Prefazione -, è arrivato a diventare caporedattore: con le sue gambe robuste di calabrese, non con quelle della politica che, in cambio di servigi, è pronta a dare spinte e spintoni. Per anni, egli ha guidato le pagine della regione numero uno: la Lombardia. In questo libro, però, il redattore capo Gallizzi, non si celebra. Lo celebro io perché lo conosco e so che lo merita, avendolo visto all'opera da presso e imparato ad apprezzarlo. Lui piuttosto, da scrupoloso compilatore di cronache e titoli acconci, si è impegnato in queste pagine scritte con Sardelli a trasmetterci la sua dimestichezza col tempio dell'informazione, il "Corriere", che nei decenni ha cambiato il proprio abito e quello mentale degli italiani. Le spigolature di Giuseppe, annotate giorno dopo giorno o recuperate nei meandri remoti della memoria consentono al lettore di respirare il clima di una redazione che ha registrato i mutamenti avvenuti nel Paese. Il ritratto fatto del "Corriere della Sera" coincide con il ritratto dell'Italia: due profili, identico destino. Gli occhi e la penna dei due giornalisti ci aiutano a comprendere le nostre realtà."
DAL TESTO – "L'ingresso al Corriere mi parve affascinante: il maestoso atrio di via Solferino, lo scalone liberty che portava al piano nobile, i corridoi immensi dove le luci non si spengono mai, il rispetto della gerarchia. Ebbi la chiara percezione di essere entrato in un'élite. Di essere stato ammesso al più solenne dei riti. Tutto era affascinante: l'ordine, la pulizia, il rispetto, il fatto di essere chiamato con l'appellativo di signor Gallizzi. Tutto mi diede subito l'impressione di aver conquistato un posto di prestigio. «Educato e timido, con quell'aria da ragazzo di buona famiglia che si porta addosso lei, Gallizzi, sembra fatto apposta per il Corriere» mi disse una volta un usciere. "Il trauma dell'assunzione fu forte, perché il mito del giornale all'epoca era enorme. Era un po' come entrare in una cattedrale. "Il Corriere pretendeva dai suoi redattori un comportamento diverso da quello dei giornalisti di altre testate. Appartenere al Corriere voleva dire, nel bene e nel male, adattarsi a certe regole, usufruire di alcuni privilegi ma accettare anche certe rinunce: essere pronti a partire in qualunque momento della giornata, lavorare di notte, dormire di giorno, vivere con gli orari della giornata capovolti, saltare i pasti o, quantomeno, sovvertire le regole di una dieta equilibrata."
GLI AUTORI – Giuseppe Gallizzi, giornalista professionista, una vita al "Corriere della Sera". Prima come corrispondente da Sesto San Giovanni, poi redattore, caposervizio, inviato, caporedattore della Redazione Lombardia e Caporedattore centrale. È nato a Nicotera Marina (Vibo Valentia) e da cinquant'anni vive in Lombardia. Ama la Calabria ed è sempre rimasto legato alla sua terra. Per undici anni è stato Presidente del Circolo della Stampa di Milano. È stato presidente europeo del Press Club de France. Ha ricoperto la carica di componente del Comitato Esecutivo dell'Ordine Nazionale dei Giornalisti e segretario dell'Ordine della Lombardia. È stato per un triennio presidente dell'AFG Walter Tobagi di Milano (Associazione per la Formazione al Giornalismo) e per quattro anni consigliere nazionale dell'Inpgi. Vincenzo Sardelli è nato a San Vito dei Normanni (Brindisi). Laureato in Lettere all'università Cattolica di Milano, insegna italiano e storia al Liceo delle scienze applicate Iti Cartesio di Cinisello Balsamo. Giornalista dal 2000, ha collaborato con "Il Giorno", "La Notte" e "Campus". Ha scritto articoli di antropologia, filosofia, storia, letteratura e teologia. Dal 2013 è critico teatrale delle riviste "Studi Cattolici", www.paneacquaculture.net, "Scuola e Amministrazione". Per quest'ultima rivista si occupa anche di cinema per le scuole. È capo della redazione milanese della rivista "KLP Teatro".
INDICE DELL'OPERA – Prefazione, di Vittorio Feltri – Premessa - I. Il ragazzo di Calabria - II. Nella Stalingrado italiana - III. Un sogno chiamato Corriere - IV. L'inizio a Sesto e il "caso Cagnetta" - V. Vita da cronista - VI. Un mestiere "etico" - VII. Un mestiere antico - VIII. Albertini e il giornale-partito - IX. Spadolini, un professore nella bufera della contestazione - X. Ottonee il mito dell'obiettività - XI. Milano e Di Bella: la cronaca in prima pagina - XII. Cavallari, giornalista e scrittore - XIII. Ostellino, il ritorno alla tradizione - XIV. Stille, un americano a Milano - XV. L'arrivo di Mieli e il ritorno del "figliol prodigo" Montanelli - XVI. De Bortoli, il corrierista - Indice dei nomi - Sezione fotografica |