Giovanni Gentile. Al di là di destra e sinistra Stampa E-mail

Vito de Luca

Giovanni Gentile
Al di là di destra e sinistra
Il linguaggio politico del filosofo, dell'assessore e del ministro (1920-1924)
Presentazione di Hervé A. Cavallera


Edizioni Solfanelli, pagg.464, € 38,00

 

deluca giovannigentileconsigliere  IL LIBRO – Il volume, che ampia e sviluppa la tesi del dottorato di ricerca di Vito de Luca, analizza da un punto di vista filosofico il linguaggio politico di Giovanni Gentile, ricomprendendo l'esame dei resoconti dei suoi interventi oratori in qualità di assessore supplente e di consigliere comunale del municipio di Roma, nei primi anni Venti del secolo scorso.
  Un'attività, quella di amministratore cittadino, non solo poco nota nelle biografie che riguardano la vita del filosofo, ma del tutto inedita nel dettaglio, come è emerso dalla ricerca effettuata sui verbali dell'Archivio Storico Capitolino. E se da un punto di vista storico emerge un Gentile occupato nella quotidianità degli affari che incombono — seppure di una grande città, come è la Capitale italiana — dall'analisi del linguaggio, sia di quello utilizzato nella sua veste di filosofo, sia in quella di ministro e senatore del regno d'Italia, un approccio teoretico mostra come il pensiero di un liberale possa collocarsi al di là di ogni categoria politica di destra e sinistra, non solo sintetizzandole, ma superandole per indirizzarsi con decisione verso il culmine della civiltà occidentale, rappresentata dalla tecnica.
  Il merito di questo libro è infatti quello di svincolare definitivamente Gentile da ogni etichetta che possa incasellare il pensatore, anche dando voce e ripensando alle sue parole, quando si definiva «più socialista di Lenin e più liberale di Wilson».
  "Merito del volume di Vito de Luca – scrive, nella Presentazione, il Prof. Hervé A. Cavallera - è il riproporre la complessità di un pensare che ha saputo lasciare traccia concreta nella prassi e che soprattutto ha rilevato come l'errore in sede teoretica e il male in sede pratica scaturiscono dall'affermazione dell'individualismo, dell'io di contro al tu. Di qui la fusione della teoresi con l'etica e dell'etica con la pedagogia, un tutt'uno che spiega la caratterizzazione politica dell'impegno di Giovanni Gentile e che resta come un lascito su cui continuare ad operare."

  DAL TESTO – "Per Gentile, se la nazione fa le viste ad un concetto naturalistico, ovvero diventa nazionalismo, questo nazionalismo uccide l'autentico concetto di nazione. Ma quand'è che per Gentile la nazione assume un concetto naturalistico?
  "Per Gentile la nazione assume questo concetto quando si percepisce non solo «come fatto naturale, antropologico o etnografico; ma anche quando la considera bensì come una formazione storica, ma come una formazione già esistente in virtù di un processo, che venga ugualmente presupposto». Dunque la nazione diviene nazionalismo quando non solo la nazione si autodefimsce in base a criteri legati al territorio, per esempio a una data disposizione geografica di fiumi o di monti o di mari, non solo quando si autodefinisce sull'individuazione di una particolare comunanza rintracciata intorno ad una determinata etnia, ma anche quando presuppone un determinato passato, che è un prodotto spirituale.
  "Ovvero, non è che siccome siamo di fronte allo spirito, lo spirito, allo stesso modo del fiume o del monte, non possa essere un prodotto naturale. Per Gentile è un concetto naturalistico tutto ciò che presuppone una data storia, come un passato imperituro, conchiuso e definitivamente posizionato dietro alle spalle."

  L'AUTORE – Vito de Luca (1968) è dottore di ricerca in Linguaggi politici e comunicazione. Storia, geografia e Istituzioni (titolo conseguito presso l'Università "La Sapienza" di Roma) ed è stato cultore della materia in Scienza Politica e Politica comparata presso l'Università degli Studi di Teramo e di Roma Tre. Oltre ad aver collaborato con numerose riviste, ed aver tenuto seminari in diverse Università, recentemente ha pubblicato "Alle origini di «Democrazia nazionale». Raffaele Delfino e la scissione dell'Msi nelle carte della questura di Pescara", in "Nuova Storia Contemporanea" (2015); "Un consigliere comunale di nome Giovanni Gentile. Attività amministrativa a Roma e linguaggio politico (1920-1922)", in "Nuova Storia contemporanea" (2014); "Giacomo Acerbo «Sorvegliato politico»", in "Studi medievali e moderni" (2014).

  INDICE DELL'OPERA – Presentazione, di Hervé A. Cavallera - Parte I. Gentile e il concetto del linguaggio – I. Oratoria, rettorica, figure rettoriche e grammatica nel pensiero di Gentile (La certezza del linguaggio: il "bulino" delle idee che estirpa il "cancro" della rettorica. Gli antichi sono genitori spirituali – La grammatica di Gentile: il vocabolario è la necropoli delle parole - Grammatica, lingua, parola e linguaggio nelle lezioni universitarie - Ancora sulla grammatica e sulla rettorica: come si fa un discorso – Il linguaggio è essenzialmente liberale – Il linguaggio è sempre un tradurre) – II. Dante, Vico e Cuoco: genesi del linguaggio di Gentile (L'allegoria di Dante – Vico e Vico in Gentile: comunicazione, oratoria e spirito come notizia – La grammatica e la rettorica di Vincenzo Cuoco in Gentile) - Parte II. Le parole della politica nel Gentile filosofo, pedagogista, pubblicista e oratore: 1900-1922. Libertà, Stato, Nazione e Democrazia – I. Libertà (Libertà come etica e il linguaggio politico ipotattico di Gentile - Suffragio universale e individualismo come negazioni della libertà – Il demagogo e la folla - Contro il liberismo: analogie con il suffragio universale - Libertà come rovesciamento della tirannide: una rivoluzione senza perifrasi e metafore - Libertà come laicità aconfessionale non atea e come progresso. I massoni e l'"Affare Mondragone" - Propaganda, liberalismo e libertà mazziniane nel primo Gentile sull'autore della Giovine Italia - Libertà in quanto volontà e rappresentanza: l'ossimoro dell'«esplicitamente implicitamente») – II. Lo Stato (Lo Stato e lo spirito. La dottrina come degenerazione nell'autoritarismo - Lo Stato come rappresentante e come atto dello spirito della nazione - Lo Stato non Stato come difetto dello spirito - Stato e Stato laico. Lo Stato non è una parola e non discorre di sé, ma è un «raddirizzare le ginocchia» - «Il segreto della libertà» e «lo Stato più libero e più liberale che si possa concepire» - L'assurdità dello Stato ateo (e clericale), la contingenza dei partiti politici «mischia profanatrice» e la sacralità del loro attrito - Stato e Chiesa: il partito cattolico come antistato dello Stato religioso - Lo Stato in interiore homine e la monarchia come Stato ideale: i sovrani sono come «nostri genitori». Il linguaggio non epidittico ma "futurista" - Lo Stato liberale moderno è lo Stato etico: è «organo». Il linguaggio biopolitico di Gentile e l'immoralismo del leninismo. Lo Stato «brigante» e le parole contro i «colpi di cannone» - «Lo Stato non è né socialista, né borghese». Gentile «più liberale di Wilson e più socialista di Lenin» e il suo linguaggio politico bellico: lo Stato è una conquista che conquista) – III. La nazione (La nazione italiana: la nascita è nella «parola d'ordine delenda Carthago» - La Nazione è realtà in quanto è Stato - La nazione è una realtà dinamica in quanto diritto politico: il diritto delle nazionalità e il linguaggio cosmopolita di Gentile - Gentile e la Società delle Nazioni: la guerra giusta dello Stato e tra gli Stati per la pace. L'«epoca organica» di Saint-Simon - Gentile antinazionalista: «Canis nationalis, asinus universalis!») – IV. La democrazia (La democrazia è la vera e buona aristocrazia: «Non date le perle ai porci». Il bestiario di Gentile si arricchisce con le «volpi», le «pecore», i «lupi», i «topi» e i «ragni» del mondo nuovo - La democrazia come educazione politica e come sostanza - Le democrazie sono di due tipi: della tirannide e della libertà - Il linguaggio «biblico» di Gentile - Democrazia e burocrazia - Democrazia e Stato come «gelosia» dell'individuo. Tornano i genitori nel discorso gentiliano) - Parte III. Gentile consigliere comunale e assessore supplente al Municipio di Roma: 1920-1922. Interventi, discussioni e deliberazioni nell'assise cittadina e nella Giunta – I. Il consigliere e l'assessore in consiglio comunale (Gentile e il consiglio comunale di Roma: 1920-22 - L'elezione di Gentile al consiglio comunale di Roma e l'attività nell'assise cittadina - Gentile diventa assessore supplente. Primo intervento di Gentile in consiglio comunale: il linguaggio che traduce il politico pragmatico - Interrogazioni e risposte in Consiglio comunale: la parola «amore» verso la comunità - L'arte come fratellanza della cittadinanza: il Gentile "socialista" - Torna la scuola nei discorsi di Gentile: il Metodo Montessori a Roma - Gentile e il valore della beneficenza. Verso l'ultima seduta e l'ultimo intervento in consiglio - Schede relative alle presenze e assenze di Giovanni Gentile in consiglio comunale 1920-22) – II. L'assessore supplente in giunta municipale (Il Risorgimento di Gentile nella giunta capitolina: la Repubblica Romana del 1849 come fatto «morale» - La commemorazione di Mazzini: le funzioni di una Giunta comunale siano essenzialmente amministrative - Ancora su Mazzini: Gentile illustra un opuscolo commemorativo sul periodo romano del genovese - Gentile l'anti-massone e dantista dice sì ai "muratori" scozzesi e a Cecco d'Ascoli - La parola "morale" di Gentile nella giunta municipale - Ancora sulla scuola "Fuà Fusinato": la morale nell'aspettativa chiesta da Cecilia Dentice D'Accadia - La morale del "patto" di Gentile con l'impresa del Teatro "Costanzi": il socius e l'alter negati – Ancora sulla morale e sul diritto - Schede relative alle presenze e alle assenze di Gentile alle riunioni della giunta municipale) - Parte IV. Gentile ministro e senatore del Regno. Discorsi, interventi parlamentari, disegni di legge e interviste: 31 ottobre 1922- 20 giugno 1924 – I. L'incontro con Mussolini – II. Libertà (Il sospetto come limitazione della libertà e della coscienza e come "meccanismo". La libertà come disciplina e responsabilità - Il vero liberalismo non è una lotteria ed è quello di Mussolini: Gentile si iscrive al Pnf - Io sono un precursore del fascismo: Il mio come linguaggio politico della libertà - Gentile parlamentarista. «L'elezionismo è corruttore nell'università ed è un malefico germe» e il dantesco non «trattare le ombre come cosa salda» - La separazione dei poteri) – III. Lo Stato (Lo Stato non è sotto a una «campana pneumatica» - Il linguaggio politico "falsificabile" - Contro il monopolio e per il liberalismo della cultura - Lo Stato come scienza nella climax della vita - La parola d'ordine è «restaurare», «restaurare» lo Stato. La metafora delle «ginocchia» - Gentile e la trama consequenziale filosofica - La famiglia sacro patrimonio spirituale della Nazione - Lo Stato deve «snebbiare l'atmosfera delle parole» e non è il mito dell'uomo volgare – Il Ministero della Istruzione Pubblica non è una dittatura - L'ideale si realizza con «lagrime e sangue»: il fascismo è reazione ad una forma spuria del marxismo. La "violenza" nel linguaggio politico e gli ignavi di Gentile – "I pesi e i contrappesi nello spirito". Sì, sì; no, no - Lo Stato italiano è "vivo", "ardente", "esasperante": è "patria in atto") – IV. La Patria (La «guerra santa» di Gentile e l'alloro verdeggiante di Petrarca. La «divinità» della Patria e i «pellegrinaggi» ai «luoghi del martirio e della gloria» - Oscurità e luce nella Nazione: un esempio empirico del discorso antonimico di Gentile - Una ripresa sull'antonimia gentiliana: l'Italia morta e l'Italia viva - La parità dei sessi come Patria. Ripresa di Gentile sulla parola «amore» - Ripresa sul «pellegrinaggio» e sulla «madre» come Patria: La Tomba del Milite Ignoto è un'ara votiva - L'«assorellanza» di arte e industria come essenza della Patria. La Patria come estetica - La Patria è un problema politico della morale in quanto è «coraggio» manzoniano - Il linguaggio militaresco di Gentile e il rovesciamento di von Clausewitz - Ancora Dante nel linguaggio politico di Gentile: il ''bulicame'' e l'"olocausto" per la Patria. Le ''bestie immonde" del Levitico e del Purgatorio - Anafore, poliptoti e ritmo ternario: la metafora rovesciata di Gentile nella Patria - Torna Giusti nei discorsi di Gentile: «A questa nuova Italia, io bevo» - Il «guai all'Italia!» di Savonarola e il «farà da sé» di Carlo Alberto - Il fascismo non nasce come «medicina» della «malattia» socialista e pseudo-liberale: è figlio della Grande Guerra e dunque della Patria) – Appendice. I resoconti, tratti dai Verbali della Giunta Comunale, degli interventi di Gentile in qualità di assessore supplente - Bibliografia - Ringraziamenti - Indice dei Nomi - L'Autore