Gli Almohadi (1120-1269) |
Piero Zattoni
IL LIBRO – L'impero Almohade, il cui territorio si estendeva a tutto il Maghreb, da Tripoli all'Atlantico, e all'ampia parte ancora musulmana della Spagna, fu nel periodo del suo apogeo il regno più vasto nell'area del Mediterraneo occidentale. I suoi rapporti con l'Europa latina furono intensi e complessi: essenzialmente conflittuali quelli con i regni cristiani della penisola iberica, dove per alcuni decenni gli almohadi furono in grado di arrestare ˗ e anzi, in certa misura di far retrocedere ˗ il processo di Reconquista; prevalentemente pacifici, invece, quelli col regno di Sicilia e con le repubbliche marinare italiane. Proprio sotto gli Almohadi il commercio nel Maghreb delle repubbliche marinare conobbe un rapido sviluppo e i mercanti italiani divennero di casa nei principali porti della regione. Fu anche un periodo di intensi scambi culturali, durante il quale, grazie a traduzioni dall'arabo realizzate soprattutto in Spagna, l'Europa assorbì avidamente gran parte della cultura filosofica e scientifica musulmana. Caratterizzata da un'ascesa trionfante, seguita da un brillante apogeo e da un rapido declino, nonostante la sua relativa brevità la parabola dell'impero Almohade riveste quindi un grande interesse storico, oltre a rappresentare un esempio quasi paradigmatico, ben documentato da fonti interne, di un fenomeno che si può considerare tipico del mondo islamico: la trasformazione di un movimento in origine esclusivamente religioso in un organismo politico-militare aggressivo e conquistatore. DAL TESTO – "Per molti aspetti la parabola almohade rientra nello schema che, a un secolo dalla sua conclusione, Ibn Khaldūn avrebbe elaborato; un gruppo sociale perviene a una posizione egemonica e di dominio sugli altri grazie alla sua asabiya, cioè al forte senso di coesione esistente fra i suoi membri, che gli conferisce unità politica e forza militare; ne segue la costruzione di uno stato, ma a poco a poco questo processo mina alle radici la forza del gruppo dominante, perché implica la costituzione di gerarchie e il formarsi di uno iato sempre crescente fra il vertice, che Ibn Khaldūn concepisce come necessariamente monarchico, e gli strati sottostanti; pian piano si indebolisce e scompare, a tutti i livelli, il senso di solidarietà e del bene comune, in altre parole l'asabiya, che aveva fatto la forza del gruppo; prevalgono sempre di più gli interessi individuali, di clan e di piccoli sottogruppi, e il regime comincia a decadere, fin quando sarà abbattuto da un altro gruppo sociale, contraddistinto da quella stessa asabiya che esso ha perduto. L'AUTORE – Piero Zattoni, ingegnere elettronico, coltiva da sempre una viva passione per la storia, in particolare dell'Europa e del mondo islamico tardomedievali. Ha pubblicato «Roma, Mosca» (2005) e «Le ultime crociate. L'Europa in crisi di fronte al pericolo turco (1369-1464)» (2009), nonché numerosi articoli su riviste specializzate, alcuni dei quali costituiscono le premesse per questo volume. INDICE DELL'OPERA - Prefazione, di Franco Cardini – Introduzione - Parte prima: l'ascesa - I. Un paese ai confini del mondo - II. Una società tribale - III. Gli uomini velati - IV. Un predicatore fastidioso - V. Il Mahdī - VI. Religione e politica - VII. La fine degli Almoravidi - VIII. Rivolta e repressione - Parte seconda: l'apogeo - IX. Il califfato - X. La conquista dell'Ifrīqya - XI. La lotta per Granada - XII. Una successione difficile - XIII. Fine di un caudillo - XIV. Morte a Santarém, bilancio di un regno - XV. Colpo di coda almoravide - XVI. Vittoria sui cristiani - Parte terza: il declino - XVII. Un viceré nell'Ifrīqya - XVIII. Disfatta a Las Navas - XIX. La crisi - XX. Il crollo - XXI. La fine - Parte quarta: una realtà complessa - XXII. Dominatori e sudditi - XXIII. Demografia ed economia - XXIV. Le risorse militari - XXV. Le finanze - XXVI. I musulmani e gli altri – Conclusioni – Bibliografia - Indice dei nomi |