La mediocrazia Stampa E-mail

Alain Deneault

La mediocrazia

Neri Pozza, pagg.239, € 18,00

 

deneault mediocrazia  IL LIBRO – «Non c'è stata nessuna presa della Bastiglia, niente di paragonabile all'incendio del Reichstag, e l'incrociatore Aurora non ha ancora sparato un solo colpo di cannone. Eppure di fatto l'assalto è avvenuto, ed è stato coronato dal successo: i mediocri hanno preso il potere».
  Così questo libro annuncia l'oggetto delle sue pagine: la presa del potere dei mediocri e l'instaurazione globale del loro regime, la mediocrazia, in ogni ambito della vita umana.
  La trattazione che ne segue è una sorta di genealogia di questo evento che, nella prosa accattivante ed errabonda di Deneault, tocca campi differenti – dalla politica (affidata ormai al «centrismo» dei mediocri) all'economia, al sistema dell'educazione, alla stessa vita sociale – offrendo differenti modulazioni di questa forma di potere.
  Tuttavia, per Deneault, l'avvento della mediocrazia è impensabile senza l'avvento dell'industrializzazione del lavoro – sia manuale che intellettuale – e, in particolare, della sua espressione ultima, quella «Corporate Religion», quella religione d'impresa che pretende, nella nostra epoca, di «unificare tutto» sotto la sua egida.
  Oggi il termine «mediocrazia» designa standard professionali, protocolli di ricerca, processi di verifica attraverso i quali la religione d'impresa organizza il suo culto, quell'ordine grazie al quale «i mestieri cedono il posto a una serie di funzioni, le pratiche a precise tecniche, la competenza all'esecuzione pura e semplice». È il risultato di un lungo percorso che è cominciato quando il lavoro è diventato "forza-lavoro", un'esecuzione, appunto, in virtù della quale è divenuto possibile «preparare i pasti in una lavorazione a catena senza essere nemmeno capaci di cucinare in casa propria, esporre al telefono ai clienti alcune direttive aziendali senza sapere di cosa si sta parlando, vendere libri e giornali senza neppure sfogliarli».
  Il risultato è che oggi, nella società delle funzioni "tecniche" ("tecnica" qui designa, naturalmente il suo opposto, l'assenza totale, cioè, di téchne, di arte e perizia), per lavorare «bisogna saper far funzionare un determinato software, riempire un modulo senza storcere il naso, fare propria con naturalezza l'espressione "alti standard di qualità nella governance di società nel rispetto dei valori di eccellenza" e salutare opportunamente le persone giuste. Non serve altro.
  Non va fatto nient'altro». E per affacciarsi alla vita pubblica in ogni sua forma (diventare un parlamentare oppure un preside di facoltà universitaria) non occorre altro che occupare «il punto di mezzo, il centro, il momento medio elevato a programma» e abbracciare nozioni feticcio quali «provvedimenti equilibrati», «giusto centro» o «compromesso». Insomma, essere perfettamente, impeccabilmente mediocri.

  DAL TESTO – "La mediocrazia designa dunque un ordine mediocre innalzato a modello. In tal senso, lo scrittore russo Aleksandr Zinov'ev ha descritto gli aspetti generali del regime sovietico con termini che lo rendono simile alle nostre democrazie liberali. «Chi se la cava è l'individuo più mediocre» ed «è la mediocrità che paga», constata il personaggio dell'Imbrattatele in Cime abissali, il romanzo satirico pubblicato clandestinamente nel 1976. I suoi teoremi: «Io parlo della mediocrità come di una media generale. E non si tratta del successo nel lavoro, ma del successo sociale. Sono cose molto diverse. [... ] Se uno stabilimento si mette a funzionare meglio degli altri, attira inevitabilmente l'attenzione. Se viene ufficialmente confermato in quel ruolo, non ci mette molto a diventare un'apparenza ingannevole o un modello sperimentale pilota, che a sua volta finisce per degenerare in un'apparenza sperimentale mediocre». Ne consegue un'imitazione del lavoro che produce un'illusione di risultato. L'inganno assurge al rango di valore in sé. La mediocrazia porta così ognuno a subordinare qualunque decisione a modelli arbitrari promossi da precise autorità. Tra i sintomi riscontrabili oggigiorno: un politico che spiega ai suoi elettori il dovere di sottostare al volere degli azionisti di Wall Street; un professore che giudica «troppo teorico e troppo scientifico» il lavoro di uno studente che, presentato con PowerPoint, va oltre le premesse sollevate; una produttrice cinematografica che insiste perché una celebrità «dia lustro» a un documentario con il quale non c'entra nulla; un esperto che snocciola dati sull'irragionevole crescita economica al fine di posizionarsi dalla parte della «razionalità»."

  L'AUTORE – Alain Deneault è un docente e filosofo canadese. Ha scritto saggi sulle politiche governative, sui paradisi fiscali e sulla crisi del pensiero critico. Insegna Scienze Politiche presso l'Università di Montréal e collabora con la rivista "Liberté".

  INDICE DELL'OPERA - Prefazione. Politica dell'estremo centro - Introduzione. La mediocrazia - Capitolo 1. Il «sapere» e la competenza (Perdersi d'animo - Scienziati fabbricanti di opinioni - È piatto: è scientifico - Una scrittura fallimentare - Intellettuali di levatura molto modesta - «Stare al gioco» - I perdenti - Effetti perversi - La salvezza: lo scrittore disoccupato, l'insegnante precario e il maestro ignorante) - Capitolo 2. Il commercio e la finanza (L'economia stupida - Esperti di rinforzo - Malato di soldi – L'economia avida - Il tele-saccheggio - Ritratto del colono - Sindacati in lotta contro i loro compagni nel mondo) - Capitolo 3. Cultura e civiltà (Il parere della gente ricca e famosa - Il capitale culturale - L'artista non conta - Ritratto dell'artista come assistente sociale - Un rapporto disconnesso dalla realtà – L'arte «sovversiva» - Una visione del mondo fatta di cartone) - Capitolo 4. La rivoluzione: rovesciare ciò che nuoce alla cosa comune (Co-rompere) – Ringraziamenti - Bibliografia