A capo coperto. Storie di donne e di veli |
Maria Giuseppina Muzzarelli
IL LIBRO – Con questo libro l'Autrice intende ricordare che il mondo occidentale ha a lungo praticato la copertura del capo femminile. Ci aiuta a capire chi si copriva il capo e con quale consapevolezza lo faceva, con cosa lo si copriva e con quali risultati. Spiega chi fabbricava e commerciava i veli di cui si parla nelle fonti e se davvero erano veli come intendiamo noi oggi il termine. Chiarisce il significato sociale di veli e «sciugatoi» che le donne portavano sempre fuori casa e spesso anche entro le mura domestiche. Analizza la posizione dei legislatori e il pensiero dei predicatori. Ripercorre con occhio attento le testimonianze iconografiche per vedere cosa verosimilmente si mettevano in testa quelle donne dalle quali ci si aspettava che si coprissero il capo per modestia. DAL TESTO – "Il dettato paolino, regolarmente chiamato in causa a proposito dello stato di sudditanza connesso al velo femminile, costituisce il tratto ideologico di una secolare tradizione. Nella prima Lettera ai Corinzi (11, 2-16) san Paolo scrive che l'uomo deve pregare Dio a capo scoperto in quanto egli è immagine di Dio e riflette la gloria del Signore mentre la donna lo deve fare a capo coperto in nome di un'esplicita gerarchia divina: la donna infatti è solo la gloria dell'uomo. Paolo asserisce che Dio è il capo di Cristo, che Cristo è il capo di ogni uomo e che l'uomo è il capo della donna. Scoprendo il capo durante la preghiera la donna recherebbe offesa all'uomo da cui dipende e per il quale è stata creata. La conclusione alla quale giunge Paolo di Tarso è che la donna deve portare sulla testa il segno della propria duplice dipendenza: da Dio e dall'uomo. Il discorso riguarda l'occasione della preghiera ma il richiamo gerarchico si è prestato a generalizzazioni. Passando in rassegna le ragioni per cui l'apostolo istruisce sull'opportunità che la «femmina» sia velata, Tertulliano ricorda che per l'uomo non vale il medesimo obbligo: perché per natura non insegue il vanto della capigliatura, perché per lui non è vergognoso tagliarla o raderla, perché gli angeli non per causa sua uscirono dall'orbita del cielo, perché lui è gloria e immagine di Dio e perché il suo capo è Cristo." L'AUTRICE – Maria Giuseppina Muzzarelli insegna Storia medievale, Storia delle città e Storia del costume e della moda nell'Università di Bologna. Con il Mulino ha pubblicato «Guardaroba medievale. Vesti e società dal XIII al XVI secolo» (nuova ed. 2008), «Il denaro e la salvezza» (2001), «Pescatori di uomini (2005)», «Un'italiana alla corte di Francia. Christine de Pizan, intellettuale e donna» (2007) e «Breve storia della moda in Italia» (2011). INDICE DELL'OPERA – Introduzione - I. Un'usanza antica - II. Eva la «serpenta» versus Maria, modesta e decorosa - III. Il copricapo del diavolo - IV. La parola alle immagini - V. Veli strappati, rubati, caduti - VI. Nascondere svelando: ambiguità del velo - VII. Scene da un matrimonio - VIII. Veli da corrotto (cuore rotto per il dolore) - IX. Prendere il velo, ma quale? - X. Donne che producono e commerciano i veli - XI. Il velo in testa ieri e oggi - XII. Il foulard - Indice dei nomi |