L'uragano nero Stampa E-mail

Marco Pastonesi

L'uragano nero
Jonah Lomu, vita morte e mete di un All Black


66th and 2nd, pagg.179, € 18,00

 

pastonesi uragano  IL LIBRO – Se ogni sport è una rappresentazione della guerra, il rugby è una guerra di conquista, il cui obiettivo è penetrare nel cuore della terra nemica. È anche un gioco dove l'imprevedibilità è congenita, anarchico come i rimbalzi del pallone. E uno sport animalesco ma soprattutto umano, perché il centro dell'azione è il pallone e non l'uomo. Per praticarlo ci vuole la forza del pugile e la maestria dell'orologiaio. Del rugby gli Ali Blacks incarnano lo spirito, la leggenda, la perfezione delle trame d'attacco. Tra loro un giorno spunta un ragazzone di origini tongane, un gigante che corre sfiorando l'erba come una gazzella. Si chiama Jonah Lomu, un «carro armato, ma veloce come una Ferrari». Al mondo si rivela nella Coppa in Sudafrica nel 1995. In semifinale, contro l'Inghilterra. La casa madre contro gli dèi di Ovalia. L'attesa e spezzata da un fax spedito all'albergo dei neozelandesi: «Ricordatevi che il rugby è un gioco di squadra. Perciò, tutti e quattordici passate la palla a lonah Lomu». Sembra uno scherzo, ma è una profezia. Lomu dominerà la sfida, seminando un senso d'impotenza nel campo avversario. La sua apparizione però è come la scia di una cometa: il suo fisico portentoso sarà tradito da una sindrome nefrosica, che finirà per prendersi anche la sua vita. Lomu, cresciuto tra i delinquenti di Auckland, salvato dal rugby, resterà nella storia dello sport come Senna o Jim Thorpe, atleti maledetti. O come Coppi, di cui era l'antitesi. «Coppi era un cirro bianco nel cielo azzurro. Lomu un nembo scuro che annuncia l'uragano».

  DAL TESTO – "Lomu riceve il pallone da Mehrtens all'altezza della linea dei dieci metri nella propria metà campo, lo minimizza al petto con la mano sinistra, poco dopo la metà campo evita il centro Jeremy Guscott con uno scarto e un frontino con la mano destra, sulla linea dei ventidue paralizza l'ala Austin Healy con una finta all'interno per tornare all'esterno, a otto metri dalla meta si libera del mediano di mischia Matt Dawson, poi viene placcato dall'altra ala Dan Luger, ma quando ha già varcato la linea di meta e schiacciato l'ovale a terra. Sbang! Gulliver e i Lilliput. Il gigante nero e i bambini bianchi. Lomu è sommerso a terra da avversari distrutti e compagni festanti, quando sopraggiunge, in ritardo e frustrato, Lawrence Dallaglio. Il numero 8inglese, figlio di un ristoratore piemontese, inchioda Lomu, violentemente e provocatoriamente, con il braccio e la mano tesi. Lomu reagisce. E immediatamente Wilson, Dmaga e Mehrtens intervengono, un po' per proteggere il compagno, e un po' perché Lomu non ammazzi Dallaglio. Alla conferenza stampa, «più simile a una versione gigante di Bambi che non a Terminator» (come osserva Donald McRae in Winter Colours), Lomu spiega, con semplicità: «Ho trovato la strada più corta per la linea di meta, tenuto gli occhi su quella, e corso duro. E l'ho fatta». «Pensi che tu e gli All Blacks possiate dare ancora di più?» gli domandano. E lui: «Un sacco di più»."

  L'AUTORE – Marco Pastonesi (Genova, 1954), ex giocatore di rugby di serie A e B, ha lavorato per ventiquattro anni alla «Gazzetta dello Sport». Ha seguito quindici Giri d'Italia, dieci Tour de France e un'Olimpiade, oltre a quattro Giri del Ruanda e uno del Burkina Faso. Alle due ruote e alla palla ovale ha dedicato numerosi titoli, prediligendo un'ottica originale. Negli "Angeli di Coppi" (1999) ha ripercorso le gesta del Campionissimo e nei "Diavoli di Bartali" (2016) quelle di Ginettaccio, sempre dal punto di vista di chi gli correva accanto, contro e soprattutto dietro. Ai «domestici» del gruppo ha dedicato "Il diario del gregario" (2004), nella "Corsa più pazza del mondo" (2007) ha raccontato le avventure esilaranti del ciclismo africano, in "Meo volava" (2010) la folgorante carriera di Romeo Venturelli, nella "Vita è una ruota" (2014) l'esistenza rotonda di Alfredo Martini, in "Diavolo di un corridore" (2015) la storia strabiliante di Renzo Zanazzi. Il rugby è al centro di "Il terzo tempo" (1997), "In mezzo ai pali" (2001), "Il popolo del rugby" (2004) e "Il 6 Nazioni" (2005), scritti con Enrico Pessina, di "Ovalia" (2007), "Dizionario degli All Blacks" (2011) e "La leggenda di Maci" (2002). Insieme a Giorgio Terruzzi ha firmato "Palla lunga e pedalare" (1997) e "Se l'ammazzi fai pari" (2004), due collezioni di battute e aforismi sullo sport, e "Il bello del gas" (1995).

  INDICE DELL'OPERA - 1. La meta di Lomu - 2. La meta di Giovanni - 3. Rugby - 4. Aotearoa - 5. Appia - 6. South Auckland - 7. Il Beccaria - 8. Le risse di Jonah - 9. Le regole - 10. Il Ragazzone - 11. Il Ragazzaccio - 12. All Blacks - 13.All Bec - 14. Old Blacks - 15. Obo e Campo - 16. Kirwan - 17. Stella Matta - 18. Bleus - 19. La Coppa del mondo 1995 - 20. Nelson e Josh - 21. Tony e Mike - 22. I cancelli del cielo - 23. Il professionismo - 24. «The Boot» - 25. Bellandi - 26. Springboks – 27. Wallabies - 28. Il male - 29. Twickenham - 30. Il Sabbione - 31. La Coppa del mondo 1999 - 32. Gli Azzurri - 33. Barbarians - 34. Il calvario - 35. Le donne di Jonah - 36. I figli di Jonah - 37. I Briganti di Librino - 38. Jonah e Joost - 39. La morte - 40. Le storie di Lomu - 41. Le storie degli altri - 42. L'eredità di Lomu - 43. L'eredità di Anacleto - 44. Venticinque passi - 45. I Vagabondi - Breviario del rugby - La carriera di Jonah Lomu - Indice analitico dei nomi - Indice analitico delle squadre - Bibliografia