Il partigiano Edmond |
Aharon Appelfeld
IL LIBRO – Ucraina, ultimo anno di guerra. Sfuggito per un soffio alla deportazione, Edmond a diciassette anni è entrato in una banda di partigiani ebrei capeggiata dal carismatico Kamil. Gli addestramenti quotidiani, la vita comunitaria, le incursioni per procurarsi viveri e armi lo hanno irrobustito nella mente e nel corpo, facendo del liceale di buona famiglia, scombussolato dai primi turbamenti amorosi, un uomo pronto a fronteggiare la morte e – quel che per certi versi sembra ancora più difficile – le proprie radici e i ricordi: la fede degli avi, il distacco dai genitori e la distanza emotiva, l'indifferenza nei loro confronti nell'ultimo periodo trascorso insieme, che ora gli appare imperdonabile. Stare con i partigiani di Kamil – fra i quali spiccano per la luminosa umanità il vicecomandante Felix, nonna Tsirel, la cuoca Tsila, il gigante Danzig, che si occupa con infinita tenerezza di un trovatello, e tanti altri – significa riscattarsi, riguadagnare uno scopo che renda la vita sopportabile e degna di essere vissuta: proteggere i più deboli, salvarli, votarsi a loro con dedizione assoluta, dissipare almeno un poco la tenebra in cui il mondo sembra immerso. Dopo essersi temprato nella terra dell'acqua, una regione paludosa perfetta per la guerriglia contro gli occupanti tedeschi, il gruppo intraprende infine la lunga ascesa verso la vetta, il luogo ideale per mettersi in sicurezza e realizzare l'obiettivo più ardito: far deragliare i treni destinati ai lager, in attesa di poter tornare a casa. DAL TESTO – "Ogni ritorno alla base era una festa, un momento di sollievo e di grande affetto. Kamil stava sulla soglia e abbracciava tutti uno per uno. Per la prima volta abbiamo riempito il magazzino di Hermann Cohen, colmandolo di provviste fresche. Ovviamente c'erano fra noi alcuni brontoloni che si sono premurati di farci presente che siamo sempre indaffarati a rubare e depredare invece che a combattere, che era arrivato il momento di affrontare coloro che ci torturavano. Certo, abbiamo bisogno di provviste per sopravvivere, ma guai a fare di questo bisogno lo scopo principale. Il nostro dovere era di combattere. Ogni giorno senza combattimenti è una resa e un atto di rassegnazione, peggio ancora: permettiamo la prosecuzione del massacro. Kamil non ha respinto queste lamentele, ma ritiene che al momento dobbiamo essere pazienti, raccogliere armi e munizioni, trincerarci qui e procurarci altri uomini per prepararci alla guerra, non al suicidio." L'AUTORE – Scrittore israeliano, di famiglia ebraica, Aharon Appelfeld fu deportato in un campo di concentramento insieme al padre. Ben presto, a soli otto anni, fuggì e trascorse i successivi tre anni vagando per i boschi. Nel 1944 venne raccolto dall'Armata Rossa, prestò servizio nelle cucine da campo in Ucraina e poi riuscì a raggiungere l'Italia. Nel 1946 approdò in Palestina. Veterano dell'esercito israeliano, sposato e padre di tre figli. É membro dell'American Academy of Arts and Sciences. I suoi libri, tra i quali l'autobiografico " Storia di una vita" (Guanda, 2001), sono pubblicati in tutto il mondo. Ancora da Guanda sono usciti "Badenheim 1939" (2007)," Paesaggio con bambina" (2009), "Un'intera vita" (2010), "L'amore, d'improvviso" (2011), "Il ragazzo che voleva dormire" (2012), "Fiori nelle tenebre" (2013), "Una bambina da un altro mondo" (2014), "Oltre la disperazione" (2016), "Il partigiano Edmond" (2017). |