L'idioma molesto Stampa E-mail

Bruno Pischedda

L'idioma molesto
Cecchi e la letteratura novecentesca a sfondo razziale


Nino Aragno Editore, pagg.XVII-313, € 20,00

 

pischedda idioma  IL LIBRO – Con buona pace degli opinionisti odierni, il pregiudizio antisemita e antinegro trovò largo spazio tra i letterati italiani del primo cinquantennio novecentesco. Bruno Pischedda si concentra su un celebrato prosatore come Emilio Cecchi e di qui allarga lo sguardo a una sorprendente casistica, che comprende romanzieri e critici di vaglia, ebrei in conflitto con se stessi, monsignori propensi all'intrigo. Tutti – tra il sorgere del secolo e il varo delle leggi coloniali e razziali – contribuirono al diffondersi di un 'idioma' ostile e gerarchizzante. Per rendere chiare le intemperanze e le vociferazioni tendenziose dei molti protagonisti, il libro esamina testate giornalistiche del tempo, cronache di viaggio, chiacchierati convegni, carteggi personali: sempre avendo cura delle stesure originarie e degli eventuali aggiustamenti a seguire. Ne risulta un volume inconsueto, molto mosso, ricco di documenti ancora vergini e meritevole della massima attenzione: una sorta di biografia intellettuale, di racconto intransigente, che nelle zone di maggiore pregio artistico reperisce anche le basi di una visione discriminatoria.

  DAL TESTO – "Nella pur doverosa ripartizione delle responsabilità dei compiti come del prestigio intellettuale, una certa analogia si può stabilire tra il lavoro letterario di Cecchi e l'indefessa militanza integrista a cui è chiamato monsignor Benigni. Entrambi conducono la polemica antisemita tramite un duplice ordine di interventi: da un lato una prassi privata e occulta (i carteggi, per quanto di essi ci è conservato; la trasmissione conventicolare di dossier atti ad estendere il conflitto). Dall'altro lato una pubblicistica fortemente aggressiva e insieme pieghevole, ricca di attenuazioni tattiche, sensibile ai contesti, che basa su pochi contenuti ormai di repertorio, tuttavia articolandoli e fornendo loro profili sempre diversi. Non c'è dubbio che su questo secondo fronte, più esposto e a più alto rischio di contrasti ingrati, il poligrafo fiorentino dispiega risorse retoriche ed espressive incomparabilmente superiori rispetto a Benigni. Se si escludono pochi episodi di ostilità esacerbata, nel suo dire prevalgono morbidezze e sottili distinguo, argomenti eruditi, intervalli di piacevole bonomia, insomma strategie molteplici di inoculazione razziale e xenofoba. La dove Benigni inveisce, accusa e mobilita il risentimento dei confratelli in Cristo, Cecchi escogita formule nuove e allude con prudente sagacia. Il dato creativo, in lui, resta sempre ben rilevato; i pregiudizi che sparge a più riprese sulla pagina hanno solitamente alcunché di ispirato se non di magistrale: stupiscono per la scioltezza estrosa con cui vengono declinati e per la fredda determinazione che vi soggIace."

  L'AUTORE – Bruno Pischedda insegna Produzione letteraria nell'Italia otto/novecentesca presso l'Università degli studi di Milano. È stato direttore del mensile «Linea d'ombra» e collaboratore per l'inserto domenicale di «Il Sole 24 Ore». Tra i suoi saggi: "La grande sera del mondo. Romanzi apocalittici nell'Italia del benessere" (2004); "Mettere giudizio. 25 occasioni di critica militante" (2006); "Scrittori polemisti. Pasolini, Sciascia, Arbasino, Testori, Eco" (2011). È anche autore di due romanzi: "Com'è grande la città" (1996, 2008) e "Carùga blues" (2003).

  INDICE DELL'OPERA - Nota di avvio - L'idioma molesto - Capitolo I. Il viaggiatore differenzialista - Capitolo II. Dai taccuini di lavoro agli articoli per "La Tribuna" - Capitolo III. La "Ronda" e il caso da Verona - Capitolo IV. Trame occulte di un monsignore in trincea - Capitolo V. Fonti culturali e forme del pregiudizio - Capitolo VI. L'antologia Americana vista da Cecchi - Capitolo VII. «Le immagini dell'orrore» - Note - Indice dei nomi