L'anarchismo americano nel Novecento |
Pietro Adamo
IL LIBRO – L'anarchismo attraversa la storia degli Stati Uniti nel ventesimo secolo in modi sorprendenti. Lungi dal rivelarsi un corpo estraneo alla cultura e all'immaginario del paese, i libertari americani hanno presentato l'ipotesi anarchica come l'espressione più aderente e fedele allo spirito della nazione. Nel crogiolo bohémien del Village di inizio Novecento, nel fiorire del pacifismo a metà anni Quaranta, nei magmatici Sixties della controcultura e della ribellione giovanile, nelle grandi manifestazioni no-global di fine secolo, dai Black Bloc di Seattle (1999) sino a Occupy Wall Street (2011), gli anarchici sono spesso tornati alle radici ottocentesche della loro esperienza libertaria, gradualista e di mercato, di contro alle tendenze rivoluzionarie e comuniste prevalenti in Europa, proponendo modelli di organizzazione sociale egualitari e antigerarchici, valorizzando l'autonomia del singolo e il suo diritto ad associarsi liberamente, guardando a decentramento e federalismo. In questo loro sforzo si sono ritrovati a esprimere un anarchismo nuovo, post-classico, radicalmente impolitico, che entro una società ormai di massa propone forme di azione e intervento inedite: modalità di convivenza in comunità e piccoli gruppi, basati su libertà e autonomia, che siano progetti pilota per il nuovo da costruire ma anche esperimenti di vita; programmi culturali mirati alla decostruzione delle mitologie e delle idee-forza del tardo capitalismo; un consapevole pluralismo che delinea la società del futuro come un regno di "libera sperimentazione", in cui convivano e competano modelli diversi di produzione, consumo, stili di vita. A dimostrare che tali percorsi audaci e spregiudicati sono le vie maestre dell'anarchismo del ventesimo secolo, e probabilmente anche del ventunesimo. DAL TESTO – "Nell'aprile del 2000, a Washington, in occasione della manifestazione contro il Fondo Monetario Internazionale, alcuni partecipanti si dichiarano in favore di «mutuo appoggio, democrazia diretta e libera associazione», una triade che dichiara con una certa chiarezza l'appartenenza (per lo meno per i lettori più smaliziati), con un successivo appello, altrettanto significativo, ad «autonomi, anarchici, marxisti libertari antistatalisti, wobblies, sindacalisti e comunisti consiliaristi». Tuttavia, le dichiarazioni di appartenenza restano spesso epidermiche, specialmente nell'area della comunicazione, sulla superficie della parola stessa, con rivendicazioni che affermano con forza un'identità, senza che si senta poi il bisogno di discutere o spiegare l'identità in questione. Non a caso comunicati, documenti, manifesti e letteratura varia provenienti dall'interno del blocco hanno una pesante (e ovvia) enfasi sulle ragioni dell'attivismo, che per alcuni diventa di fatto un criterio stesso per la riflessione intellettuale e l'approfondimento teorico. Per questo motivo si incentrano spesso sulle giustificazioni e le spiegazioni della tattica del Black BIoc, spingendo l'osservatore a chiedersi se il generale rimando all'anarchismo non tenda a configurarsi più come ulteriore (e banale) giustificazione della tattica di street fighting in discussione che non come illustrazione dei presupposti culturali e politici del movimento." L'AUTORE – Pietro Adamo (1959) insegna Storia delle dottrine politiche nell'Università di Torino. Si è occupato del protestantesimo in età moderna, della storia dell'anarchismo, del percorso delle controculture. Ha curato l'edizione di opere di J. Knox, J. Goodwin, T. Jefferson, J. Mitchel, J.S. Mill, C. Berneri e P. Goodman. Ha scritto "Il dio dei blasfemi" (1993), "La libertà dei santi" (1998), "La città e gli idoli" (1999), "Il porno di massa" (2004). INDICE DELL'OPERA - Introduzione. Ker-Plop - L'onda lunga del XIX secolo: gli anarco-comunisti (L'anarchismo degli immigrati; Alexander Berkman e i problemi della rivoluzione; Emma Goldman e la libera sperimentazione; I libertari e la tradizione radicale americana) - Ai margini: gli individualisti (Dall'Italia: Galleani, Schiavina, Arrigoni; Liberty e i suoi epigoni; Tucker e il de profundis dell'anarchismo indigeno) - Anarchismo senza aggettivi (Comunisti e collettivisti in Spagna; Voltairine de Cleyre, "senza aggettivi"; Voltairine de Cleyre e le American Traditions; Man!; Scuole, colonie, "centri sociali"; Wobblies) - Eccentrici: Randolph Bourne e Albert Jay Nock (Bourne: la guerra è la salute dello Stato; Nock: lo Stato è il nostro nemico; Libertarians) - Le riviste degli anni Quaranta (Dal classico al post-classico; Retort e Why?; Politics; Resistance; Il post-classico e la tradizione libertaria americana) - Il Catholic Worker (Esprit e il personalismo in Francia; Pierre Maurin, distribuzionista; Dorothy Day e il Catholic Worker; La One Man Revolution di Ammon Hennacy) - Paul Goodman (Lo spazio (im)politico del libertario; Anarchismo, liberalismo, America; La New Left e gli hippies; Post-classico) - Il Movement e la controcultura (Presenza dell'anarchismo; Secessione e controsocietà; Il dibattito nella Nuova Sinistra; Anarchismo intuitivo; La New Left e l'eredità americana) - Noam Chomsky e Murray Bookchin (Chomsky di fronte all'Amerika; Bookchin e la Comune delle comuni; Contro individualismo, nichilismo, lifestyle e anarchismo) - L'anarco-capitalismo (I Sixties e la svolta a sinistra; L'anarchismo come mediazione tra destra e sinistra; A fianco del Movement; Capitalismo, mercato, libera sperimentazione; Backlash) - La strada per Seattle (Subundeground; Hakim Bey e la TAZ; L'anarchismo come impedimento all'anarchia: Bob Black; John Zerzan, primitivista) - I nuovi movimenti (Arcaismi neoclassici; Il Black Bloc visto dai post-classici; David Graeber: il post-classico nell'era dello scontro globale) – Bibliografia - Indice dei nomi |