Si diverte tanto a tradurre? Stampa E-mail

Elio Vittorini

Si diverte tanto a tradurre?
Lettere a Lucia Rodocanachi
1933-1943


Archinto, pagg.117, € 20,00

 

vittorini sidiverte  IL LIBRO – Nella chiusa atmosfera dell'Italia fascista, letterati, artisti, intellettuali cercano oltre frontiera i segni di un pensiero e di una libertà che deve essere conosciuta, e sono i libri stranieri, nonostante le difficolta poste dalla censura ad alimentare un editoria altrimenti languente e a proporre le alternative che fungeranno da stimolo ai nostri autori. Dal gabinetto Vieusseu di Firenze, Montale ordina e smista agli abbonati le opere di Lawrence, di Steinbeck, di Faulkner e intrattiene con i lettori rapporti che nel caso di Lucia Rodocanachi diventano di vera propria amicizia. Lucia è un appassionata lettrice e cultrice delle letterature straniere, e nella sua casa di Arenzano finiranno per darsi convegno letterati e artisti che trovano in lei non solo un'affinità intellettuale ma una preziosa collaboratrice capace di sciogliere per loro i nodi di lingue non ben conosciute e di aiutarli a portare a termine incarichi spesso troppo onerosi. Fra gli altri, Elio Vittorini, presentato da Montale alla "gentile signora" e che ne diventa uno del principali interlocutori, commissionandole buona parte del lavoro di traduzione che doveva svolgere in proprio e che lo avrebbe imposto, insieme con Pavese, come uno degli artefici del "mito" della letteratura americana. Dello "scandalo che si è voluto creare su questa vicenda le lettere di Vittorini, nella loro integrità, permettono di stabilire i giusti confini e di aprire, nella vita del tempo, una finestra di vivace cronaca e di inedita quotidianità.

  DAL TESTO – "Sono un operaio e lavoro a due scopi: a conquistarmi per me e la mia famiglia il minimo indispensabile di esistere; e a conquistare (senza compenso) qualcosa che possa costituire una gioia comune. Non è facile certo che riesca in questo secondo scopo, ma se anche non sarò capace di fare nulla l'intenzione l'avrò avuta. E se riuscirò avrò fatto il massimo che un uomo possa fare nel senso della compagnia. Ecco che cosa io dico a mia moglie: contentati di vedermi lavorare, contentati della vita in comune e via di seguito, e fammi compagnia a tua volta sbrigando le faccende di casa. - Sono felice che lei si dichiari incapace di indignazione. Felice che lei non abbia dovuto sostenere nessuno sforzo a mettere in moto il meccanismo della generosità. Non so perché, ma tutto questo mi sembra superiore alla generosità. Oh io li odio i generosi! Una persona che fa la generosa è una persona che perlomeno presume di sapere che cosa gli appartiene."

  L'AUTORE – Elio Vittorini (1908-1966), nato a Siracusa ma già dal 1930 attivo nella Firenze che era allora la «capitale letteraria» d'Italia, e dal 1938 a Milano, capitale «editoriale», è stato uno degli intellettuali più vivaci e discussi del Novecento, e uno dei pochi che, pur legato alle vicende del primo fascismo, seppe riscattare e volgere a più degne mete il suo impegno, esprimendo nel 1938-39, con le pagine di "Conversazione in Sicilia", il senso di offesa e di disperazione della migliore Italia di allora. Della sua narrativa ricordiamo "Il garofano rosso" (in volume nel 1948), "Uomini e no" (1945), "Il Sempione strizza l'occhio al Frejus" (1947), "Le donne di Messina" (1949 e 1964); mentre delle interessantissime sue lettere, è apparsa finora solo una scelta dei periodi 1933-43, 1945-51, 1952-55.

  INDICE DELL'OPERA - Vivere di traduzioni - Lettere 1933-1943 – 1933 – 1934 – 1935 – 1936 – 1937 – 1938 – 1939 – 1940 – 1941 – 1942 – 1943 - Breve nota biografica