Tiki-taka Budapest Stampa E-mail

Diego Mariottini

Tiki-taka Budapest
Leggenda, ascesa e declino dell'Ungheria di Puskas


BradipoLibri, pagg.200, € 14,00

 

mariottini tikitaka  IL LIBRO – "Tiki-taka Budapest" può essere definito un libro che parla di uomini, di sogni, di speranze in un futuro migliore. Dell'eterno conflitto fra ragione e sentimento. E lo fa grazie al racconto di una delle più belle e potenti creazioni dello sport moderno. La Nazionale ungherese di calcio del dopoguerra era la carta da parati dietro la quale si nascondeva la vita misera e senza prospettive di un intero popolo. Lo sport racconta episodi e sentimenti umani in maniera unica. Ecco, di sicuro "Tiki-taka Budapest" è un libro di passioni.
  Una squadra imbattibile. Un allenatore che è insieme un organizzatore, un tattico, un secondo padre o, se si preferisce, uno zio. 11 giocatori che non sono tutti campioni, ma la cui somma in campo dà molto più di 11. Un gioco mai visto prima. Una visione spregiudicata e modernissima di concepire gli spazi in campo. Un numero infinito di partite di fila senza perderne una. L'Ungheria della prima metà degli anni '50 è più che una squadra di calcio: è strategia vincente, è bellezza. È arte al servizio del pallone, ma anche uno strumento politico. La formazione allenata da Gusztáv Sebes è pianificata per vincere. Vincere e basta. L'ammirazione del mondo intero, la vittoria alle Olimpiadi di Helsinki 1952. Un'epica di squadra che il regime di Budapest fa propria e che usa per far dimenticare al popolo, fame, povertà, assenza di libertà. La Nazionale ungherese allevia le sofferenze di 9 milioni di connazionali, ma il giorno del giudizio è in agguato. Il 4 luglio del 1954 i più forti al mondo riesconoa perdere un Mondiale praticamente già vinto. Tutto crolla: il mito dell'imbattibilità, il dogma dell'infallibilità del Partito. La disillusione che rende violenti, il risveglio di un popolo che si sentiva nell'Empireo calcistico ma che deve ammettere di essere Terzo Mondo. "Tiki-taka Budapest" racconta 60 anni di sport e politica nel Paese del gulasch e di Ferenc Puskás, gli effetti di una rivoluzione tradita, ma anche la morte di un movimento che a suo tempo ha generato campioni in serie e che ora tenta di risorgere con difficoltà.

  DAL TESTO – "La prima innovazione tattica (che farà storia del calcio) del tecnico di Budapest è proprio la già citata presenza sulla tre quarti avversaria del centravanti arretrato, la cui azione ha in realtà un doppio fine: portare fuori posizione lo stopper avversario e di conseguenza aprire spazi in avanti per l'inserimento verso il centro degli esterni, aumentando in modo sensibile il numero delle soluzioni possibili alla ricerca del gol.
  "Sembrerà poca cosa, eppure è una rivoluzione tattica, perché proprio in quel momento nasce un modo diverso di concepire gli spazi in campo. Un modo talmente nuovo da far saltare anche la numerazione tradizionale, che fino ad allora aveva caratterizzato il ruolo di ciascun giocatore. Il 9 non è più necessariamente il centravanti di sfondamento, il centro boa di riferimento per i cross degli esterni. Così come l'8 e il 10 possono anche essere punte e non per forza i cardini fissi del centrocampo. La numerazione fissa è considerata una costrizione e un riferimento fisso di stampo borghese, il sovvertimento dei numeri in campo è vissuto invece come un gesto plateale e quasi divertito di anarchia, anzi di libertà. L'unica libertà, probabilmente, concessa nell'Ungheria poliziesca dell'immediato secondo dopoguerra."

  L'AUTORE – Diego Mariottini, classe 1966, è nato, vive e resiste a Roma. Laureato nel 1991 è giornalista pubblicista dal 1994. "Free lance" presso carta stampata, radio e televisione, nonché autore di saggi storico-politici, si occupa da anni di comunicazione nell'ambito della Pubblica Amministrazione. Ha pubblicato due romanzi, "Il girone di non-ritorno" (2005) e "Le ombre del Santo" (2008). "Ultraviolenza" (Bradipolibri, 2004) è stata la sua prima opera saggistica sul fenomeno ultrà in Italia. "Tutti morti tranne uno" (Bradipolibri, 2009), la seconda. Nel 2015, sempre per Bradipolibri, ha pubblicato "Dio, calcio e milizia, il comandante Arkan, le curve da stadio e la guerra in Jugoslavia".

  INDICE DELL'OPERA - Introduzione dell'Autore - Capitolo 1. Morti il 4 di luglio - Capitolo 2. Una squadra di honvédők (soldati) - Capitolo 3. Gusztáv Sebes e Jenő Kalmár, Tiki-taka danubiano - Capitolo 4. Il governo vuole i gol - Capitolo 5. Puskás, Hidegkuti e gli altri - Capitolo 6. Il trionfo olimpico. Nasce l'Aranycsapat - Capitolo 7. Un Paese satellite - Capitolo 8. Delenda Roma - Capitolo 9. Padroni a casa dei maestri - Capitolo 10. Siamo o non siamo i più forti? - Capitolo 11. La battaglia di Berna - Capitolo 12. Sotto il calcio, niente. Il crollo del consenso politico - Capitolo 13. Il meccanismo è rotto - Capitolo 14. Budapest, 1956. La rivoluzione - Capitolo 15. La diaspora calcistica - Capitolo 16. Flórián Albert, l'ultima illusione - Capitolo 17. Anche Buzánszky è andato via - Capitolo 18. Me l'ha detto Attila, in confidenza – Extra. 50 meno una. Il ruolino di marcia dell'Aranycsapat