Ferrari segreto. Il mito americano |
Italo Cucci
IL LIBRO – Enzo Ferrari si è dato da fare, sempre, per non corrispondere allo stereotipo suggerito dai suoi soprannomi: dal "Drake" al Mago di Maranello per finire – dopo un duro e amaro conflitto con Santa Madre Chiesa – a una sorta di (s)qualifica... divina, Saturno, ma solo perché, secondo un illustre gesuita, "mangiava i suoi figli", ovvero mandava a morire i suoi piloti, tanti, senza piangerli. Non meritava tanto, naturalmente, anche se certi suoi atteggiamenti suggerivano in lui durezza d'animo e cinismo; ma l'Ingegnere (ecco come gli piaceva esser chiamato, lui gran lavoratore e sportivo di origini semplici e autodidatta, dopo che la prestigiosa Università di Bologna, la più antica del mondo, l'Alma Mater, gli aveva consegnato la laurea ad honorem) aveva sofferto e continuava a soffrire per quella pesante accusa come uno scomunicato, sicché alternava alle sfuriate un forte senso dell'umorismo che piaceva soprattutto ai giornalisti, ai suoi amici/nemici. Italo Cucci, aderendo a sua volta a una sorta di condanna professionale ("Parlo volentieri con lei di tutto, perché non capisce niente di auto") poté vivere decine di incontri con un Ferrari diverso, intimo e segreto, sempre sorridente e sereno. Un Ferrari inedito che vale la pena incontrare, in queste pagine scritte col cuore e in una ricca galleria fotografica, anch'essa senza precedenti, realizzata da un altro Mago di quei tempi, Walter Breveglieri. DAL TESTO – "Finita la guerra volevano farlo fuori, il Vecchio. Perché vincendo si era ovviamente compromesso col Fascismo. No, Mussolini non aveva mai posato - come Hitler col modellino della Mercedes - con la Ferrari, perché fra l'altro preferiva l'Alfa. Ma era diventato ricco, e allora... Allora - evviva le ideologie - a Maranello c'era forse un bel bottino da spartire. Fu processato, giudicato, assolto. Ma non aveva proprio voglia di parlarne. Lasciava parlare me, di politica d'antan, e mi veniva voglia di dirgli che un Duce era lui. Infatti ero io a trovarmi di volta in volta una posizione prona, non dico servile, no, semplicemente affascinato da un personaggio così grande che mi faceva dono della sua confidenza senza atteggiarsi a Dio. A proposito, ho letto una battuta felicissima: uno chiede "Ma Ferrari era religioso?", e l'altro "Sicuro, si credeva un Dio..."." L'AUTORE – Italo Cucci (Sassocorvaro, classe 1939) è stato allievo di grandi giornalisti come Severo Boschi, Gianni Brera, Aldo Bardelli, Enzo Biagi. È stato direttore del "Guerin Sportivo" (per tre periodi diversi, rinnovandolo totalmente nel 1975 e portandolo al record delle vendite), del "Corriere dello Sport-Stadio" (ancora tre volte), del "Quotidiano Nazionale - il Resto del Carlino - La Nazione - Il Giorno", del settimanale "Autosprint" e del mensile "Master". È direttore editoriale dell'agenzia di stampa "Italpress" e del mensile "Primato", editorialista della Rai e di vari quotidiani. Ha vinto i premi letterari "Dino Ferrari" e "Testimone del Tempo". Ha insegnato giornalismo alla LUISS di Roma e all'Università di Milano-Bicocca e Sociologia della comunicazione sportiva alla facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Teramo. Per Minerva Edizioni ha pubblicato "Bad Boys" (2012), "Elettroshock" (2013, scritto insieme al figlio Ignazio) e "Il capanno sul porto. Storia di Alberto Rognoni, il Conte del calcio" (2014, vincitore del Premio Nazionale Letteratura del Calcio "Antonio Ghirelli" e del 49° Concorso Letterario CONI). INDICE DELL'OPERA – Prefazione – Premessa - Guerra e pace - La rivoluzione americana - Un fil rouge - Quasi cent'anni fa... - Lauda e Pertini - Maranello, la Mecca - Biagi e il fascistone - Quando morì Giunti - Enzo & Vasco - Pianse per Castellotti - Morire con Dino – Spettegolando - L'amico Italo Balbo - Sezione fotografica - Villeneuve, un figlio - Giornalisti che gente - Ecco Autosprint - Indianapolis e Roma - Gli volevo bene – Appendice - Il Gran Premio di Roma - L'autista del Drake - Breveglieri, Ferrari, Maserati |