Enzo Tortora: "Lettere a Francesca" |
Enzo Tortora
IL LIBRO – A quasi trent'anni dalla morte di Enzo Tortora, la sua compagna Francesca Scopelliti consegna alla memoria degli italiani una selezione delle lettere che il celebre giornalista e presentatore televisivo le scrisse dall'inferno del carcere nel quale era stato sbattuto per "pentito" dire. Arrestato nel 1983 per associazione camorristica e spaccio di droga, la star amata da decine di milioni di italiani vive in quei giorni l'incubo di una giustizia ferma al Medioevo e promette di battersi fino all'ultimo non soltanto per affermare la sua estraneità alle accuse ma anche per denunciare le aberranti condizioni di vita dei detenuti. Promessa mantenuta: Enzo Tortora diventerà di lì a poco il grande leader politico della battaglia per una giustizia giusta, culminata con la vittoria schiacciante (poi tradita dal Parlamento) del referendum per la responsabilità civile dei magistrati. DAL TESTO – "Ti prego: guarda il mondo con occhi miei, entra in un bar, e bevi per me un caffè. E guarda per mezz'ora una tazzina. Accarezzala per me... Qui atti o cose banali diventano irraggiungibili, più preziose di un tesoro. Ma non voglio immalinconirti. Gioco la mia partita: e non consentirò commettano quello che diventerebbe, credimi, un delitto di Stato. Io sono un sequestrato, oggi, in mano costoro non hanno niente. E tentavano questi due farabutti, di piantarmi col "noto pittore" l'ultimo chiodo sulla bara... Hai visto, amore, che "noto pittore" era? Sai, ho riso d'amarezza, quando ho scoperto che si trattava del noto mitomane Margutti... E ho gridato, ricordandomi, anche da questo pozzo di umiliazione, che mi chiamo pur sempre Tortora, che allora il "noto pittore" doveva essere almeno Guttuso... Anzi, che accettavo denunce da Guttuso in su. Invece, anche questo ti dimostra l'atroce banalità superficiale, la rozzezza di questa inquisizione prevenuta e folle, frettolosa, prigioniera della sua tesi, menata per il naso dai camorristi assassini e "pentiti" (ma di che?) e quindi preoccupata solo di salvare la faccia. E la loro faccia la salvano solo fottendo me. Non mi parlare della Rai, della stampa, del giornalismo italiano. È merda pura." L'AUTORE – Enzo Tortora, conduttore televisivo italiano (Genova, 1928 – Milano, 1988), entrato in RAI nel 1951, dopo un debutto in video nel 1956 nel programma "Primo applauso" raggiunse la notorietà nel 1959 con "Campanile sera", condotto da M. Bongiorno, curando i collegamenti esterni con i paesi dell'Italia settentrionale. Conduttore, in seguito, della trasmissione radiofonica a quiz "Il gambero" e della "Domenica sportiva" (1965-69), riscosse un notevole successo come ideatore e conduttore di "Portobello-Il mercatino del venerdì", trasmesso in varie edizioni, dal 1977 al 1983, su Raidue. Il programma, introducendo l'uso del telefono come elemento di contatto diretto con il pubblico, propose nuove formule espressive (la presentazione e la vendita di nuove invenzioni, talvolta bizzarre, da parte degli "inserzionisti" e due rubriche dedicate una ai cuori solitari e l'altra alla ricerca di persone scomparse), primi esempi di "tv verità" che in seguito vennero ripresi in altre trasmissioni. Vittima di un errore giudiziario, Tortora fu arrestato nel 1983 in base alle accuse di spaccio di droga per conto della camorra formulate da un "pentito"; venne assolto dalla Corte di cassazione nel 1987, dopo un lungo e travagliato iter processuale durante il quale si era impegnato in politica (venne eletto al Parlamento Europeo nel 1984 con il Partito radicale) e per la difesa dei diritti umani. Tornò in televisione con una nuova edizione di Portobello nel 1987, un anno prima della morte. (fonte: treccani.it) INDICE DELL'OPERA – Prefazione, di Giuliano Ferrara - Amava il suo Paese e lo voleva migliore, di Beniamino Migliucci - Alla fine trovammo un giudice a Napoli, di Raffaele della Valle - Un nuovo inizio, di Francesca Scopelliti - Lettere a Francesca - Uno schianto che non si può dire - Ora ci pigiano in 7 in pochi metri - Sono due disonesti intellettuali arroccati al loro errore - Fa impallidire le peggiori retate di naziste e di Pinochet – Più crolli nel pozzo della vergogna, più hai desiderio di volare - Guarda per me il mare, baciami un fiore - Questo è un Paese da fuggire, non è più salvabile - La giustizia è al mare, noi nella merda - Perché gli uomini non ruggiscono? - La verità deve vincere: voglio vederla in piedi - Demenziale l'80% dei nutrimenti intellettuali di questo Paese - Questa è la Democrazia e questi i giudici del 1983 - Cento di questi giorni, ma ho paura che i "mille" siano più adatti - Pensieri di un povero detenuto - E la camera del sassofonista riemerge, atroce - Per loro 0+0+0+0 fa la galera - Solo i bambini, i pazzi e i magistrati non rispondono dei loro crimini - Per favore, tornami in sogno - All'inferno ci sono: non vedo ancora il biglietto di ritorno - Il vero patrono d'Italia dovrebbe essere don Abbondio - Come scoiattoli, giriamo nella ruota: inarrestabile, sempre uguale - Burattini che si illudono di non avere fili - Fuggire in Oceania - Per mettermi in ginocchio ci vuole altro che un esercito di Pulcinella - Mi tuffo nel niente - Un Paese destinato a farsi violentare in perpetuum - Non so come sarà ridotto l'uomo che uscirà da qui - Un traguardo che si sposta sempre e non s'arriva mai a toccare - In carcere, innocente, durante un terremoto - E per me rabbia e dolore. Indicibile - Questa vita da pesce rosso che gira nella sua boccia di ferro - Alla mercé di quei farabutti – Il mondo del carcere mi è solidale - Freddo e solitudine. Da pozzo di Allan Poe - Scena da Rembrandt: "La lezione di anatomia" - La napoletana sul fornello sembra ubriaca - Indignatio facit versus - A Napoli sono assassini. E bisogna farlo sapere - Sanità e Giustizia dovrebbero avere: tempestività, rispetto, onestà - Hai pagato, con me, il prezzo più alto - Il conto lo pagheranno, dovessi morirci - Siamo al nazismo puro, alla barbarie assoluta - Amare è soprattutto provarsi nella sofferenza – Silenzio - La memoria deve avere un futuro - E se Tortora fosse innocente?, appello di Giacomo Ascheri e Piero Angela - E io difendo Tortora, di Enzo Biagi - Giornalismo antropofago - Una macchina infernale ha stritolato Tortora, di Vittorio Feltri - Enzo ci ha lasciato, ma ci lascia sperare, di Marco Pannella – L'ho visto combattere con rigore e dignità, di Leonardo Sciascia - Date e dati - Cronologia di un omicidio - Atto di citazione (Tribunale civile di Roma) |