La mia verità Stampa E-mail

Licio Gelli

La mia verità

Edizioni A.Car, pagg.469, € 18,00

 

gelli verità  IL LIBRO – Questo libro non vuole essere un atto di accusa ma di autodifesa. Il suo autore, Licio Gelli, il cui nome per svariati decenni ha imperversato giorno dopo giorno nei mass-media e nei salotti, a Montecitorio e a Palazzo Madama, a Palazzo Chigi e al Quirinale, non per libidine di protagonismo dell'interessato, ha voluto scriverlo nell'intento di scrollarsi di dosso l'etichetta di capro espiatorio affibbiatagli da taluni centri di potere alla disperata ricerca di un alibi alle loro involuzioni.
  In questo suo memoriale, Gelli ha trasfuso la sua verità per quei tanti che in Italia e all'estero, sotto ogni latitudine, la auspicavano da tempo, chi per interesse, chi per semplice curiosità, chi infine per umana solidarietà.

  DAL TESTO – "Nell'accingermi alla stesura di questo memoriale su quelli che sono stati definiti gli anni oscuri del cosiddetto "Scandalo P2", mi è difficile distaccarmi dalle passioni, intense e sconvolgenti, che sono la logica proiezione del linciaggio morale da me subito. È stata una corsa affannosa, da più parti, alla calunnia e alla diffamazione, mediante azioni del tutto prive di fondamenti giuridici e morali, tale da non avere precedenti nella storia d'Italia, eccezion fatta per il caso Enzo Tortora, vittima di una forsennata persecuzione, conclusasi troppo tardi con il riconoscimento della sua innocenza. Ma forse sarà bene rievocare anche, per entrare nell'atmosfera, angosciosa degli errori giudiziari, l'altro terribile caso, di cui furono protagonisti negli Stati Uniti i due italo-americani Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, ritenuti colpevoli, nonostante le numerose testimonianze a favore, dell'uccisione di un cassiere e di un poliziotto e per tale duplice delitto condannati a morte e giustiziati (mi si scusi il termine) nel 1927: solo dopo la morte si riconobbe che erano innocenti; e quello, infine, anch'esso clamoroso e agghiacciante accaduto in Francia nel 1894 quando in esito a un oscuro complotto motivato da odio razziale, si volle informare il capitano Alfred Dreyfus con l'accusa di alto tradimento a favore del nemico, misfatto che doveva portarlo alla degradazione e alla deportazione perpetua àll'Isola del Diavolo, nonostante la strenua difesa di un giornalista il cui nome di per sé costituiva una testimonianza di innocenza: Emile Zola. Fu lui, infatti, a gridare il fatidico "J'accuse!" contro i giudici dell'epoca, che avevano voluto ignorare deliberatamente l'evidenza per di non perdere la presa di un qualsiasi capro espiatorio.
  "Rievocando questi eventi del passato vicino e lontano, sono indotto a riflettere sul mio caso, sulla mia situazione giudiziaria e sociale. Io non dispongo di un Emile Zola, che con irriducibile passione trascinò l'opinione pubblica mondiale sull'insensata sentenza del tribunale francese. Ma a onor del vero non posso dimenticare gli interventi, anch'essi appassionati, di un Giorgio Bocca, di un Indro Montanelli e di un Enzo Biagi, di un Marco Pannella (tanto per citarne alcuni) i quali più di una volta hanno denunciato l'assurda condotta di certi politici, di certi magistrati, di certa stampa e soprattutto della Commissione P2, tutti decisi ad additarmi come un mostro da inchiodare. Ma (e qui sta il dramma) tutte le accuse erano inevitabilmente prive di una benché minima prova: io ero accusato di ogni crimine, ero l'imputato universale, il deus ex machina di ogni evento negativo planetario; bisognava accettare senza tentennamenti questa certezza, fondata unicamente sulle calunnie, sulle vociferazioni, sui tradimenti. Ma l'uomo della strada non è stupido, né ingenuo come tanti ritengono: egli giudica nella sua coscienza.
  "Era doveroso, quindi, che io scrivessi questo memoriale.
  "Chi in esso cercasse lo scandalo, il nome dell'alto personaggio, l'attacco per vendetta, rimarrà deluso. I fatti che andrò esponendo sono stati ricavati dalla realtà e hanno come destinazione soltanto la verità. So che nel mondo molti seguono da tempo le vicissitudini di cui sono stato involontario protagonista: a costoro rivolgo queste pagine nella speranza di essere creduto e capito."

  L'AUTORE – Licio Gelli nacque a Pistoia il 21 aprile 1919. Appena diciassettenne, per raggiungere in Spagna il fratello maggiore, combattente nelle file franchiste, si arruolò volontario con falsa identità nella Divisione Camicie Nere «XXIII Marzo». Nell'ottobre 1938, dopo la morte del fratello, fu rimpatriato con lo scaglione denominato dei «10.000 Legionari». Ai primi di dicembre dello stesso anno fu ricevuto da Benito Mussolini. L'insieme di queste esperienze avrebbe impresso un indirizzo preciso alla sua vita futura. L'impatto con la realtà della guerra, alla sua giovanissima età, lo rivelò narratore, e nel 1939 diede alle stampe con discreto successo l'opera intitolata «Fuoco», nella quale esaltava le sue esperienze di legionario italiano. Partito volontario per la Seconda Guerra Mondiale, divenne organizzatore dei pre-Littoriali del Lavoro in Dalmazia. Nel 1945, durante la Repubblica Sociale Italiana, fu nominato ufficiale di collegamento tra le forze armate italiane e quelle tedesche. Dopo il congedo, emerse subito nel mondo del lavoro per le sue qualità organizzative e direttive, che gli valsero ampi riconoscimenti, in Italia e all'estero. Sotto la spinta interiore verso la fratellanza universale, abbracciò con entusiasmo e dedizione le regole della Massoneria. Nominato nel 1970 segretario organizzativo della Loggia massonica Propaganda 2 (P2) del Grande Oriente d'Italia, nel 1975 ne divenne il Maestro Venerabile.

  INDICE DELL'OPERA – Introduzione - Inquisitori e giudici – L'aggressione - Il capro espiatorio - Le menzogne dell'uomo - La montatura - Il "famoso" «Piano di rinascita democratica» - Che cos'è la Massoneria - La verità sulla Massoneria italiana - La Massoneria è anche questo - La Loggia P2 - Le assurde accuse - Morte di un generale - Il Senatore Giovanni Leone - La notte dei generali - Angelo Rizzoli e Gruppo Rizzoli - La contro-relazione - Sono come sempre sono stato - Lega italiana per i diritti dell'uomo - Amico degli umili e dei potenti - Conclusioni