Luigi da Porto. Lettere storiche 1509-1513 Stampa E-mail

Cecil H. Clough

Luigi da Porto
Lettere storiche 1509-1513
Un'edizione critica


Angelo Colla Editore, pagg.673, € 65,00

 

clough daporto  IL LIBRO – Le Lettere storiche, opera maggiore di Luigi da Porto, l'autore della novella Giulietta e Romeo che ispirò Shakespeare, sono una fonte fra le più vivaci e interessanti per ricostruire le vicende della guerra della Lega di Cambrai, che vide Venezia assalita quasi dall'intera Europa (1509-1517). Alla guerra, che fece dell'Italia padana e del Friuli terre di conquista e di saccheggio, il nobiluomo vicentino partecipò al soldo di Venezia come capitano d'un drappello di cavalleggeri, finché un giorno, in uno scontro, una ferita alla gola gli provocò una paresi che lo condannò, ancora giovanissimo, all'immobilità. Anni dopo, non bastandogli a distrarlo dallo squallore del presente i versi e le fantasie letterarie, si dette alla redazione di ricordi bellici, sotto forma di lettere scritte ad amici e parenti con piglio da inviato speciale, a tratti con spregiudicatezza, si direbbe, montanelliana.
  Nelle Lettere del da Porto si alternano e si fondono momenti di felice vitalità e drammi sanguinosi: le scaramucce fra cavalieri d'eccezione sotto gli occhi degli alti comandi veneziani, come in un teatro verde, a due passi da Verona; lo spettacolo, in Friuli, d'un commilitone ungherese la cui calma e folle audacia strappa un applauso a Luigi, d'un tratto trasportato nel mondo fiabesco e stralunato delle chansons de geste e dei romanzi cavallereschi spagnoli; le imprese della maestrevole e sinistra cavalleria leggera albanese al servizio di Venezia; l'orrore ipnotico delle esecuzioni capitali con i loro rituali di degradazione; l'imboscata al chiaro di luna fatta, si direbbe, come una serenata alla sua donna, col buio finale che precede l'alba, e il ricordo dell'inno a Venere di Lucrezio.
  C'è, in questa bella e franca figura di scrittore, la cultura classica, fresca di forti umori umanistici, e una non meno influente ideologia cavalleresca: la guerra come splendida avventura, da vivere a colpi di agguati e duelli al sole. Ma c'è anche la percezione realisticamente politica della guerra, con lo smarrimento di fronte alle sue atrocità, che detta all'Autore considerazioni e giudizi sull'esercizio tortuoso del potere e violento del comando, e sulla psicologia dei soldati e delle masse contadine degni dei migliori scrittori politici del Rinascimento.
  E poi, il buio improvviso della paralisi per una ferita alla gola rimediata da Luigi in uno scontro sul fronte friulano, la solitudine nella sua campagna di Montorso, o nel palazzo di Vicenza, e il sentimento del tempo, che gli fa riordinare, con le carte, il passato. Una vera recherche, che gli riporta davanti agli occhi i volti e le parole dei tanti compagni morti: a partire da quel suo zio, Antonio Savorgnan, figura paterna che poi tradì Venezia e finì tragicamente.
  Lettere dunque reinventate dopo vent'anni, e riscritte nello stile mutuato dal Bembo, il suo caro, più illustre e mondanissimo amico. Come dire: coscienza, kunstwollen di divenire un classico, scrittura 'per i futuri': per noi.

  DAL TESTO – "L'esercito nostro, il quale in vero è grosso, e bello di gran numero di gente, e bene in punto, e che tutta volta si fa maggiore, passando il fiume d'Oglio, a Pontevico, e lasciando Brescia alla destra, e Cremona alla sinistra mano, s'è spinto sino a Trivi; la qual terra trovandosi esser fatta di propria volontà dei Francesi, e non solo tolto dentro il presidio di 1.000 lor soldati Francesi, ma aver eziandio dato lor in mano Cardino di Naldo, che con molti fanti era alla guida sua, con il Reggimento Veneziano insieme, l'ha non pur ripresa e saccheggiata, ma tutta abbruciata. Dove odo esser stata usata non poca crudeltà, perciocché essendo per tutto il fuoco, il che era miserando spettacolo, si vedeva la gente con sola cura di salvar la nuda persona, offerirsi prigione a questo, ed a quell'altro soldato, dai quali non solo era rifiutata, ma eziandio crudelissimamente morta, per meglio potersi dare alla preda, la quale si vedeva da molti esser tratta dal fuoco; sì grande è tra mortali la cupidigia del guadagno."

  L'AUTORE – Cecil Clough, già docente all'Università di Liverpool (e prima alla Columbia University di New York, alla Harvard di Villa I Tatti, a Toronto e a Birmingham), dopo aver conseguito il Ph. D. ad Oxford proprio con un lavoro memorabile su Luigi da Porto, per sessant'anni ha continuato a raccogliere materiale documentario per illustrarne la figura e l'opera storica, votando, si può dire, l'intera sua vita a indagare le circostanze che intrecciano la vita del Vicentino a figure di primissimo piano e a congiunture nevralgiche della storia di Venezia e d'Europa. Clough, oltre che al da Porto, ha rivolto particolari cure anche a Pietro Bembo, Antonio Bonfini, Baldassarre Castiglione, Federico da Montefeltro, i della Rovere, e a Piero della Francesca e Raffaello. È uno dei maggiori studiosi inglesi di Machiavelli.

  INDICE DELL'OPERA – Con cordiale riconoscenza, Gino Benzoni - Nota del Curatore, Giovanni Pellizzari – Prefazione - Parte prima. Introduzione al testo - Capitolo I. La Redazione originale - Capitolo II. La pubblicazione delle Lettere storiche - Capitolo III. Le copie manoscritte - Capitolo IV. Classificazione delle copie - Capitolo V. Ricostruzione della Redazione originale - Capitolo VI. La natura delle Lettere storiche - Capitolo VII. Il valore delle Lettere storiche - Capitolo VIII. La vita di Luigi da Porto e la sua famiglia - Parte seconda. Il testo critico delle Lettere storiche – Indice - Nota al testo - Lettere di Messer Alvise da Porto, gentiluomo vicentino, e capitanio nell'esercito veneziano, intorno ai fatti d'arme nella Lombardia, nella Romagna, nella Marca Trivigiana, e nel Friuli, dall'anno 1509 fino al 1513 – Indici - Repertorio dei personaggi citati nelle Lettere - Repertorio delle località e degli eventi citati nelle Lettere - Indice dei nomi di persona