Sangue romagnolo. I compagni del duce Stampa E-mail

Giancarlo Mazzuca – Luciano Foglietta

Sangue romagnolo
I compagni del duce
Arpinati Bombacci Nanni


Minerva Edizioni, pagg.272, € 19,50

 

mazzuca sangueromagnolo  IL LIBRO – In pochi chilometri quadrati, nell'aspra e solatia Romagna, sono nati e vissuti, a cavallo tra l'800 e il '900, quattro personaggi che hanno cambiato la storia d'Italia.
  Quattro uomini che, nel bene e nel male, hanno cercato di cullare un sogno: la speranza di cambiare la misera realtà in cui erano nati, l'orgoglio di vivere una vita degna di essere vissuta e di realizzare, con le proprie forze, un mondo diverso, così distante dalla povera terra romagnola, che hanno continuato ad amare per tutta la vita.
  Benito Mussolini, Nicola Bombacci, Leandro Arpinati e Torquato Nanni, amici-nemici da sempre, potevano nascere solo nella Romagna di quegli anni, dove per dirla con le parole di Torquato, il vero intellettuale dei quattro, «la politica non è interesse e non è dottrinarismo: è azione, è passione, è ribellione». La loro vita sembra un romanzo: abbracciarono, nella loro gioventù, la causa socialista, ma poi, negli anni dell'interventismo, le loro strade si divisero e, dopo la Grande Guerra, le camicie nere di Mussolini deridevano Bombacci, allievo di Lenin e fondatore a Livorno del Partito Comunista d'Italia. Arpinati, a sua volta, era diventato Podestà di Bologna, mentre Nanni non abbandonò la causa socialista. Lottarono su fronti politici opposti, ma restarono amici per la pelle: se il duce aiutò (in segreto) economicamente il comunista Bombacci, il fascista Arpinati salvò il socialista Nanni che stava per essere linciato dai camerati fiorentini. Poi il drammatico epilogo del 1945: Bombacci morì accanto a Mussolini, a Dongo, e Nanni venne ucciso dai partigiani nel tentativo di salvare Arpinati nei pressi di Bologna.
  Divisi nella vita, uniti nella morte.

  DAL TESTO – "Nessuno dei due aveva mai abbandonato del tutto l'idea di lottare per l'elevazione materiale e morale del popolo minuto, del proletariato. Le prime idee, in proposito, di Mussolini risalgono addirittura al 1913 quando, parlando al teatro Bonci di Cesena, aveva detto: «Il socialismo non ha bisogno di Carlo Marx. Il nostro socialismo sarà una civiltà superiore, perché erediterà dalla società capitalista quanto vi ha di buono come la produttività sempre intensa e febbrile, eliminando quanto vi ha di nocivo come lo sfruttamento e la servitù». È, quello, il vero socialismo mussoliniano? Pensiamo di sì, perché, assieme a Nicola, il "Lenin di Romagna", l'arruffa-popoli di casa nostra inconsapevolmente impastato di massime evangeliche, ha cercato di rendere reale, fino all'ultimo, la socializzazione dei beni, di risolvere, una volta per sempre, il difficilissimo problema della lotta di classe. È trascorso appena un giorno e mezzo dalla partenza e il sogno di un'ultima, eroica, resistenza in Valtellina s'è già infranto. Mussolini e Bombacci vengono separati. L'uomo dalla barba biondastra, tendente al grigio, è catturato dai partigiani e raggiunge Musso, nei pressi di Dongo."

  GLI AUTORI – Giancarlo Mazzuca, romagnolo di Forlì, già direttore de "Il Resto del Carlino", del "Quotidiano Nazionale" e del "Giorno", è stato inviato speciale al "Corriere della Sera", vicedirettore a "Fortune" e alla "Voce" di Montanelli, caporedattore al "Giornale". Ha scritto diversi libri tra cui "Il leone di Trieste" (con Claudio Lindner), "La Fiat, da Giovanni a Luca" (con Alberto Mazzuca), "La Voce di Indro Montanelli", "I Faraoni" (con Aldo Forbice), "La Resistenza tricolore" (con Arrigo Petacco). Ha vinto premi come il "Saint Vincent economia", il "Campione d'Italia", il "Guidarello", il "Silone" e il "Montanelli". È stato parlamentare nelle file del Pdl. Collabora al "Quotidiano Nazionale" e a "Panorama".
  Luciano Foglietta, di Santa Sofia di Romagna, decano dei giornalisti romagnoli, ha scritto oltre venti libri tra cui: "Una valle per un'anima"; "Stalag IV B"; "I matti di Seguno"; "Un paese di frontiera"; "Il Boccaccio e l'usignolo"; "L'Elvira del caffé"; "Gian il contrabbandiere"; "All'ombra del Falterona"; "Preti e cioccolata"; "Storie di filo spinato" (con Davide Argnani); "Strapaese"; "Lassù sull'Alpe".

  INDICE DELL'OPERA – Prefazione, di Sergio Zavoli - Sangue romagnolo nota autori – Premessa - Parte Prima. Le strane coppie. Le valli della politica - Capitolo primo. Da sempre ribelli - Capitolo secondo. L'alba rossa del Novecento - Parte Seconda. Mussolini-Bombacci. Il nero e il rosso - Capitolo primo. Fino alla morte - Capitolo secondo. I due rivoluzionari - Capitolo terzo. Il "dux in fieri" - Capitolo quarto. Il sole dell'avvenire - Capitolo quinto. Marce su Livorno e Roma - Capitolo sesto. Mosca-Roma e ritorno - Capitolo settimo. L'ora della verità - Capitolo ottavo. Convergenze definitive - Sezione fotografica - Capitolo nono. Socializzazione utopistica - Capitolo decimo. Appesi per i piedi - Parte Terza. Nanni-Arpinati. Fratelli siamesi - Capitolo primo. Vincoli di sangue - Capitolo secondo. Salvate il "soldato" Neri - Capitolo terzo. Squadracce contro - Capitolo quarto. Sangue e schiaffi - Capitolo quinto. La caduta - Capitolo sesto. I confinati - Capitolo settimo. Gli ultimi carbonari - Capitolo ottavo. La trafila - Capitolo nono. "Cantos" di Malacappa - Capitolo decimo. "Io sono Arpinati" – Epilogo – Bibliografia - Ringraziamenti