Francesco Tassinari
Rasputin e la tragedia dell'ultimo zar
Società Editrice Il Ponte Vecchio, pagg.119, € 12,00
IL LIBRO – Il libro - che nella sezione degli inediti ha vinto il Premio Regione Toscana - ridà vita ad una delle grandi pagine della storia europea tra Ottocento e Novecento, quella della dissoluzione dell'impero zarista, le cui conseguenze avrebbero profondamente segnato pressoché l'intero Novecento. Con la curiosità che da sempre qualifica la sua narrativa e la sua poesia intorno al destino degli uomini e con una disposizione al racconto storico e allo scavo psicologico che nella sua produzione contraddistinguono in particolare alcuni grandi suoi libri come "Vite difficili" e "L'enigma dell'esistere", lo scrittore mette le mani in un groviglio di esistenze e in un vertice della storia capaci di prospettare di per sé curvature esistenziali di straordinaria rilevanza. Il racconto richiama infatti sulla pagina il segreto e le crudeltà dei giochi di potere, il fascino e gli enigmi di una figura inquietante come Rasputin, l'inarrendevole disposizione reazionaria e la mistica cecità di Nicola II, ultimo zar di tutte le Russie, e di sua moglie Alessandra Fëdorovna. In generale, Tassinari ci propone la storia di una catastrofe, la quale - per virtù della sua stessa violenza - mette a nudo come non mai il cuore degli uomini, la loro miseria, la loro inevitabile rovina. Ne esce per tutto questo un libro di grande fascino, dove il rigore della documentazione aggiunge al racconto, di per sé agile e coinvolgente, lo spessore di un saggio.
DAL TESTO – "Rasputin ricorda quello che anche l'ultimo muzik sa, e cioè che Nicola, subito dopo l'incoronazione ha pronunciato frasi di stampo del tutto autocratico. Poi una delegazione di liberali di Tver aveva fatto presente la necessità che dall'alto del trono si ascoltasse la voce delle necessità popolari e lo zar aveva replicato che era sua ferma intenzione difendere i sacri principi del proprio potere autocratico con tutte le forze possibili. Una frase infelice, come infelici erano stati tutti i suoi primi atti imperiali. Grigorij avverte un brivido al pensiero che quel sovrano e quella sovrana così affabili potrebbero anche non avere nessuna fortuna. E Rasputin sa anche che alla sua incoronazione la folla era stata parca di applausi per il nuovo sovrano, riservando i loro fervori solo all'imperatrice madre. Sì, colui che è stato quasi un decennio prima consacrato imperatore di Russia e rappresentante di Dio in terra, non ha avuto agli esordi e non ha nemmeno ora la fortuna al proprio fianco. "Il regno di Nicola è partito assai male e male va tuttora, e a ciò (ora Rasputin può notarlo) non è forse estranea una caratteristica dell'imperatore, che, pure se fisicamente dotato e a suo agio di fronte a migliaia di soldati in parata, si trova a disagio nei ricevimenti. Nelle riunioni che non siano strettamente private, appare tanto gentile quanto insicuro: sono momenti in cui i suoi occhi azzurri, più tristi che luminosi, chiedono piuttosto che ordinare. Un solo lato positivo rileva Rasputin in Nicola: la sua imperturbabilità di fronte agli eventi."
L'AUTORE – Francesco Tassinari, nato a Forlì, già insegnante in Istituti superiori, vive a Cesena. Ha pubblicato libri in versi e in prosa, per i quali ha vinto numerosi premi di livello nazionale e internazionale.
INDICE DELL'OPERA – Introduzione – I – II – III – IV – V – VI – VII – VIII – IX – X – XI – XII - XIII |