Viaggio alla Luna |
Ernesto Capocci
IL LIBRO – Le grandi biblioteche conservano enormi quantitativi di libri, documenti e manufatti di ogni genere e tipo. Preziosi o mediocri che siano, ciascuno di quei reperti potrebbe raccontare una storia, una avventura. E riuscire ad emergere, magari per il tempo effimero di una stella cadente, agli onori della cronaca o dello scoop. La vicenda può avere un inizio incerto o improbabile, o meglio ancora casuale od occasionale. È il caso di questa breve narrazione intitolata Relazione del primo viaggio alla Luna fatto da una donna l'anno di grazia 2057, scritta da Ernesto Capocci e pubblicata a Napoli in data 1857. Si tratta di un episodio forse minore della storia della scienza in Italia, di cui unica e superstite traccia documentaria può essere considerata, fino a diversa prova, il volumetto conservato nei magazzini della Biblioteca Nazionale di Bari con la collocazione "Busta A 260/11". DAL TESTO – "Io in questo non lasciava mai d'occhio la Luna già ingrandita alla vista mirabilmente, e mi accorgeva con grande soddisfazione, che difatti il suo moto verso oriente sempre più l'aveva appressata alla dirittura del nostro corso; sicché la desiderata carambola con noi non mi parea più tanto difficile. Ma eccoci finalmente all'ottavo giorno, e noi avevam già compiti i nove decimi del nostro viaggio. Il moto impressoci dal mortaio dell'Antisana si era immensamente ritardato, e quasi al tutto spento. Ma noi già eravam fuori della sfera di attrazione preponderante della Terra ed eravamo entrati in quella della Luna, che principiava a tirarci dolcemente a sé con forza sempre più accelerante. Il mio Arturo era radiante di gioia; io pure gioiva, ma alquanto impacciata ed attonita: Poiché e'mi diceva, tutto gongolante, che non rimaneva a far altro che la discesa a perpendicolo solo di un 20 mila miglia di altezza; ed io per verità non la credeva una bagattella. Mi rassicurava per altro una singolarità ch'io sentia nel mio essere: il mio corpo avea per intero perduto la gravità. Io poteva a mio bel talento muovermi pel chiusino anche verso il soffitto senza più poggiare i piedi sul pavimento! come se fossi una bolla di sapone o una silfide." L'AUTORE – Ernesto Capocci (1798-1864) fu matematico, astronomo, scrittore e direttore dell'Osservatorio di Capodimonte. Autore di numerosi trattati scientifici, tra i quali "Sopra un nuovo processo delle stelle del nostro sistema sidereo" (1852), "Sulle comete" (1857), "Osservazioni originali di Marte" (1863). INDICE DELL'OPERA – Prefazione - Vita di Ernesto Capocci - Capitolo I. Preludio - Capitolo II. Il bastimento celeste - Capitolo III. Tenebre di mezzanotte - Capitolo IV. Allunaggio - Capitolo V. Il vero mondo senza gente - Capitolo VI. Mirabilia magna |