Daniele Poto
Italia diseguale Poveri e ricchi nel Belpaese
Edizioni Gruppo Abele, pagg.192, € 14,00
IL LIBRO – L'Italia è un paese povero abitato da ricchi o, viceversa, un paese ricco abitato da poveri? La domanda, volutamente provocatoria, percorre il libro di Daniele Poto. L'analisi muove dalla povertà che attanaglia l'intero pianeta ma subito si addentra, come un racconto di avventura, nei meandri delle ragioni politiche e strutturali della crisi dell'Italia: un paese di vecchi e nuovi poveri, sei milioni in totale, con il rigonfiamento di una classe media che si inabissa portando involontariamente a fondo l'economia e che lo Stato colpevolmente non sostiene. Per arrivare alla meta finale il testo affronta la povertà da molteplici punti di vista, che diventano altrettanti capitoli: la politica drogata dei derivati, l'accanimento sulle pensioni, la politica fiscale, lo "sfogo" della beneficienza, il mancato reddito di dignità o di cittadinanza, lo scenario internazionale, l'etero-direzione del Brussels Group e molto altro ancora.
DAL TESTO – "L'Italia è in stagnazione anche morale. Prudente, guarda alla finestra, fa sempre meno figli. E perde 100.000 unità all'anno (Rapporto ISTAT giugno 2015) con il compenso della moderata residenzialità degli stranieri, più o meno comunitari, mentre l'età media nazionale supera i 44 anni. Ricchi sempre più ricchi, poveri sempre più desolatamente poveri. Ne è cosciente la presidente della Camera Laura Boldrini che, presentando il suo libro il 14 aprile 2015, ha messo al centro delle proprie preoccupazioni questo insoluto bubbone: «La priorità è combattere la disuguaglianza. È la madre di tutti i problemi. Che aspettiamo a metterla al centro dell'agenda politica? Dobbiamo aspettare che la gente venga a dare l'assalto alla fortezza?». La povertà infatti è, senza ombra di possibile smentita, una priorità che dovrebbe avere la freccia del sorpasso su tutti gli altri post it dell'agenda politica. "La crisi in fondo è riassunta dalla lettera D: disoccupazione, diseguaglianza, distribuzione della ricchezza. Tre indicatori che riconducono all'esito finale: la povertà. Con l'indice di disoccupazione all'11,5 (dato ISTAT, novembre 2015) e lo stupefacente 39,8 per cento per le fasce giovanili, non c'è attualmente speranza di salvezza per l'Italia. E un ragionamento di senso comune ci fa comprendere come il debito chiami il debito. I dati del 2013 mostrano l'altissimo prezzo pagato con la crisi. La Commissione UE sull'occupazione, sezione «Employment and Social Development in Europe review», stima che in Italia il 12 per cento degli occupati non riesca ad arrivare alla fine del mese (la gestione arriva nei casi migliori alla famosa terza settimana). Non c'è da andare troppo fieri perché ne ranking europeo solo Romania e Grecia sono messe peggio dell'Italia. Alto è anche il numero degli homeless (probabilmente sottostimato, non tutti si avvalgono di strutture di solidarietà): 50.000 con larga prevalenza stanziale nel Nordovest (36,8 per cento sul totale). Risultato di una crisi che ti sbatte per strada. Intanto, per il target della lotta alla povertà, l'ONU ha lanciato 17 nuovi obiettivi di sviluppo sostenibile da realizzare entro il 2030. Il titolo è «Sconfiggere la povertà e la fame nel mondo, ridurre le diseguaglianze, tutelare l'ambiente». Nell'arco di 15 anni si propone l'autentica sfida del millennio."
L'AUTORE – Daniele Poto, giornalista sportivo che per lungo tempo ha lavorato nella redazione di "Tuttosport", oggi collabora con l'associazione Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie. Nel 2012 è uscito il suo ultimo scritto "Azzardopoli 2.0. Quando il gioco si fa duro...le mafie iniziano a giocare" (per i Quaderni di Libera con Narcomafie, Edizioni Gruppo Abele, 2012).
INDICE DELL'OPERA – Diseguaglianze – Politiche – Contraddizioni - Prospettive versus realtà - Bibliografia minima |