Sul Monte Athos Stampa E-mail

Fabrizio Ardito

Sul Monte Athos
Viaggio nell'anima senza tempo della Montagna Sacra


Ediciclo Editore, pagg.158, € 15,00

 

ardito monteathos  IL LIBRO – Il primo reportage italiano sul Monte Athos. A piedi tra sentieri e monasteri della Montagna Sacra: storia, spiritualità, paesaggio. In appendice, tutte le informazioni pratiche per organizzare il viaggio.
  Sul Monte Athos, all'estremità del "dito" più orientale della penisola Calcidica, la vita scorre, per molti versi, simile a mille anni fa. Un'isola di silenzio, spiritualità e preghiera che, da sempre, accetta sul suo territorio solo uomini come, secondo la tradizione, Maria avrebbe richiesto ai suoi primi eremiti. Monte Athos fa parte della Grecia e dell'Europa, ma è in realtà una piccola repubblica autonoma, governata dagli abati dei suoi venti monasteri ortodossi. Per il mondo ortodosso questo è il luogo sacro per eccellenza, e il pellegrinaggio ai piedi della Montagna Sacra – in greco, infatti, il luogo è detto Ághion Óros – è un rito di passaggio fondamentale per greci, bulgari, rumeni, serbi, macedoni e russi. Il reportage di Fabrizio Ardito, viaggiatore e camminatore, ci guida negli imponenti refettori affrescati o nel buio delle chiese durante la preghiera della notte, dove l'epopea di Bisanzio sembra ancora viva e vitale, o ci accompagna nelle mattine, silenziose e assolate, lungo le mulattiere che corrono tra le rocce e il mare della penisola. Fino alla vetta della Montagna Sacra che, vertiginosa piramide a picco sul mare, offre lo spettacolo incomparabile dell'intero Egeo settentrionale, con la costa dell'Asia Minore che fa capolino tra le brume in lontananza. In appendice, tutti gli aspetti pratici di un viaggio sul Monte Athos: come ottenere il visto, come fare a ricevere l'ospitalità, cosa portare con sé. Con una piccola guida ragionata ai sentieri più interessanti della Montagna.

  DAL TESTO – "Il primo monastero atonita non si scorda mai. A poche centinaia di metri di distanza da Dafni, un piccolo bivio lascia sulla destra la strada sterrata che conduce alla capitale (dove il nostro autobus sferragliante si ferma solo se qualcuno ha richiesto con la dovuta decisione lo stop al guidatore) e porta rapidamente ai cancelli di Xeropotamou. Arroccato a un centinaio di metri di quota sul mare, il monastero è dedicato ai Quaranta Martiri ed è stato fondato, a quel che ci dicono le fonti storiche attendibili, pochi anni dopo la Grande Lavra, intorno all'anno Mille. Anche se, secondo le leggende a cui ancora molti monaci sembrano prestare fede, la sua fondatrice sarebbe stata addirittura l'imperatrice Elia Pulcheria, santa sia per la chiesa ortodossa che per quella cattolica, che fu reggente del trono di Bisanzio durante la minore età di suo fratello Teodosio II, nel corso del IV secolo. Il suo fondatore storico Pavlos Xeropotaminos non fu però un discepolo di Atanasio, il fondatore di Lavra, ma anzi fu uno dei monaci più agguerriti nel denunciare i rischi dell'allentamento delle regole ascetiche. Tanto da recarsi a Bisanzio, insieme a una folta delegazione di atoniti "conservatori", per denunciare Atanasio e le sue idee troppo vicine a quelle del mondo secolare. In passato, Xeropotamou controllò un territorio molto ampio e, prima della fondazione di Simonopetra, Grigoriou e Dyonisiou, confinava con il lontano Aghiou Pavlou, costruito ai piedi della vetta di Monte Athos. La chiesa di Xeropotamou, restaurata nel Settecento, è anch'essa dedicata alla memoria dei Quaranta Martiri: un gruppo di soldati della XII legione Fulminata (che, nonostante il significato attuale della parola in italiano, vuol dire "portatrice della saetta" e non "incenerita dal fulmine", che sarebbe stato un nome poco beneaugurante e decisamente in stile Wile E. Coyote) che sarebbero stati uccisi a Sebaste, in Armenia. Durante le violente persecuzioni contro i cristiani scatenate dall'imperatore Licinio negli anni seguenti al 316 dopo Cristo. Probabilmente fu la loro indole militare a portare al miracolo che vide come protagonista il sultano Selim I, a cui i quaranta legionari apparvero in una visione bellicosa per promettere al comandante turco un aiuto soprannaturale nelle sue guerre contro gli arabi. In cambio, Selim e i suoi discendenti s'impegnarono a restaurare il monastero - che come spesso accade da queste parti era stato distrutto dai pirati -, a cancellare i debiti accumulati con l'erario ottomano e a fornire per sempre l'olio necessario alle lampade che brillano davanti all'icona dei santi. Il monastero, all'ottavo posto nella gerarchia atonita, conserva anche il frammento più imponente della Vera Croce che s'incontri sulla Montagna Sacra, racchiuso in un crocifisso di legno."

  L'AUTORE – Fabrizio Ardito, nato a Roma nel 1957, dove vive, è giornalista e fotografo da una trentina d'anni. Tra le sue passioni, le più profonde sono quella per i luoghi sotterranei – grotte e ipogei storici – e l'amore per il camminare, soprattutto lungo i grandi itinerari europei. Ha scritto diversi libri su questi argomenti, oltre che numerose guide, soprattutto per Touring Editore. Tra i volumi più recenti ci sono "Peregrinos", dedicato al Cammino di Santiago, "Le fortezze dell'Eresia" ispirato dai sentieri degli eretici Albigesi, "Italia a piedi" e "Viaggio dell'Italia sotterranea".

  INDICE DELL'OPERA – Introduzione – Ouranopolis - Lungo la costa - Dafni e Xeropotamousiou, Karyes e Koutloumousiou - La costa di nord-ovest: Hilandar, Vatopedi ed Esphigmenou - Il sud-ovest: Zografou e Konstamonitou - La costa nord: Pantokratoros, Stavronikita e Iviron - Nelle montagne dell'interno: Philotheou e Karakalou - La costa sud: Simonopetra, Grigoriou, Dionysiou e Aghiou Pavlou - La punta della penisola: Megisti Lavra e Prodromos - La vetta - Kerasia e Aghia Anna – Epilogo - In cammino sul Monte Athos - Informazioni utili - Bibliografia ragionata - Le immagini