Salvate il soldato pallone Stampa E-mail

Niccolò Mello

Salvate il soldato pallone
Calcio e Seconda guerra mondiale


Bradipolibri, pagg.160, € 14,00

 

mello salvate  IL LIBRO – Questa è la storia di tante storie, un libro di guerre, guerre vere, e di paci, paci fragili. Un libro «realista»: spoglia le metafore delle loro paillettes per riconsegnare le parole al significato originale. «Massima punizione» non diventa semplicemente un tiro dagli undici metri, tanto per rendere il concetto, ma rimane la punizione massima, senza virgolette.
  È un libro che ricostruisce e restituisce pezzi di esistenze e di uomini, senza nulla togliere ai rimbalzi di quello sport che, inventato dagli inglesi, continua a stregarci, a sfigurarci, detonatore anch'esso di battaglie cruente e non, scandite da ritmi e moventi pericolosamente religiosi. Niccolò Mello è un archeologo dei sentimenti, delle notizie, degli scaffali. Recupera, seleziona, mette ordine là dove i dati possono confondere. Non teme la polvere e non cerca la frase a effetto: non ne ha bisogno. Cerca l'effetto della normalità, docile o cinica che sia. «Salvate il soldato pallone» aiuta a distinguere, a tenere sveglio il ricordo, che poi è conoscenza, cultura, libertà. Mai voltarsi dall'altra parte. Mai. I mostri non aspettano altro.
  "Salvate il soldato pallone" è il racconto di undici coppie di calciatori che sono stati coinvolti nel dramma della Seconda Guerra Mondiale. Ognuna delle coppie è formata da calciatori che sono stati amici o compagni di squadra.
  Il libro racconta sia le loro imprese sportive che il loro legame con le vicende belliche.
  Alcuni di questi calciatori sono stati perseguitati e sono morti, molto spesso in un lager, altri hanno combattuto al fronte, altri ancora si sono dati alla fuga, uno addirittura si è trasformato in un efferato criminale al soldo dei nazisti.
  Un libro che dunque rievoca i 70 anni della fine della Seconda Guerra Mondiale attraverso storie calcistiche meno note e spesso dimenticate.

  DAL TESTO – "In campo erano due mediani, più dediti al contenimento che alla costruzione. Poi, negli anni ruggenti della guerra, decisero di passare all'azione, come veri centravanti d'assalto. Bruno Neri e Vittorio Staccione sono due dei tanti partigiani italiani che provarono a combattere la dittatura fascista e trovarono la morte. Non era soltanto il ruolo ricoperto su un rettangolo di gioco ad accomunarli, ma anche l'amore per la libertà e la voglia di lottare contro tutte le ingiustizie. La loro estrazione sociale era differente. Vittorio era nato in una famiglia di operai torinesi, Bruno faceva parte della piccola e media borghesia faentina. Ma entrambi si ritrovarono dalla stessa parte quando si trattò di imbracciare un fucile e combattere per la Patria. A conferma del fatto che nella lotta al nazifascismo trovarono spazio diverse anime.
  "Come moltissimi ragazzi torinesi d'inizio secolo, anche Vittorio Staccione, nato nel quartiere Madonna di Campagna a Torino nel 1904, si appassionò al calcio. Incominciò a giocare nei polverosi campi di periferia, dove il suo talento non passò inosservato: fu Enrico Bachmann, affermato giocatore del Torino, a scovarlo e portarlo in granata. Vittorio crebbe nel settore giovanile del club, mettendo in mostra buone doti di corsa e dinamismo. A 20 anni la sua costanza venne premiata con l'esordio in prima squadra, contro l'Hellas Verona: giocò un buon match, al posto di Giuseppe Aliberti e al fianco di una vera e propria istituzione come Emilio Janni, uno dei più bravi calciatori italiani del periodo. Racimolò due presenze in quella stagione, prima di essere girato in prestito alla Cremonese, in Prima Divisione, allora la terza serie del campionato italiano."

  L'AUTORE – Niccolò Mello, nato a Biella il 22 maggio 1982, è il redattore sportivo del bisettimanale "il Biellese". In passato ha lavorato anche al quotidiano "Tuttosport" di Torino. È un grande appassionato di storia del calcio e cura anche un blog sull'argomento: http://rovesciatavolante.blogspot.com. "Salvate il soldato pallone" è il suo primo libro.

  INDICE DELL'OPERA – Prefazione, di Roberto Beccantini - Gottfried Fuchs e Julius Hirsch - Istvan Toth e Geza Kertesz - Friedrich Scherfke e Marian Spoida - Lucien Laurent e Alexandre Villaplane - Bruno Neri e Vittorio Staccione - Dino Fiorini e Mario Pagotto - Oskar Rohr e Oscar Heisserer - Alceo Lipizer e Bruno Quaresima - George Smith e Bernhard "Bert" Trautmann - Wilf Mannion e Tom Finney - Fritz Walter e Toni Turek - Ringraziamenti