Tra le rovine dell'impero sovietico |
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Almerico Di Meglio
DAL TESTO – "La notte fra il 7 e l'8 dicembre 1991 in Bielorussia veniva sciolta l'Unione Sovietica e nasceva una nuova entità slava. Negli stessi momenti a Tashkent preparavo, dopo tanto girovagare tra le rovine dell'impero, i bagagli per rientrare finalmente a Mosca con l'unico reportage "complessivo" dalle repubbliche che un giornalista avesse potuto compiere nel caos di un Paese che si sfaldava. L'AUTORE – Almerico Di Meglio (Napoli, 1948) giornalista professionista dal 1981, già inviato speciale all'estero e notista di politica italiana. Vive tra Napoli, l'isola d'Ischia e Parigi. Ha fatto parte dal 1979 al 2009 della redazione de Il Mattino di Napoli. Caposervizio e inviato della Redazione Esteri ha scritto da molti Paesi: dall'Europa dell'Est e dell'Ovest divise dalla Cortina di Ferro agli Stati Uniti e al Canada, dall'America Latina all'Africa Australe e del Nord, dall'Asia centrale e segnatamente dall'ex Unione Sovietica. Successivamente ha lavorato alla Redazione Politica. È esperto di relazioni Est-Ovest, di questioni geopolitiche e geostrategiche. Centinaia le interviste: capi di stato e di governo, ministri, personalità della politica, della cultura, dal segretario del Pcus Mikhail Gorbaciov a dirigenti e personalità delle repubbliche ex sovietiche, dai ministri della Difesa Usa Weinberger e Carlucci ai leader del Sud Africa nel decennio che ha preceduto l'abolizione dell'apartheid. E' stato testimone di eventi storici come il primo trattato di disarmo nucleare al vertice Reagan-Gorbaciov di Washington; il crollo del Muro di Berlino; la fine di Ceaucescu; il confronto politico e armato in Africa australe fino all'abolizione dell'apartheid e alla liberazione di Mandela in Sud Africa; lo sgretolarsi dell'impero sovietico (il cui capitolo finale fu il reportage dalle ex repubbliche dell'Urss che si svolse dal fallito golpe di agosto allo scioglimento dell'Unione Sovietica nel dicembre 1991); l'attacco del terrorismo islamico agli Stati Uniti; il semestre di presidenza italiana dell'Ue all'indomani della moneta unica e con l'allargamento dell'Unione all'Est. Una profonda amicizia lo ha legato a François Fejtö. Ha partecipato a numerosi convegni promossi da organizzazioni culturali e politiche, sedi diplomatiche, università. È anche autore di una raccolta di poesie. INDICE DELL'OPERA – Introduzione, di Stefano Monti Bragadin – Premessa – 1. La "latina" Moldavia (Inizia la de-russifìcazione - Mircea Sengur: «Siamo come voi, aiutateci!» - Andrei Keptine: «Crisi insuperabile? Possiamo farcela» - Nel 1812 lo zar - Tra i ribelli del Dniestr - Iurie Roşca: «Basta Urss, uniamoci alla Romania» - Alexandru Moşanu: «No! È prematura la riunificazione con Bucarest» - Il risveglio spirituale: da 200 a 5.000 sacerdoti in tre anni) – 2. Kazakhstan, l'ex laboratorio dell'amicizia dei popoli (Alma-Ata, il "padre delle mele" - L'opposizione: «Stranieri in casa propria» - Erik Asanbaiev: «La nascita di un colosso» - In giro per l'immensa steppa kazakha - Burkitbaj Ajagan: «Siamo gli ultimi figli di Gengis Khan» - Patto con la Russia per il disarmo nucleare e per il futuro) – 3. Tagikistan, prove di guerra civile (Il Picco del Comunismo - Rahim Masov: «Condannati a vivere insieme» - Abdujalil Samadov: «Fondamentalisti islamici, noi?» - Gattopardi ai piedi del Pamir - "Montagne" di ricchezza - Una serata al ristorante "Michele Placido") – 4. Kirghisia, lo scienziato presidente (Uomini contro al crocevia di Osh - Il "miracolo" di Akaiev) – 5. Turkmenistan, lo "scatolone" di sabbia dell'impero (Miraggi tra i dromedari - Un sogno nel deserto) – 6. Armenia, terra di duri (Un fiume di sangue sui monti - Telman Gdlyan: «Gorbaciov? Un pessimo giocoliere» - La guerra non ferma il business - Tra i deputati: «Nel Karabakh difendiamo l'autodeterminazione» - Raffi Hovannisian: «Dalla California con un piano di pace») – 7. Georgia, bella ma frammentata (Ora il Libano è nel Caucaso - Tenghis Sigua: «Gamsakhurdia? Un dittatore» - Il Paese dei troppi condottieri - Besarion Gugushvili: «Se la democrazia marcia col fucile» - Da Roma a Pechino, via Tbilisi) – 8. Azerbaigian, il Paese del petrolio (Figli di Ataturk, non di Khomeini - Abulfaz Elcibej: «Iran, in guardia, stiamo per arrivare» - Defà Gulij-Zadé: «Vittime dell'"impero del male"» - Korkhmaz Imanov: «La rapina è finita» - Tutti d'accordo: «Mosca dietro le stragi») – 9. Ucraina, la culla della cultura slava orientale (Ucraini liberi, ma a metà - Vitold Fokin: «Ancora insieme, per il momento» - Grigorij Ptjatachenko: «Fratello russo, sei un Caino» - Guerra di religione - Ombre russe sulla Crimea. La penisola contesa tra Mosca e Kiev - Una nazione giovane mille anni - Storici ucraini: «Il comunismo è finito. Ci è costato 9 milioni di morti» - Parentesi all'aeroporto) – 10. Bielorussia, i "cugini" poveri (La nazione paziente che non si arrende mai - La complessa transizione verso un futuro incerto) – 11. Uzbekistan, il Paese del cotone (Rispunta il Triangolo d'Oriente - Aspettando la Fiat - Abdullah Ismailov: «Liberi a La Mecca» - Erk, il partito di opposizione, sogna un sistema democratico) – 12. La Russia, il Centro dell'impero (E la fuga da Mosca continua - Tra i giovani cova la rivolta - La ricetta del mago per diventare ricchi) - A colloquio con Dominique Moïsi – Appendice (A. Nascita, crescita e crisi di un Impero (1905-1989) - B. La dissoluzione dell'Urss (1990-1991)) - Scheda e carte URSS |