Viaggio in India |
Joseph Rudyard Kipling
IL LIBRO – Joseph Rudyard Kipling aveva poco più di vent'anni e un'immensa sete di avventura quando, alla fine dell'Ottocento, decise di addentrarsi nell'India più magica e remota. Il suo viaggio, compiuto utilizzando ogni mezzo disponibile - dai treni affollati di vagabondi fino alla groppa di un'elefantessa nervosa - restituisce al lettore immagini dal fascino intramontabile: il maestoso Taj Mahal di Agra, la città rosa di Jaipur, la mitica roccaforte di Amber. Sullo sfondo, le parole senza tempo dei personaggi misteriosi e straordinari incontrati lungo la via, nel cuore dei regni governati dagli ultimi discendenti dei sanguinari guerrieri Rajput e custoditi da una saggezza che soltanto la penna di un Premio Nobel per la Letteratura avrebbe potuto raccontare. DAL TESTO – "Lo Stato di Udaipur, se lo giudichiamo in base al metro della civilizzazione, è arretrato tanto quanto quello di Jaipur è uno Stato avanzato. È allergico alle visite inglesi e, a onor del vero, riesce bene a trasmettere la sua scontrosità in merito. Eppure, dove c'è un abitante inglese, un dottore, un ingegnere, l'ufficiale preposto e un missionario, ci deve essere anche un servizio postale giornaliero. E c'era. L'inglese, disse un tizio, poteva andare con quello, se voleva. All'improvviso, l'inglese ebbe un'illuminazione, e si rese conto che la sua casta non era tenuta in grande considerazione in quei pascoli pietrosi del Mewar, tra quei signori dall'andatura dinoccolata, generosamente addobbati di armi. Il servizio postale consisteva nel fantasma di una tonga, con la stoffa a brandelli e la copertura tutta rappezzata, sporchissima dentro e fuori, ed era proprietà di Sua Maestà. C'era un'altra tonga, un'aramtonga, ma non era per l'inglese. Era riservata a un rajput thakur che andava a Udaipur con il suo codazzo. Il thakur si presentò in velluto rosso con un turbante azzurro, una pistola - come quelle in dotazione all'esercito - una sciabola e cinque o sei accompagnatori, anch'essi armati di sciabole; l'inglese prese atto della situazione. Ora, la tonga del servizio postale aveva una ruota che poi doveva diventare la Ruota della Fortuna, e portare a scoprire molte cose curiose. Due cavallucci giallastri e malaticci furono estratti da una montagna di letame e attaccati alla tonga; dopo una meditata decisione il servizio postale di Sua Maestà partì, seguito dal thakur." L'AUTORE – Joseph Rudyard Kipling nacque a Mumbai nel 1865. Inizio a scrivere giovanissimo, legando il suo nome a capolavori come "Il libro della giungla" (1894), "Capitani coraggiosi" (1897), "Kim" (1901) e "Puck delle colline" (1906). Viaggiatore instancabile, è stato autore – oltre che di "Viaggio in India" – di numerosi reportage che, insieme alle tante poesie e ai disegni con cui ha illustrato alcune sue opere, completano un percorso artistico culminato con la vittoria del Premio Nobel nel 1907. Morì a Londra nel 1936. INDICE DELL'OPERA – Introduzione. I quattro punti cardinali dell'India di Kipling, di Ugo Cundari - I. Del principio di tutte le cose. Il Taj e il turista. Il giovanotto di Manchester e qualche riflessione morale - II. Dell'incanto del Rajputana e di Jaipur, la città dei turisti. Di colui che la fondò e dell'artefice della sua bellezza. In cui si spiega lo scopo e l'utilità di un allevamento di cavalli invece di spiegare cose più importanti - III. In cui non si dà alcuna descrizione della città morta di Amber, ma si forniscono informazioni dettagliate su un cotonificio - IV. Il tempio di Mahadeo e le usanze di chi viaggia in India. L'uomo dei serbatoi dell'acqua e ciò che sapeva. La voce della città e quello che racconta. Personaggi vari e l'ospedale. La casa delle meraviglie di Jaipur e i suoi costruttori - V. In cui si parla della taccagneria del governo supremo. Il Palazzo di Jaipur. La casa del piacere di un gran re e l'opera dei servitori dello Stato - VI. Come la posta di Sua Maestà partì verso Udaipur e rimase a metà strada - VII. I figli del sole e la loro città. La casta del Segno del Cappello e i suoi meriti. L'opera di un uomo buono nella desolazione - VIII. Discorsi e fatti vari sulla natura, l'arte e l'indole del re e dei suoi sudditi - IX. Di una caccia al cinghiale che si trasforma in un agguato alle pantere. Partenza da Chittor - X. Un po' di storia di Chittor e le malefatte di un'elefantessa - XI. In cui si dimostra una volta per tutte l'esistenza della Torre Nera visitata dal giovane Rolando e dell'orco che spaventa i bambini - XII. La storia del bhumia di Jhaswara e la visita alla casa delle Strane Storie. Si dimostra perché il vagabondo sia l'uomo più felice della terra e appartenga al migliore ordine cavalleresco dell'Impero. Proposta per migliorare il personale di due amministrazioni - XIII. Dove vive il re e i suoi possedimenti. Ancora qualche considerazione sulla casta del Segno del Cappello - XIV. Tra gli Houyhnhnm - XV. Degli effetti sorprendenti della riduzione degli stipendi e dei piaceri del vagabondo. Si descrivono le condizioni della strada di Bundi e il tradimento del Ganesha di Situr - XVI. La commedia degli errori e lo sfruttamento di Bundi. Il reietto del dispensario e i ragazzi di una scuola. Gli stemmi del Rajasthan e altre inezie - XVII. In cui si dimostra che ci può essere poesia in una banca e si tenta di descrivere le meraviglie del Palazzo di Bundi - XVIII. Di una notte tra la Barbarie e poi la partenza verso la Civiltà. Come un amico può essere anche troppo puntuale all'appuntamento - XIX. Si ritorna alla ferrovia, dopo alcune considerazioni sull'amministrazione dell'Impero; quindi a casa, non prima di porgere le scuse al lettore che ci ha seguito fin qui - Nota al testo - Glossario |