Evgenij Maximovič Primakov
Dall'Urss alla Russia Le memorie dell'uomo che da capo dello spionaggio e da primo ministro con Eltsin ha guidato la politica russa verso la stabilità di Putin
Valentina Edizioni, pagg.312, € 12,00
IL LIBRO – Uomo del sistema sovietico, ma non acritico, ed esponente della Russia post-sovietica, ma leale verso il passato, Evgenij Primakov - scomparso a Mosca il 26 giugno 2015, all'età di 85 anni, dopo una lunga malattia - fornisce in questo libro una preziosa testimonianza dall'interno sulle trasformazioni avvenute a Mosca dal crollo dell'Urss a oggi, e della politica internazionale del Cremlino in anni difficili. Dietro le quinte e alla ribalta, è stato testimone e protagonista di eventi epocali: autorevole giornalista e specialista di Medio Oriente negli anni di Brežnev, membro dell'Accademia delle Scienze, capo dei servizi di spionaggio dell'Urss nel tramonto di Gorbaciov e poi con Eltsin, quindi ministro degli Esteri e poi Primo Ministro della Federazione Russa. Di grande interesse per gli storici e gli studiosi di politica internazionale, il libro è godibile anche per il lettore non specialista. Dall'adolescenza in Georgia all'università a Mosca fino alla carriera accademica e alla grande politica: l'ambiente dello spionaggio, le perduranti rivalità con la Cia e i servizi inglesi malgrado i nuovi rapporti; gli sforzi per mantenere alla Russia il ruolo internazionale che le compete, quale grande paese e potenza nucleare pur nel fallimento politico-economico del sistema sovietico; quindi le schermaglie diplomatiche con la Casa Bianca, la guerra della Nato a Milosevič e l'allargamento della Nato stessa, il conflitto del Golfo e il ruolo dell'autore, sommo arabista, nei tentativi di prevenirlo, anche con intensi contatti personali con Saddam. E c'è, naturalmente, il Cremlino di Eltsin, con la guerra di Cecenia e visioni dall'interno delle manovre degli oligarchi e gli intrighi della "Famiglia", che organizzò l'estromissione di Primakov dalla carica di primo ministro: nella salvaguardia di lealtà personale verso Eltsin, si ha un quadro impietoso del nido di vipere e di affaristi intorno a lui, nello sfascio del vecchio sistema e nell'affermarsi di un capitalismo selvaggio. Nella retrospettiva di anni turbolenti, l'autore guarda positivamente alla Russia odierna, che con Vladimir Putin ritrova una sua stabilità malgrado la minaccia dalla Cecenia del terrorismo islamico sul quale è necessario il comune impegno internazionale.
DAL TESTO – "Putin, come persona, mi piace. Fui molto compiaciuto che dopo la mia destituzione dalla carica di primo ministro mi chiamò e si offrì di organizzarmi un incontro con la direzione dell'Fsb. Risposi che sarebbe stato un piacere per me recarmi al quartier generale dell'Fsb, ma lui replicò "no, no", i responsabili della direzione dell'Fsb sarebbero stati lieti di farmi visita. E così questo incontro informale, durante il quale parlarono entusiasticamente di me, ebbe luogo nella mia dacia. Era una questione molto seria e dubito che Putin abbia rivelato a qualcuno la sua visita, e soprattutto quella della dirigenza dell'Fsb, alla mia dacia. "Quando era ormai primo ministro, Putin partecipò ai festeggiamenti per il mio settantesimo compleanno, tenutisi in un ristorante di Mosca piuttosto modesto, in compagnia di alcuni amici. Putin sapeva che non avevo invitato nessuno dei più intimi consiglieri di Eltsin, che a quel tempo non aveva ancora annunciato le proprie dimissioni. Putin non solo prese parte alla festosa serata, ma pronunciò anche parole molto gentili nei miei riguardi. "Tutto ciò ha contribuito senza dubbio a far crescere la mia simpatia per Putin. Credo abbia apprezzato la mia decisione di non candidarmi alla presidenza come suo avversario. Lo informai personalmente che non mi sarei candidato. Non che avessi qualche chance di vincere: non ne avevo nessuna, in quanto le fila del gioco erano nelle mani di coloro che avevano il controllo dei mass media. Inoltre Putin stava guadagnando popolarità, soprattutto dopo essersi assunto la responsabilità di agire in modo risoluto contro i separatisti e i terroristi ceceni. La mia partecipazione alla corsa elettorale, comunque, avrebbe potuto intralciare un'elezione decisiva di Putin, che così vinse invece al primo turno."
L'AUTORE – Evgenij Maximovič Primakov (1929-2015) è stato dal 2001 presidente della Camera di Commercio e Industria della Federazione Russa, e membro dell'Accademia delle Scienze della Russia. È stato presidente del Soviet delle nazionalità, una delle due camere del Soviet Supremo dell'Unione Sovietica (1989-1991) e membro del Politburo del partito comunista sovietico (1989-1991). Capo dei servizi di spionaggio dal 1991 al 1996, è stato ministro degli Esteri (1996-1998) e Primo Ministro (1998-1999). Quale studioso è stato direttore dell'Istituto di Orientalistica dell'Accademia delle Scienze dell'Unione Sovietica, e quindi direttore dell'Istituto per l'economia mondiale e le relazioni internazionali.
INDICE DELL'OPERA – Prefazione. Trasformazioni e continuità, di Fernando Mezzetti – Capitolo 1. Guidato dal destino – Capitolo 2. La difficile liberazione dall'ideologia – Capitolo 3. La guerra che si poteva evitare – Capitolo 4. I paradossi della perestroika – Capitolo 5. Nei servizi segreti – Capitolo 6. Al ministero degli Esteri – Capitolo 7. La forza o altri metodi – Capitolo 8. La polveriera del Medio Oriente – Capitolo 9. Capo del Governo - Capitolo 10. La famiglia, il presidente ed io - Capitolo 11. Operazione legittimo erede |