Carlo Vecchione
Della sapienza riposta della letteratura antica seguita da Dante
Victrix Edizioni, pagg.224, € 19,00
IL LIBRO – Della sapienza riposta della letteratura antica seguita da Dante di Carlo Vecchione è un testo del 1850 che si colloca nella linea "esoterica" degli studi su Dante. Suscitò grande empatia nel Rossetti, che ne fece materia per i suoi studi. Nella vastità di testi dedicati al Sommo Vate, quest'opera appare particolarmente degna di nota per l'intento interpretativo che si propone, cercando di penetrare nel linguaggio ascoso che vela il Mistero contenuto nel poema. "Se in generale è malagevole l'intelligenza di uno o altro luogo di qualunque scritto, mentre ne rimane ignoto il primario pensiere, assai più diviene ardua l'impresa in un'opera disegnata e condotta come la Divina Commedia. E non disse apertamente il poeta, che i suoi pensieri erano involti in un velo? E non eccitò i suoi lettori ad assottigliar l'ingegno per discoprirgli ? [...]" L'intenzione dell'autore è, quindi, ricollegare il "poema sacro" all'arcana sapienza di cui è nutrita tutta la storia del pensiero esoterico dall'antichità. Lo stesso Dante, secondo il nostro autore, lo palesò. Quando nel Convito racconta (...): «E siccome esser suole che l'uomo va cercando argento, e fuori della intenzione trova oro, lo quale occulta ragione presenta, non forse senza divino imperio; io che cercava di consolare me, trovai non solamente alle mie lagrime rimedio, ma vocaboli di autori, e di scienze, e di libri, li quali considerando giudicava bene, che la filosofia, la quale era donna di questi autori, di queste scienze, e di questi libri, fosse somma cosa». Queste parole sono una certa indicazione che Dante si ricollega a "locuzioni erudite e filosofiche", questione che tiene lo scopo di questo testo "lungi da quello de' precedenti espositori della Divina Commedia", avviandolo ad una raffinata ed importante lettura del poema secondo le "cose appartenenti all'indole dell'antica letteratura". Non è, di fatto, sua intenzione con questo testo aggiungere un saggio alla storia dell'antica letteratura, "ma di porre innanzi agli occhi del lettore ciò che taluni fra gli antichi in tali materie sentirono, e di mostrar che Dante seguì appunto quella scuola." Ed ecco il suo proposito: "Adunque mi studierò di provare essere stata opinione di molti fra gli antichi, che la primitiva sapienza nacque in Egitto; che ne furono autori i sacerdoti di quel popolo; che i medesimi la serbarono arcanamente custodita; che per l'uopo inventarono un sottile linguaggio, il quale insinuava le sue significazioni fra le cose dette apertamente; che di quest'arcana sapienza, accompagnata all'arcano linguaggio, si componevano principalmente i misteri; che anche con siffatto linguaggio la scienza sacerdotale, e i misteri passarono in Grecia; che da questa scuola uscirono i primi poeti; che ad esempio de' poeti anche i filosofi si avvalsero della elocuzione artifiziata; che le regole della stessa erano insegnate da' Grammatici; e che questo modo di scrivere si conservò sino a' tempi di Dante, del Petrarca, e del Boccaccio, i quali vi si attennero nello loro opere. "...E mi studierò di provare, che la Divina Commedia fu composta dal suo autore ad imitazione de' più illustri poeti dell'antichità, e ch'è condotta come una telete, ossia come una iniziazione ai misteri. Non credo che alcuno possa far le maraviglie, che avendo Dante tolto il soggetto del suo poema da cose connesse colle verità della nostra religione, lo abbia disegnato a somiglianza de' misteri de' gentili. (...) Basterebbe rammentare il sesto libro della Eneide, del quale non poca parte fu trasportata da Dante nella cantica dell'Inferno, appunto perché il poeta si propose di attenersi agli arcani pensieri di Virgilio, il quale pose in quel libro molte cose appartenenti ai misteri d'Eleusi." Vecchione vede la velata scrittura di Dante "architettata come i templi, i quali non si chiudevano a nessuno, ma avevano il sacrario a pochi noto, ed aperto", invitando attraverso questa lettura simbolica del poema ad avvicinarsi allo studio degli antichi autori, scoprendo che "l'antichità aveva una recondita sapienza, ed un linguaggio allegorico, e che con vani sforzi [non pochi dotti] si sono provati di scoprirne l'arcano."
DAL TESTO – "Ed è pure da deplorarsi, che mentre la Divina Commedia mostrava chiaramente di essere ridondante di arcani e profondi pensieri, e di aver bisogno d'interpretazione, i cultori delle lettere italiane ponessero unicamente la loro cura nel dare sentenza del pregio delle parole. Ma agli esempii pur ora recati d'incerti e poco favorevoli giudizii circa al modo come Dante maneggiò la nostra lingua io non contrapporrò i ben diversi giudizii di tanti suoi ammiratori; e non accade per ora esaminare se volle attenersi al solo volgare della Toscana. Del resto, non è maraviglia se taluni hanno dubitato quanto fosse commendevole il suo uso delle parole, mentre non era ben chiaro il senso delle medesime: anzi è da dirsi ch'è veramente meraviglioso quel poetico linguaggio che risplende malgrado l'oscurità de' pensieri, e che quasi costringe ad ammirare ciò che in ogni altro autore si biasimerebbe, l'incerto significato delle parole, e la studiata oscurità. E sarebbe agevole cosa di additare non pochi luoghi del poema, che non sono stati bene intesi, e nondimeno valorosi scrittori ne hanno tolte le locuzioni, e quasi rare gemme le hanno poste ne' loro scritti. "A questo, direi, prestigio della poesia di Dante si deve attribuire l'ammirazione che non ha mai cessato di produrre, malgrado la cangiata condizione de' tempi. Sono scorsi cinque secoli, e son perite le notizie de' fatti, e degli uomini da lui dipinti, e si sono mutati i costumi e le opinioni, e si sono spente le passioni politiche, da cui furono animati, o piuttosto infiammati, i suoi versi: e nondimeno non lasciano questi versi di scuotere potentemente i pensieri e l'animo de' lettori. Ma ciò appunto fa sì che ogni cultore delle buone lettere sia dolente di vedere come involti in una caligine i sensi d'un sì mirabile poema, di non potersi appagare con un continuato diletto del felice accordo di alti pensieri, profonde dottrine, caldi affetti, e forte poesia, ed anzichè seguirlo con franca intelligenza in tutti i suoi concetti, doversi assai spesso contentare di scarse e mal certe congetture. Chi mai fra quanti leggono, e fanno studio della Divina Commedia può dire a se stesso, che ha saputo scorgere i primarii pensieri del poeta, i concetti nascosti in ogni verso, gli artifizii della composizione? Si avvede ognuno non essere nel poema una sola parola che sia posta a caso, e che non appartenga a qualche rilevante pensiere, e non essere parte migliore de' suoi concetti il significato che si manifesta di primo tratto."
L'AUTORE – Carlo Vecchione, vicepresidente della Suprema Corte di Giustizia di Napoli e Commendatore del Real Ordine di Francesco I di Borbone, visse in quella Napoli animata dagli Studi sull'Antica Sapienza Italica, che ha visto fiorire fin da tempi antichissimi l'antica sapienza palladia. Questo retaggio, che risale a Pitagora, fu raccolto da Virgilio che a Napoli morì e fu sepolto. Si può ritenere che Napoli abbia mantenuto questa tradizione, come dimostra anche questo studio. Testo importantissimo anche per gli spunti forniti, come sembra, allo stesso Gabriele Rossetti. «Ora sappiate», scrisse il Rossetti, «che, dopo parecchi mesi, successero alle mie Disquisizioni sulle materie dantesche le Investigazioni di Carlo Vecchioni sulle stesse materie; e feci festa nel veder accorrere sotto alla nuova bandiera uno strenuo commilitone, pronto ad assaltar meco un invecchiato errore, con le armi di pellegrina erudizione e poderoso ragionamento, delle quali mostrasi a dovizia munito.»
INDICE DELL'OPERA – Prospetto preliminare - De' Poeti per eccellenza - Prima origine della letteratura in Egitto - Origine egizia della greca letteratura - Arcane dottrine, ed arcano linguaggio - De' simboli - Degli oracoli - Delle favole - De' misteri - De' misteri d'Eleusi - Degli arcani sensi della poesia degli antichi - Degli arcani sensi degli antichi filosofi - Delle arcane dottrine degli antichi poeti - Delle arcane dottrine degli antichi filosofi - De' nascosti sensi d'Omero - Degli ascosi sensi di Virgilio |