Mircea Eliade e il mito dell'eterno ritorno |
Pietro Chessa IL LIBRO – Col mito dell'eterno ritorno Eliade denuncia la deriva intellettuale dell'uomo moderno, nel tentativo di recuperare i fondamenti perenni che presiedono all'esperienza del sacro nelle civiltà arcaiche tradizionali. L'attualità del mito risiede tutta nella sua inalterata componente pedagogica e nella sua valenza escatologica: essa è un richiamo all'oriente dell'anima ed alla vita intesa come Storia sacra dell'umanità. Il mito dell'eterno ritorno, pertanto, offre la possibilità di ripercorrere la via del simbolismo religioso, nell'ottica della realtà cosmoteandrica, la realtà totale, che ricongiunge, mediante la metafisica tradizionale, l'uomo al suo fine supremo: la divinizzazione dell'essere. In tempi nei quali sacro e profano vivono il loro scontro decisivo, Eliade pone l'accento sulle discipline dimenticate della cosiddetta Scienza sacra: Antropologia teandrica, Cosmologia e Cosmogonia. Lo scopo è quello di opporsi ad una visione nichilista e psicologista del mito, la stessa che impone, all'interno di questo lavoro, un confronto col più celebre teorico dell'eterno ritorno, il filosofo Friedrich Nietzsche. Eliade rileva questa nostalgia dell'eternità: « stare nella durata senza sentirne il peso, cioè senza subirne l'irreversibilità». Una filosofia della storia che attinge al deposito della Tradizione Universale, nel tentativo di rintracciare il senso ed il significato autentico del nostro Tempo. DAL TESTO – "Eliade ribadisce, con fermezza, la sacralità delle civiltà tradizionali, per cui lo spazio necessitava di essere dapprima consacrato e, in tal modo, distinto dai luoghi profani. L'atto del consacrare oggetti e luoghi equivale a imitare o ripetere un archetipo. L'uomo crea nella misura in cui imita e tale imitazione stabilisce la connessione tra un tempo mitico primordiale, originario e l'esistenza presente. Non suoni paradossale il fatto che tale processo si compia proprio con l'abolizione del tempo. Per esempio, compiere un sacrificio nel tempo presente equivale a riattualizzare il sacrificio primordiale, rivelato ab origine dal dio; dunque lo stesso gesto si ripete anche in quello specifico tempo mitico primordiale. L'AUTORE – Pietro Chessa (Sassari, 1983) si è laureato in Filosofia delle Religioni presso l'università degli studi di Pisa, con una tesi triennale dal titolo "Mircea Eliade ed il mito dell'eterno ritorno" (2005). Ha poi conseguito, presso lo stesso ateneo, la laurea magistrale in "Filosofia e forme del Sapere" con una tesi dal titolo "S. Agostino e il De quantitate animae" (2007). È attualmente impegnato nello studio dei rapporti tra Filosofia e Cristianesimo in età tardoantica e medievale, con particolare riferimento alle tematiche dei Semina Verbi e della Philosophia perennis, elaborate dai Padri della Chiesa e volte a porre il pensiero cristiano in linea di continuità con le tradizioni che l'hanno preceduto e ne hanno caratterizzato lo sviluppo storico, dottrinale e filosofico. INDICE DELL'OPERA – Presentazione, di Giuseppe Girgenti - 1.1. Introduzione - 1.2. Eliade e la fenomenologia delle religioni - 1.3. Cenni di metodo - 2.1. Breve introduzione al mito dell'eterno ritorno - 2.2. Eterno ritorno e prospettiva mitica - 2.3. Cosmogonia: ripetizione e rigenerazione - 2.4. La dottrina dei cicli cosmici - 2.5. Simbolismo religioso e divenire storico - 2.6 L'homo religiosus e la Storia comparata delle religioni - 3.1. Filosofia e mito. Friedrich Nietzsche e «l'eterno ritorno dell'identico» - 3.2. Ripetizione del sé - 3.3. Eliade e Nietzsche: due diverse interpretazioni del mito – Conclusione - Bibliografia |