Nikos Kazantzakis: "Francesco" |
Nikos Kazantzakis IL LIBRO – "San Francesco è il modello dell'uomo militante che con una lotta incessante e durissima riesce a compiere il dovere supremo dell'uomo, quello che è superiore anche alla morale, alla verità e alla bellezza: trasformare la materia che Dio gli ha affidato rendendola spirito". Nel raccontare la vita del Santo di Assisi, Nikos Kazantzakis compie il dovere dell'artista: nutrirsi della storia, assimilarla e renderla favola. Scrive così un romanzo fiammeggiante, che usa l'invenzione e supera le fonti storiche per annidarsi nel cuore di Francesco: "Tutto è miracolo; che cosa sono l'acqua che beviamo, la terra che calpestiamo, il sole, la luna, la notte che scende tutte le sere con le sue stelle? Sono miracoli...". DAL TESTO – "Padre Francesco, la terra tutta dentro di me è fiorita, affiorano i ricordi, il tempo gira all'indietro la sua ruota, ed ecco, rivivono le ore sante in cui camminavamo insieme sulla scorza della terra, tu davanti e io calcando timoroso le tue orme. Ti ricordi dove ci siamo incontrati la prima volta? Era notte, c'era una grande luna di agosto, io avevo fame ed entrai barcollando nella celebre Assisi. L'AUTORE – Considerato il più importante scrittore neo-greco di tutti i tempi, Nikos Kazantzakis nacque a Heraklion, un villaggio cretese, il 18 febbraio del 1883. Studiò legge ad Atene e filosofia a Parigi, dove si appassionò all'opera di Nietzsche e partecipò alle lezioni di Bergson. Infaticabile sostenitore della causa della liberazione delle popolazioni greche ancora residenti in territori dominati dai turchi, ricoprì importanti incarichi politici e viaggiò in tutto il mondo. Tra i suoi capolavori, oltre a "La seconda crocifissione di Cristo" e al poema "Odissea" (1938), i romanzi "Zorba il greco" (1946; magistralmente interpretato da Anthony Quinn nell'omonimo film di Michael Cacoyannis), "L'ultima tentazione di Cristo" (1955; portato sul grande schermo da Martin Scorsese, con Willem Dafoe nel ruolo del protagonista) e "Il poverello di Dio" (1956). Sorpreso da una grave malattia nel corso di un suo ennesimo viaggio, morì il 26 ottobre del 1957 a Friburgo in Brisgovia, in Germania. Non prima di aver dettato l'epigrafe che, ancora oggi, è possibile leggere sulla tomba dello scrittore, ad Heraklion: «Non spero nulla. Non temo nulla. Sono libero». |