«La lotta armata» Stampa E-mail

Gabriele Donato

«La lotta armata»
Estrema sinistra e violenza: gli anni dell'apprendistato 1969-1972

Irsml Friuli Venezia Giulia, pagg.404, € 24,00

 

donato_lottaarmata  IL LIBRO – «La lotta è armata»: questo doveva essere il messaggio diffuso dalla foto della pistola puntata alla tempia dell'ingegner Macchiarini, nel marzo del 1972. Le parole sono di Renato Curcio, e si riferiscono al primo sequestro-lampo realizzato dalle Brigate Rosse. Si trattò di un episodio rilevante: i brigatisti avevano deciso di passare definitivamente all'azione. D'altro canto, quella primavera non ebbe un attimo di pace: pochi giorni dopo morì Giangiacomo Feltrinelli, mentre il maggio fu segnato dall'omicidio del commissario Luigi Calabresi. Quali fattori determinarono un'escalation tanto drammatica? Per quali ragioni tanti gruppi della sinistra extra-parlamentare considerarono persuasiva l'ipotesi della violenza? Perché la tentazione del ricorso ad azioni terroristiche si rivelò tanto seduttiva? Questi sono gli interrogativi affrontati dal testo: la ricerca propone una riflessione attenta sulle motivazioni che spinsero tante e tanti a scegliere la lotta armata, e analizza le argomentazioni grazie alle quali tale scelta trovò una legittimazione negli ambienti dell'estrema sinistra.

  DAL TESTO – “Nella ricerca di riferimenti autorevoli che potessero corroborare  la riflessione del gruppo, anche PO si mise a «rovistare» nella storia della rivoluzione russa; dall'opera di recupero emerse un Lenin esaltato per la sua concezione dell'insurrezione «come un'arte»; il gruppo, infatti, non si poteva accontentare di studiare la rivoluzione come una scienza; l'oggettività dei processi sociali doveva essere studiata, certo, nelle sue dinamiche fondamentali, ma i rivoluzionari non potevano concepirsi come semplici osservatori del precipitare inevitabile delle contraddizioni. Si trattava - come ha spiegato Guido Viale - di «una generazione di rivoluzionari» che aveva messo l'«impegno politico davanti a tutto»; avevano, quei «rivoluzionari», l'esigenza di sentirsi agenti attivi di quel rivolgimento generale che tanto a lungo era stato evocato: esso, pertanto, non doveva più essere considerato come una questione di elucubrazioni e previsioni, ma sarebbe stato il risultato dello spirito d'iniziativa di quanti si erano «lasciati dietro alle spalle» le regole del sistema che rifiutavano.”

  L’AUTORE – Gabriele Donato (Cividale del Friuli, 1976), è dottore di ricerca in Storia contemporanea e insegnante di Storia e Filosofia. Con l'Istituto friulano per la Storia del Movimento di Liberazione ha pubblicato nel 2008 la monografia Sovversivi, dedicata all'antifascismo cospirativo in Friuli fra le due guerre. Negli anni successivi si è occupato del movimento sindacale nel Novecento e della violenza politica nell'Italia degli anni Settanta, tema sul quale dal 2010 ha svolto attività di ricerca presso l'Università di Trieste.

   INDICE DELL’OPERA – Prefazione – Introduzione - Capitolo 1. 1969-70: la diffusione della violenza (1.1. Il 1969 dei gruppi - 1.2. La quotidianità della violenza - 1.3. Un «magma di ribellione» - 1.4. Una «guerra di lunga durata» - 1.5. Potere operaio a convegno - 1.6. «La distruzione della macchina dello Stato» - 1.7. La riscoperta del «leninismo» - 1.8. Alle prese con la repressione - 1.9. Feltrinelli e i suoi GAP - 1.10. L'esperienza di Sinistra proletaria - 1.11. «L'ora della guerriglia» - 1.12. Verso la guerra guerreggiata - 1.13. «Il purgatorio delle riforme» - 1.14. «L'apologia sistematica della violenza» - 1.15. Crisi dei gruppi e tentativi di riaggregazione) - Capitolo 2. 1971: l'esaltazione della violenza (2.1. Fra illegalità e clandestinità - 2.2. La «Nuova Resistenza» - 2.3. «Guerriglia dappertutto» - 2.4. La «militarizzazione dello scontro» - 2.5. Il confronto sulla lotta armata - 2.6. «Verso forme più alte di scontro» - 2.7. Le divergenze sulla «violenza rivoluzionaria» - 2.8. «Una violenza preordinata» - 2.9. «Contro la crisi, l'insurrezione» - 2.10. «Avanguardie politiche armate» - 2.11. Il mito dell'insurrezione - 2.12. Strumenti di sovversione - 2.13. Potere operaio riunito all'EUR - 2.14. La lotta contro lo Stato - 2.15. Lotta continua e il «fanfascismo» - 2.16. Milano, 12 dicembre 1971 - 2.17. Il bisogno dello scontro - 2.18. «Un potenziale enorme di violenza») - Capitolo 3. 1972: l'inasprimento della violenza (3.1. Il problema del riformismo - 3.2. «Una precisa volontà di armarsi» - 3.3. «La forza delle armi» - 3.4. La «resa dei conti» - 3.5. «Oggi Sallustro, domani Agnelli» - 3.6. La «guerra civile» - 3.7. «Partito e fucile» - 3.8. L'omicidio Calabresi - 3.9. «Quei colpi di pistola» - 3.10. La crisi di Potere operaio - 3.11. Quale «uso della violenza»? - 3.12. L'«odio contro lo Stato» - 3.13. La spinta della violenza - 3.14. La riorganizzazione delle BR  - 3.15. La specializzazione terroristica) - Ringraziamenti – Abbreviazioni - Indice dei nomi