Gioacchino da Fiore e la filosofia Stampa E-mail

Andrea Tagliapietra

Gioacchino da Fiore e la filosofia

Casa Editrice Il Prato, pagg.304, € 20,00

 

tagliapietra_gioacchinodafiore  IL LIBRO – Gioacchino da Fiore (1135-1202) contrapponeva alla "Chiesa di carne", ossia alla Chiesa-istituzione temporale (alla Chiesa dei "tiepidi", come la chiama l'Apocalisse, con tutti i suoi poteri, le sue gerarchie, i suoi privilegi e le sue ricchezze), una "Chiesa dello spirito" in grado di aprirsi realmente e con umiltà  alla sofferenza del mondo. Una Chiesa dei poveri, degli afflitti e dei perseguitati, come ben comprenderanno i Francescani spirituali che, alla fine del XIII secolo, rilessero Gioacchino nella prospettiva di Francesco. Una Chiesa in cui, cioè, si attuasse concretamente quell'estensione pentecostale dello Spirito che i Vangeli ci tramandano, ma che Gioacchino non interpretava come il rinvio ad un'astratta dimensione trascendente, bensì nella trascendenza immanente dell'imminenza del futuro storico. Gioacchino pensa fino in fondo la divinizzazione dell'uomo quale compimento della vicenda storico-universale iniziata con la creazione, annunciata nell'incarnazione e garantita dalla simmetria filiale fra l'uomo e il Cristo nella terza persona della Trinità . Quello Spirito che, come dice l'apostolo, "soffia dove vuole". Ecco dunque l'impegno a realizzare, qui e ora, sulla terra, un'età  dello Spirito che sarebbe approdata ad una effettiva subversio dell'ordine sociale ed ecclesiale esistente, al superamento di ogni letteralità  istituzionale, scritturistica e liturgica. Non è solo il filosofo marxista eterodosso Ernst Bloch a indicare in Gioacchino il profeta di una società  senza padroni né dogmi, una società  di Libero Spirito e di Spiriti Liberi, una vera "democrazia mistica". Ma anche per il dotto e prudente cardinale Henri De Lubac il nostro abate diviene il precursore di tutte le rivoluzioni della modernità  e del germe sotterraneo che le alimenta.
  A Gioacchino e al suo pensiero, ai "margini della filosofia", questo libro è dedicato, nella convinzione che ci sia sempre tempo per tornare a sperare in un mondo nuovo e soprattutto migliore.

  DAL TESTO – “Lo sviluppo del concetto moderno di "rivoluzione" è, dunque, strettamente connesso con la visione del mondo dell'apocalittica, che stabilisce nell'immanenza del tempo il criterio-base dell'incremento, ma soprattutto della trasformazione del significato. Per l'apocalittica la fine non coincide con l'inizio e la pienezza del senso non si dà se non mediante il processo. Così, in Gioacchino il senso della storia è lo svolgersi del divino nel tempo, attraverso il pieno dispiegarsi delle proprietà delle altre due persone del mysterium Trinitatis, il Figlio e lo Spirito Santo, dispiegarsi che approda alla figura del Millennio, ossia, traducendo il mysterium Trinitatis nei termini del mysterium Ecclesiae, ovvero rispetto all’éschaton immanente di una Pentecoste generalizzata. Il Millennio non è, del resto, una semplice pausa di ristoro di un mondo invecchiato e Destinato comunque a dissolversi, come l’idea medievale del “refrigerio dei santi” in qualche modo evoca, bensì un concreto experimentum della redenzione e del perfezionamento dell’orizzonte mondano. Il numero mille, si affretta a precisare Gioacchino, è stato scelto "non perché si debba ritenere questo periodo della mera durata di mille anni, perché il numero mille è un numero perfettissimo (millenarius numerus perfectissimus est) e simboggia una grande pienezza di anni (magnam pleniinem designat annorum)".
  “Questo dispiegarsi, infatti, non avviene su un piano diverso dal tempo, ma è il tempo stesso nel suo intimo significato storico, che non è né il tempo cosmico della natura, indefinitamente ripetibile, della physis degli antichi e della scienza dei moderni, né il tempo esistenziale del singolo, altrettanto insensato ma irripetibile e caduco, in cui, come insegna lo Jonas buon lettore di Heidegger, è racchiusa la tentazione sempre possibile della gnosi, bensì il luogo della loro tangenza resa possibile dall'assunzione del paradigma della leggibilità, dall'imperativo con cui si chiudono i Testamenti: "Quello che vedi scrivilo in un libro" (Ap. 1,11).”

  L’AUTORE – Andrea Tagliapietra (Venezia 1962) è professore ordinario di storia della filosofia presso l'Università  San Raffaele di Milano, dove insegna anche storia delle idee ed ermeneutica filosofica. Dirige la rivista internazionale Giornale Critico di Storia delle Idee ed è coordinatore del Centro di Ricerca Interdisciplinare di Storia delle Idee. Tra i suoi libri più recenti ricordiamo: Filosofia della bugia. Figure della menzogna nella storia del pensiero occidentale, Bruno Mondadori, Milano 2001 (nuova edizione 2008); La virtù crudele. Filosofia e storia della sincerità , Einaudi, Torino 2003 (premio Viareggio-Repaci per la saggistica 2004); La forza del pudore. Per una filosofia dell'inconfessabile, Rizzoli, Milano 2006; La metafora dello specchio. Lineamenti per una storia simbolica, Bollati Boringhieri, Torino 2008; Il dono del filosofo. Sul gesto originario della filosofia, Einaudi, Torino 2009; (con Gianfranco Ravasi), Non desiderare la donna e la roba d'altri, il Mulino, Bologna 2010; Icone della fine. Immagini apocalittiche, filmografie, miti, il Mulino, Bologna 2010; Sincerità, Raffaello Cortina, Milano 2012.

   INDICE DELL’OPERA – Prefazione, di Diego Fusaro – Premessa - Introduzione. Gioacchino e il pensiero della speranza - 1. Alle radici dell'ontologia del presente. Gioacchino nella storia della filosofia - 2. Fra profezia e simbolo. Gioacchino e la tradizione simbolica medievale - 2.1. Il "simbolismo tedesco" del XII secolo e la pietà femminile: Ildegarda di Bingen e Herrad di Hohenburg - 2.2. La Teologia dello Spirito di Gioacchino da Fiore - 3. Apocalittica e rivoluzione. Gioacchino e l'Apocalisse nella storia - Bibliografia su Gioacchino da Fiore, a cura di Alfredo Gatto