Il fanatismo dell'apocalisse Stampa E-mail

Pascal Bruckner

Il fanatismo dell'apocalisse
Salvare la Terra, punire l'uomo

Guanda, pagg.229, € 22,00

 

bruckner_fanatismo  IL LIBRO – La Terra è malata, sovrappopolata, degradata; gli ecosistemi stanno per collassare; mutamenti climatici e cataclismi inauditi semineranno morte e distruzione. E i colpevoli siamo solo e unicamente noi, sperperatori di risorse, consumatori accaniti, inquinatori seriali. Per causa nostra le generazioni future riceveranno in eredità un ambiente impoverito e saranno costrette a rivedere drasticamente il loro stile di vita, se non addirittura a lasciare il pianeta. Così recitano i fanatici dell’Apocalisse, invocando, in nome di fosche previsioni ripetute con insistenza, la necessità di rinunce immediate e spietate autopunizioni collettive.
  Tutto questo, fa notare il filosofo Pascal Bruckner, rientra in un canovaccio già noto, dai tempi del millenarismo cattolico con il suo contorno di pauperismo e culto della frugalità, fino agli strali marxisti contro il capitalismo e al disprezzo terzomondista per l’Occidente sfruttatore, ovviamente condannato all’autodistruzione.
  Secondo l’autore, questo ecologismo intransigente, chiuso e ostile verso tutto ciò che è progresso, ci condanna a un presente di terrore e rinunce in nome di un futuro che forse nemmeno ci sarà… Non è tornando indietro, dice Bruckner, che risolveremo i nostri problemi. È senza dubbio importante salvaguardare l’ambiente in cui viviamo, ma lasciando spazio a un ecologismo audace, aperto e democratico, che sostenga un cambiamento affidato alla ragione più che ai fanatismi e al catastrofismo irrazionale di chi, in nome del benessere della Terra, vuole mortificare l’Uomo.

  DAL TESTO – “In una societa laica, il profeta non intercede più tra Dio e gli uomini, ma è posseduto da una certezza morale e il suo unico viatico è l'indignazione. Solleva le masse con il suo carisma e crea una «comunità emozionale» (Max Weber), per aprire nuove strade in una storia statica. Ma capita che, inebriato dalle sue stesse parole, si attribuisca una legittimità che non gli spetta, invocando quella stessa distruzione che sostiene di contrastare. Qui sta il ribaltamento: l'apocalisse diventa per i suoi sostenitori la nostra unica speranza di salvezza. Se l'escatologia, nel cattolicesimo, è la scienza dei destini ultimi, il catastrofismo è la storia dell'«ultimo destino», se così si può dire, dopo il quale non ci sarà più nulla. Come i reazionari degli anni Sessanta e Settanta, che auguravano ai giovani europei di calmarsi con una bella guerra, le sinistre sperano che toccheremo il fondo per svegliarci. Meritate una lezione, non avete sofferto abbastanza, dovete penare. È un vero e proprio voto di morte che augurano alle popolazioni: la punizione è in sé una redenzione.
  “Ci sono quindi due tipi di pessimismo che non vanno confusi tra loro: il pessimismo culturale, che pone le società davanti a uno specchio ed evidenzia la loro crisi morale quando si mostrano inferiori ai valori che ostentano, e il pessimismo antropologico, che condanna la creatura umana, decaduta per sempre. Il profeta non è un animo nobile che ci mette in guardia, ma un ometto cattivo che ci augura un'infinità di disgrazie se abbiamo la tracotanza di non starlo a sentire. La catastrofe non è la sua ossessione, ma la sua gioia. Non gli basta sommergerci di previsioni cupe e di numeri senza speranza; dal fondo della sua acredine, vuole convincerci e conquistare nuovi proseliti. Prende molto sul serio il suo disincanto. Certe menti sono affascinate dal disastro perché ha un effetto chiarificante: taglia in due la storia, la allontana dall'indeterminatezza della vita quotidiana, in cui le cose non sono né del tutto buone, né del tutto cattive. Meglio il caos che l'incertezza. Così come nella narrativa esistono i turisti del genocidio (Jonathan Littell e le sue Benevole ad esempio), in filosofia esistono i fanatici dell'afflizione, che vanno in giro per il mondo a fiutare le carneficine, a saziare la propria sete di dolore.”

  L’AUTORE – Pascal Bruckner è filosofo, romanziere e polemista. Fra i suoi libri, alcuni dei quali pubblicati anche in Italia, ricordiamo: La tentazione dell’innocenza, Prix Médicis per la saggistica 1995 (Ipermedium Libri, 2001) e L’euforia perpetua (Garzanti, 2001).

  INDICE DELL’OPERA – Introduzione. Il ritorno del peccato originale - Prima parte. Il fascino del disastro - I. Restituitemi il mio nemico (1. L'addio alla spensieratezza – 2. I candidati alla successione – 3. L'offesa a Gaia) - II. Abbiate il coraggio di avere paura (1. La massima imputazione – 2. L'addestramento al panico – 3. Il dolce spettacolo del terrore – 4. Il ritorno della Parca – 5. I limiti del Grand Guignol) - III. Il ricatto alle generazioni future (1. La delizia dello stato d'emergenza – 2. L'arte di sviare l'attenzione – 3. Gli arrabbiati della sciagura) - Seconda parte. I progressisti antiprogresso - IV. L'ultima trasformazione di Prometeo? (1. La fatalità del progresso – 2. Il demiurgo intermittente – 3. Facciamo il bello e il cattivo tempo? – 4. Gli esseri viventi, un soggetto giuridico?) - V. La natura, matrigna o vittima? (1. Una ricostruzione bucolica – 2. Zoofilia teorica e pratica – 3. La natura non è la nostra legge) - VI. La scienza nell'età del sospetto (1. L'universo del maleficio – 2. Il medico immaginario – 3. Il panico della ragione – 4. Gli scienziati ci dicono... – 5. La quarta rivoluzione copernicana – 6. Salvare lo spirito d'esplorazione) - Terza parte. La grande regressione ascetica - VII. L'umanità a stecchetto (1. L'etica della rinuncia – 2. Diventate poveri! – 3. I predicatori dell'austerità) - VIII. Le miserie della macerazione (1. Sacralità del letame – 2. Per una politica della leggerezza – 3. I commissari politici del carbonio) - IX. Il buon selvaggio nella natura (1. L'età dell'oro ritrovata – 2. Bisogna coltivare il proprio orto – 3. L'uomo sminuito o l'uomo liberato – 4. L'angoscia dello spostamento) - Epilogo. Il rimedio è nel male