Io n. 1211 |
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Dagmar Šimková Io n. 1211 Edizioni Paoline, pagg.200, € 17,00
DAL TESTO – “Eravamo state messe faccia a faccia con qualcosa di nuovo, addirittura di sconosciuto. Era un complotto premeditato, scientifico, contro ciò che distingue un essere umano dalle altre creature. Infatti non si trattava neppure tanto di distruggerci fisicamente, quanto di calpestare il cervello dell'essere umano, la sua mente, attraverso la quale correvano senza sosta la bugia, il terrore e la propaganda, simili a tonnellate di elefanti al galoppo. Si trattava di strappare il cuore dal petto dell'uomo, di costringere la sua anima a una prostrazione servile e calpestarla e schiacciarla come fosse uno zerbino davanti alla porta di casa. Distruggere la coscienza dell'Io umano, perché cessi di esistere. Quando l'uomo perde coscienza di sé, il suo corpo non è più pericoloso. Può persino essere usato come uno strumento di lavoro a buon mercato. Per la sua manutenzione il corpo umano ha bisogno di minor cura di una macchina costosa. E continua a lavorare senza bisogno di componenti di ricambio più a lungo di una fresa o di una gru.” L’AUTRICE – Dagmar Šimková, nasce a Praga nel 1929 da una agiata famiglia della borghesia di Písek. Fervente cattolica, cresce in un ambiente culturalmente vivace e in seguito si iscrive alla Facoltà di Lettere dell’Università Carlo di Praga per dedicarsi allo studio della storia dell’arte e della lingua inglese. Il colpo di stato del febbraio 1948 e l’avvento del regime totalitario comunista in Cecoslovacchia sconvolge la vita della giovane che, a causa dell’estrazione borghese della sua famiglia, è costretta a interrompere gli studi e trova lavoro come infermiera in un ospedale di Písek. Nel 1952 viene arrestata con l’accusa di tradimento e spionaggio ai danni del regime e condannata a una durissima pena detentiva. Nel 1966 viene liberata e poco dopo si trasferisce a Perth in Australia, dove riprende gli studi precedentemente interrotti. In seguito, nonostante la passione per l’arte, si dedica soprattutto alla cura dei più deboli, collaborando con Amnesty International e lavorando come assistente sociale e psicoterapeuta nelle carceri. Muore a Perth il 24 febbraio 1995. INDICE DELL’OPERA – Introduzione – Prefazione – I. Il bastone del pellegrino – II. Il fruscio della seta – III. Una tazza di tè con lo slivovitz – IV. Tutti in gita – V. Pomeriggi accademici – VI. Umori, proteste e latrine – VII. Inferno – VIII. Pazzia collettiva – IX. Gabbiani – Postfazione - Ringraziamenti
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