Afghanistan solo andata Stampa E-mail

Gian Micalessin

Afghanistan solo andata
Storie dei soldati italiani caduti nel Paese degli aquiloni

Cairo Editore, pagg.256, € 15,00

 

micalessin_afghanistan  IL LIBRO – Sono più di cinquanta i soldati italiani caduti in Afghanistan dall’inizio della missione Isaf nel 2004. Ma in realtà il primo dei nostri connazionali è morto nel 1998, quando la missione delle Nazioni Unite si chiamava Unsma e aveva il compito di «sorvegliare» i talebani. In un altro millennio, prima dell’11 settembre, prima di qualsiasi «guerra al terrorismo».
  Dietro questa lunga teoria di nomi ci sono volti, desideri, ambizioni di giovani uomini, scelte di vita non sempre facili e scontate. A raccontarli è Gian Micalessin, inviato di guerra che conosce l’Afghanistan da trent’anni, che l’ha visto passare dal controllo sovietico a quello talebano fino alla situazione magmatica di oggi. E non potendo raccontarli tutti, ha raccolto otto storie esemplari, otto piccole biografie che tessono una trama comune, che consentono di capire chi sono i militari italiani impegnati nel Paese degli aquiloni, qual è la loro missione, perché hanno scelto il mestiere delle armi, che cosa li ha spinti a rischiare la vita a migliaia di chilometri da casa.
  Afghanistan solo andata cerca di ridare voce a quei ragazzi che sono stati figli, fratelli, mariti e padri, che troppo spesso conosciamo soltanto dalle cronache della loro morte, succinte eppure intrise di inutile retorica. Perciò le cronache di Micalessin parlano di vita, riaprono quelle porte che dopo la momentanea ondata collettiva di commozione si chiudono alle spalle delle famiglie lasciandole sole con la loro irrimediabile perdita. Ha parlato con i commilitoni, ha raccolto i ricordi di gioia di amici e parenti ma ha anche distillato nuove lacrime, in omaggio a un sacrificio che non va dimenticato.

  DAL TESTO – “La guerra del caporal maggiore Matteo Miotto incomincia davanti a quella finestra. Davanti al tavolo grande della sala. Sotto i vetri affacciati sulle montagne. Davanti agli occhi di nonno Antonio. Mamma Anna ricorda bene: «Quand'era piccolo se c'era nonno Antonio lui era felice. Le ore gli passavano d'un fiato. Tra quei due c'era un amore strano, una sintonia misteriosa, reciproca». Nonno Antonio parlava, Matteo lo guardava incantato, disegnava con la fantasia il suo racconto.
  “«Mio papà gli raccontava della Prima e della Seconda guerra mondiale, lui lo ascoltava appoggiato sui gomiti. A Matteo piaceva tantissimo, si facevano delle chiacchierate di ore. Papà durante la Seconda guerra mondiale era sul Pasubio... raccontava dei partigiani, di quando dovevano scappare, nascondersi. Nessuno era ammesso, nessuno veniva invitato, a nessuno qui in casa era concesso partecipare ai loro discorsi. Tra di loro c'era un rapporto intimo, esclusivo. Se mia madre s'intrometteva Matteo andava su tutte le furie. "Femine!" gridava. "Ve intrometé sempre in tuto."» Mamma Anna si passa la mano sulla fronte. Insegue il ricordo del Matteo cresciuto a quel tavolo sotto l'orizzonte di campi e montagne. Thiene manco si vede. Mamma Anna apre il balcone. Là sotto una riga d'asfalto taglia le coltivazioni, corre tra palazzine spoglie e rade. «Vedi il mio Matteo è questo qua.» Mi allunga un tricolore su un manico di scopa. «L'ha messa qui prima di partire: "La leveremo quando torno" diceva. Gliel'aveva insegnato mio papà. Diceva che gli alpini quando partono per la guerra mettono una bandiera alla finestra. Io non lo so, ma quando piove e tira vento la metto sotto al porticato, vicino al calore dei fornelli. Quando torna il sole la sposto, la lascio sventolare. La lascio lì fuori perché per me lui non è ancora tornato.»
  “Chissà quand'è partito Matteo. Quand'ha iniziato il suo viaggio. Forse tanti anni fa. Forse in quel 1993 quando suo padre, Francesco, si trasferisce in un'altra casa. È l'inizio di una vita spezzata, divisa. Mamma Anna briga, fatica, lavora come una disgraziata. Matteo ha sei anni, suo fratello Dario nove in più. Gli straordinari non bastano mai. Anna esce al mattino, torna che è già sera. Il papà per Matteo è un signore lontano. Che solo oggi capisce, realizza: «Quando l'incontravo era come aver davanti un muro. Mi faceva sanguinare il cuore, mi sembrava di non cavarci nulla. Era molto doloroso. Ogni volta me ne andavo con l'impressione di star perdendo mio figlio». Francesco Miotto ha il volto di Matteo. Stesse fattezze, stesso sorriso corrucciato, stesso volto squadrato. La sua villetta a schiera è a un pugno di chilometri dalle quattro stanze dov'è cresciuto Matteo, ma è un mondo a parte. Separato. Lontano da quel balcone con la bandiera, dall'appartamento dove Matteo cresce all'ombra del nonno, all'ombra di ricordi trasformati in sogno. Zio Alfredo se ne accorge subito. Ha sposato la sorella di mamma Anna. Quando lei lavora, Matteo passa le giornate con loro. «Una volta, avrà avuto dieci anni, lo porto a camminare sul Pasubio e mi sembra quasi d'averlo portato al luna park. È come matto. Corre per ogni angolo, mi fa impazzir di domande, vuole saper tutto. Allora gli regalo dei libri con le storie dell'Orticara, del Pasubio, della Grande guerra. Lui è entusiasta, ma l'unico con cui li condivide è il nonno. Prima se li divora, poi li sfoglia e li commenta. Ma solo con nonno Antonio.» ”

  L’AUTORE – Gian Micalessin, inviato di guerra, scrive per Il Giornale e altre testate. Inizia realizzando reportage al seguito dei mujaheddin afghani che combattono l’occupazione sovietica. Poi firma altri reportage e documentari da Iraq, ex Jugoslavia, Cecenia, Algeria, Ruanda e dall’epicentro del morbo di Ebola in Zaire. Dalla fine degli anni ’90 segue con particolare attenzione le questioni mediorientali, il conflitto israelo-palestinese e l’Iran. Per la carta stampata ha collaborato con Corriere della Sera, Repubblica, Panorama, Libération, Der Spiegel, El Mundo, L’Express, Far Eastern Economic Review. Ha inoltre lavorato per network nazionali e internazionali (CBS, NBC, Channel 4, TF1, France 2, NDR, TSI, Rai 1, Rai 2, Canale 5, La7).

   INDICE DELL’OPERA – Prefazione, del Generale Enzo Camporini – Prefazione, del Capitano M.O. Gianfranco Paglia – Introduzione - Afghanistan solo andata - Intervista al Generale Marco Bertolini - I caduti italiani in Afghanistan al 31luglio 2012 – Glossario - Ringraziamenti