La bellezza Stampa E-mail

Stefano Zecchi

La bellezza

Bollati Boringhieri, pagg.XXII-178, €

 

zecchi_bellezza  IL LIBRO – Certi trionfi sono peggiori delle eclissi. È accaduto anche alla bellezza. Proscritta come imbarazzante anticaglia dal sussiego postmodernista, ha poi riguadagnato terreno nella vita quotidiana attraverso un’idea artefatta di naturalezza e il culto della prestanza corporea, che promette a chiunque una facile elusione del proprio «ricettacolo di fango». Stefano Zecchi non si compiace affatto di un simile rientro in scena della bellezza. Se oltre vent’anni fa la riscattava dal limbo di irrilevanza in cui l’aveva confinata l’intero Novecento, avanguardista e «post», adesso la difende dalla sua versione cosmetica, domenicale. Nella nuova edizione di quel saggio controcorrente, accolto con successo, Zecchi torna a essere felicemente inattuale. Ai suoi occhi rimozione estetica ed esaltazione sociale appartengono allo stesso orizzonte isterilito, in cui ancora una volta viene aggirata la domanda di senso che è racchiusa nella rappresentazione di una forma sensibile e che costituisce la vera dimensione utopica dell’esistenza. Più che salvare il mondo, secondo l’auspicio di Dostoevskij, oggi la bellezza deve essere messa in salvo dal mondo.

  DAL TESTO – “La forma simbolica si fa realtà vivente ogniqualvolta genera un linguaggio capace di esprimerla e darle corpo. La cultura romantica vive nel segno della fine della legge di Apollo, accetta la scommessa di costruire l'organicità del sapere oltre la fine del classico. In poco meno di trent'anni viene data un'immagine complessiva del mondo basata sulla complementarità delle conoscenze e sulla necessità di non frammentarle negli specialismi che separano: una stessa idea di sapere ricompone le dottrine delle scienze fisiche e naturali, la teoria dell'arte e della politica, la filosofia del diritto e della religione. La natura è la mathesis universalis veritativa e distributrice di senso. Il mito, il simbolo, la metafora sono le lettere fondamentali dell'alfabeto della natura. Questa grande, unica «avanguardia» della modernità, che è stato il preromanticismo, ha nell'idea di educazione estetica il suo programma politico, filosofico e pedagogico che il romanticismo considererà essenziale nei processi conoscitivi e formativi. Al centro c'è la funzione creativa del logos, un logos narrante che si esprime nel sapere artistico e nella filosofia. La cultura dell'idealismo e poi quella del positivismo hanno smantellato capillarmente questo ideale estetico di sistematicità e organicità del sapere, e nello stesso linguaggio comune la parola «romantico» diviene sinonimo di assenza di determinatezza e di evasione dalla dimensione specifica e settoriale della conoscenza che dà scienza. Non è un caso che, nel Novecento, gli scrittori e i filosofi che sono rimasti più vicini all'idea romantica del linguaggio della natura e dell'estetizzazione del mondo attraverso il mito, il simbolo e la metafora, siano restati ai margini e non siano stati considerati punti di riferimento e di sviluppo della «grande» cultura del secolo, proprio perché hanno rifiutato l'idea di essere letterati senza letteratura e filosofi senza filosofia. Penso a David Herbert Lawrence, a William Butler Yeats, a Ernst Jünger, a Spengler, a Whitehead e al nostro Gabriele D'Annunzio.”

  L’AUTORE – Stefano Zecchi insegna Estetica presso l’Università degli Studi di Milano. È autore di saggi e di opere narrative. Nella sua produzione saggistica più recente, a scritti di ambito filosofico (Sillabario del nuovo millennio, 1993, L’artista armato. Contro i crimini della modernità, 1999, Contro l’immagine, 2001, Storia dell’estetica, 2002, Le promesse della bellezza, 2007, In cammino con l’arte, 2008, Utopia e speranza nel comunismo. La prospettiva di Bloch, 2008) si affiancano libri a carattere biografico (Maria. Una storia italiana d’altri tempi, 2011) e autobiografico (Dopo l’infinito cosa c’è, papà? Fare il padre navigando a vista, 2012). Tra i romanzi: Estasi (1993), Sensualità (1996), L’incantesimo (1998), Fedeltà (2001), Amata per caso (2005), Il figlio giusto. Romanzo di una maternità (2008) e Quando ci batteva forte il cuore (2010).

   INDICE DELL’OPERA – Prefazione - Prefazione alla nuova edizione - I. Uscire dal Novecento (1. La bellezza vivente - 2. Le complicità dell'umanismo - 3. Credo quia absurdum - 4. Estetizzazione del mondo) - II. Elena. L'orizzonte della bellezza (1. La bellezza è tesoro - 2. Il doppio grande regno - 3. La bellezza simbolo ed enigma - 4. Educazione estetica: la forma utopica della bellezza - 5. Un linguaggio per la bellezza - 6. Faust non è Prometeo - 7. Eros e bellezza - 8. Ermes ritrovato) - III. Bellezza sublime (1. Dal bello al sublime - 2. Un linguaggio in gara con l'infinito e il divino - 3. Ambivalenze del sublime - 4. Bellezza classica e sublime moderno - 5. Annullamento moderno della funzione dell'arte - 6. Libertà e moralità della bellezza - 7. Bellezza come istante e come assenza: il ritorno del sublime nel bello) - IV. Mito e linguaggio simbolico (1. L'interiore è l'esteriore - 2. L'anima del mondo: la poesia come verità, la poesia come vita - 3. Fine del classico e nichilismo - 4. La metafora vivente - 5. Il simbolo rivela - 6. «Il mondo deve essere romantizzato» -7. Leggibilità estetica della vita - 8. La fragile potenza delle ali) - V. Il labirinto della speranza (1. La fiaba e il simbolo - 2. Le passioni e il tempo - 3. Possibilitas-Potentia - 4. L'utopia come traccia di significato - 5. Il linguaggio dell'eroe - 6. Nel labirinto) - VI. Bellezza e destino (1. L'arbitrio di Zeus - 2. Uomini e dei - 3. La colpa del nato – 4. La metamorfosi attesa - 5. Metafora e metamorfosi - 6. Il tragico e la teodicea - 7. Verso la bellezza) - VII. Verità del simbolo (1. Introduzione alla fenomenologia del linguaggio simbolico - 2. Tra Husserl e Heidegger: segno e simbolo - 3. Validità del giudizio e verità dell'opera d'arte - 4. La questione del significato e la crisi del soggettivismo - 5. Il linguaggio simbolico delle cose - 6. Ermeneutica e verità del simbolo) - Note