Il fuoco di Jeanne |
Marta Morazzoni Il fuoco di Jeanne Guanda, pagg.192, € 15,00
IL LIBRO – Nata a Domremy o a Parigi? Morta sul rogo nel 1431 o nel suo letto nel 1450? Pastora o principessa, santa o indemoniata? La vicenda di Jeanne d’Arc è un gioco di specchi, in cui ognuno può vedere ciò che vuole: la guerriera che spezzò l’assedio di Orléans; la contadina inviata da Dio a spianare a Carlo di Valois la strada verso il trono; la pazza di cui la Chiesa seppe neutralizzare le pericolose visioni; la martire bruciata dagli inglesi; la bastarda reale manovrata come una pedina dalla corte di Francia nell’epoca cupa della guerra dei cent’anni. Sono tanti i volti di Jeanne, forse troppi: è per questo che il tempo ha fatto di lei un archetipo femminile, in bilico tra identità e stereotipi, tra dovere e passione. Sottraendole, però, la sua umanità e schiacciandola sull’immagine suggestiva ma sterile dell’eroina che «precedeva le fiamme cavalcando». DAL TESTO – “Nell'iconografia tradizionale questa Jeanne è davanti ai suoi giudici come Cristo di fronte al sinedrio, ferma e determinata alla verità, consapevole di non avere scampo. Quanto consapevole? Non esiste battaglia, nemmeno quella delle Termopili per gli Spartani, che non porti in sé una residua speranza di vittoria. L'avversario è Pierre Cauchon, l'uomo dal nome maledetto, un uomo specchio, che non esisterebbe se non per essere il riflesso della sua vittima. Osservato nel dettaglio, non è facile e nemmeno scontato il loro confronto: la prigioniera ha un'energia che tiene testa ai sessant'anni di lui, un vecchio vigoroso che a volte è gelido e distante, a volte brucia dell'impazienza di chi ha il tempo contato. Non ha scorci profetici su di sé Pierre Cauchon, non sa, in quel 1431, che ancora per undici anni la scena della guerra e della politica lo vedrà attivo. Ha i piedi in terra e alza poco gli occhi al cielo. Sa bene che il giudizio sulla prigioniera è stato formulato prima ancora che il meccanismo delle indagini e del processo abbia preso il via, a lui tocca il compito di liquidare in ogni modo un pericoloso nemico. O meglio, formalizzarne la liquidazione. L’AUTRICE – Marta Morazzoni, nata a Milano, insegna lettere in una scuola superiore. Il suo primo libro, La ragazza col turbante (1986) ha avuto uno straordinario successo critico in Italia e all’estero, dove è stato tradotto in nove lingue. L’invenzione della verità è stato premio selezione Campiello nel 1988, Casa materna nel 1992 e Il caso Courrier premio Campiello nel 1997 e Independent Foreign Fiction Award 2001. Fra i suoi libri anche: L’estuario (1996), Una lezione di stile (2002), Un incontro inatteso per il consigliere Goethe (2005), Trentasette libri e un cane (2008), La nota segreta (2011).
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