Arte in Italia tra le due guerre Stampa E-mail

Fabio Benzi

Arte in Italia tra le due guerre

Bollati Boringhieri, pagg.320 + 32 f.t. a colori, € 39,00

 

benzi_arte  IL LIBRO – Sino a oggi l’arte italiana del Ventennio non ha trovato una storiografia adeguata. Nel dopoguerra, e per decenni, si sono salvate prevalentemente figure singole e scuole ritenute – talora con palese forzatura – frondiste e marginali, retrodatandone artificiosamente il tardivo antifascismo.
  Così un duplice torto si è consumato ai danni di una stagione figurativa di altissimo livello: sotto attacco, negli anni trenta, da parte delle frange più retrive e autarchiche, che inveivano contro «i più rancidi prodotti del così detto “modernismo”», ossia «la malattia esterofila, la tubercolosi deformista, il gonococco astrattista e lo spirocheto novecentista», ha patito in seguito la strategia silenziante di una vulgata che la sviliva, con analoga intenzione di azzeramento, a esclusiva arte di regime. Fabio Benzi, tra i maggiori studiosi di quel periodo artistico, si libera dei clichés più usurati e mistificatori e in un saggio di svolta riscrive daccapo l’intera vicenda. Nel quadro che ricompone davanti a noi, corredato di un’antologia di testi teorici e di una ricca iconografia, tutto acquista nitore, protagonisti e comprimari, opere e idee, mostre e manifesti programmatici, movimenti e poetiche di gruppo, mentre risalta la loro statura internazionale e viene in luce la capacità della politica culturale fascista di metabolizzare avanguardie in lotta reciproca.
  I cultori di un realismo didascalico o di una «anemica» pittura da cavalletto vennero oscurati dal giganteggiare di espressionismo, astrattismo, futurismo nelle sue diverse propaggini, «macchinista» e biomorfa. E fascisti dichiarati furono gli artisti di spicco, dal Sironi muralista a Prampolini a Marinetti, da Severini a Balla a Martini. Sostenuti a loro volta dai vertici del regime, che per bocca di Bottai rinunciò a «decaloghi» e «massimari» estetici. A creare un’«arte fascista» sarebbero bastati «artisti autentici e schietti».

  DAL TESTO – “Dalla metà degli anni trenta e fino almeno al 1943 Sironi conduce così le sue scelte estetiche a un equilibrio totale, sprezzante delle ragioni contingenti. Il rifiuto del quadro diviene completo, e la sua colossale produzione di quegli anni (ripartita tra architettura, illustrazione, teatro, scultura, pittura murale) subisce uno scarto che ne impedisce la lettura «separata», ma esclusivamente come un continuum che ribalta i tradizionali canoni artistici. Abbandonata pressoché completamente la tecnica dell'olio su tela, la concezione del quadro a sé stante, Sironi diffonde la sua vena artistica in una serie magnifica di tempere su carta di grandi dimensioni, studi ideali di pitture monumentali affiancati senza soluzione di continuità ai reali studi per gli affreschi da realizzare. In queste opere, tra i più alti raggiungimenti dell'artista, la tecnica è ora sommaria e materica, largamente condotta a grandi pennellate, ora modulata e ricca di trasparenze; la tempera spesso si sbriciola in craquelures da affreschi antichi, i colori sono ora chiari e teneri, vivaci, ora terrosi e monocromi; lo stile segue quello parallelo delle opere murali: figure ieratiche e statuarie, sempre più semplificate e geometrizzanti, nelle cui sintesi traspare sia la tradizione antica, dagli etruschi al Quattrocento, sia l'esperienza avanguardistica nella versione di un «costruzionismo fermo e sicuro». L'originalità estetica di questa scelta è radicale, e trova un possibile (forse unico, nella sua epoca) corrispettivo strutturale nell'opera di Klee: laddove nel pittore svizzero l'arte ha il valore di un continuo diario spirituale e psichico, impossibile da isolare nella singola opera, in Sironi prevale il continuo ragionamento filosofico ed estetico, in cui ogni opera è una parola, ogni affresco una frase, e solo l'insieme è un discorso compiuto. «Attimi dell'immenso studio della pittoricità murale», questi cartoni trovano, pur nella loro dimensione domestica, una qualità monumentale perché pensata nella sua essenza primaria, assoluta, strettamente connessa con la «mitologia» quotidiana dell'uomo moderno che in ogni momento deve muoversi tra i segni (monumenti) della sua cultura, del suo passato e del suo futuro senza mai dimenticarsi della sua condizione: poiché costruire monumentale non vuol dire ingrandire le dimensioni dell'opera ma trasformarne la concezione.”

  L’AUTORE – Fabio Benzi è professore ordinario di Storia dell’arte contemporanea all’Università G. D’Annunzio di Chieti-Pescara, dove ha lungamente presieduto il Corso di laurea in Conservazione dei beni culturali. Ha collaborato con importanti musei in Italia e all’estero, tra cui la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, il Museo Puškin di Mosca, il Musée d’Art Moderne de la Ville di Parigi, il Kunstforum di Vienna, il Guggenheim Museum di New York e l’Eretz Israel Museum di Tel Aviv. I suoi saggi spaziano dall’arte rinascimentale (Sisto IV Renovator Urbis. Architettura a Roma, 1471-1484, 1990) a quella contemporanea. Tra i più recenti: Liberty e Déco. Mezzo secolo di stile italiano, 1890-1940 (2007), Giacomo Balla. Genio futurista (2007), e Il Futurismo (2008).

  INDICE DELL’OPERA – Introduzione – Ringraziamenti - Arte in Italia tra le due guerre - 1. «Valori Plastici»: il ritorno all'ordine a Roma (Roma 1918: il ritorno dalla guerra - «Valori Plastici» - Le due strade del ritorno all'ordine a Roma: neoquattrocentismo e neosecentismo) - 2. I «Sette pittori del Novecento»: il ritorno all'ordine a Milano (Mario Sironi tra Roma e Milano - Nuovo classicismo e formazione del gruppo milanese) - 3. Il ritorno all'ordine in Italia e il «Novecento Italiano» (Roma dopo «Valori Plastici» - Firenze - Venezia e Trieste - Gino Severini - Carlo Carrà -Giorgio Morandi – Arturo Martini - Felice Casorati - Mario Sironi - Adolfo Wildt - Il «Novecento Italiano») - 4. Gli «Italiens de Paris» (Giorgio de Chirico a Parigi - Gli «Italiens de Paris»: un italianismo «europeo» - De Chirico negli anni trenta) - 5. Il futurisrno nel primo dopoguerra (Filippo Tommaso Marinetti e la Grande Esposizione di Milano del 1919 - Giacomo Balla e il futurismo postbellico - Fortunato Depero: l'officina del Mago) - 6. L’arte meccanica fururista e il mito della macchina (Il Manifesto dell'Arte Meccanica Futurista - Un fururismo bolscevico e costruttivista - Gli sviluppi dell'arte meccanica) – 7. La Pittura Murale e il monumentalismo fascista (La Pittura Murale di Mario Sironi: pittura fascista e pittura borghese - Corrado Cagli agli esordi del muralismo - Arturo Martini - Gino Severini: muralismo (quasi) senza fascismo – Ferruccio Ferrazzi - Achille Funi) - 8. Il rinnovamento della pittura a Roma: Scuola Romana e Scuola di via Cavour (Un cambio di generazioni: Roma 1927 - La Scuola di via Cavour: vicende di un sodalizio dionisiaco - La Scuola di Roma: vicende di un sodalizio platonico - La Scuola Romana tra tonalismo, espressionismo e neo barocco - La svolta realista alla fine degli anni trenta - Presenze romane eccentriche negli anni trenta) – 9. Impressionismo «psicologico», chiarismo, Corrente e altre tendenze espressioniste tra le due guerre (Impressionismo «psicologico» in Italia – L’espressionismo di Lorenzo Viani - I «Sei di Torino» - Il chiarismo lombardo - I «Quattro di Palermo» - Espressionismo a Milano negli anni trenta - Il gruppo di Corrente) - 10. Astrattismo a Milano e a Como negli anni trenta (Carlo Belli e l'astrattismo milanese - Protagonisti e comprimari) - 11. Il futurismo negli anni trenta (L'aeropittura e l'idealismo cosmico di Enrico Prampolini - Morte di Marinetti e fine del futurismo) - 12. Il fascismo e gli artisti (Qualche nota sull'identificazione tra ritorno all'ordine, futurismo e totalitarismo politico nell'arte italiana tra le due guerre - Arte e politica durante il fascismo. Cipriano Efisio Oppo, Bruno Berrai e Marcello Piacentini: un triumvirato per le arti plastiche - Mediterraneità e romanità: un'identità nazionale e fascista - Fascismo e antifascismo, realtà e mistifìcazione: due casi emblematici - Un artista antifascista: il caso di Carlo Levi - Storie difficili di ebrei e fascismo) - Appendice. Antologia di testi teorici (Carlo Carrà, Il quadrante dello spirito (1918) - Giorgio de Chirico, Il ritorno al mestiere (1919) - Giorgio de Chirico, Classicismo pittorico (1920) - Leonardo Dudreville, Achille Funi, Luigi Russolo e Mano Sironi, Contro tutti i ritorni in pittura. Manifesto futurista (1920) - Gino Severini, Dal cubismo al classicismo (1921) - Enrico Prampolini, Ivo Pannaggi e Vinicio Paladini, Arte Meccanica. Manifesto Futurista (1923) - Margherita Sarfatti, Mostra di «Sei Pittori del ‘900» (1924) - Ardengo Soffici, Massimo Bontempelli e Anton Giulio Bragaglia, Opinioni sull'arte fascista (1926) - Gino Severini, La Pittura Murale. La sua estetica e i suoi mezzi (1927) - Cipriano Efisio Oppo, Dal discorso dell'On. Oppo alla Camera (1930) - Waldemar George, Prima mostra di pittori italiani residenti a Parigi (1930) - Giacomo Balla, Benedetta, Fortunato Depero, Gerardo Dottori, Fillia, Filippo Tommaso Marinetti, Enrico Prampolini, Mino Somenzi e Tato, Manifesto dell'Aeropittura (1931) - Enrico Prampolini, Aeropittura e superamento terrestre (1931) - Edoardo Persico, Il Mokador (1931) - Corrado Cagli, Muri ai pittori (1933) - Giuseppe Capogrossi, Emanuele Cavalli e Roberto Melli, Manifesto del «Primordialismo plastico» (1933) - Massimo Campigli, Carlo Carrà, Achille Funi e Mario Sironi, Manifesto della Pittura Murale (1933) - Mario Sironi, Monumentalità fascista (1934) - Carlo Belli, Kn (1935) - «Vita Giovanile». Redazionale, Presentazione (1938) - «Corrente di Vita Giovanile». Redazionale, Corrente (1938) - Mario Sironi, Il volto (1938) - Telesio Interlandi, Straniera bolscevizzante e giudaica. Un'autorevole testimonianza a carico dell'arte «moderna» (1938) - Giorgio de Chirico, Dipingere (1938) - Virgilio Guzzi, Realismo (1940) - Renato Guttuso, Paura della pittura (1942)) - Elenco delle illustrazioni - Crediti delle immagini e dei testi riprodotti - Indice dei nomi