Gran consiglio, ultima seduta |
Alberto De Stefani Gran consiglio, ultima seduta Le Lettere, pagg.111, € 15,00
IL LIBRO – L’ultima testimonianza inedita, scritta da un protagonista, sulla seduta del 25 luglio 1943 che determinò la fine del regime fascista. Scritto a caldo, subito dopo gli avvenimenti su quadernetti di scuola elementare durante il periodo di clandestinità dell’autore, questo testo, ritrovato casualmente dopo un cinquantennio, è un documento eccezionale non solo per la rivelazione di particolari sconosciuti sull’andamento della storica seduta ma anche perché rappresenta una sorta di “esame di coscienza” di un intellettuale di forti convincimenti risorgimentali e liberisti di fronte alla tragedia della guerra e alla involuzione totalitaria del regime. DAL TESTO – “Il nostro fu un colpo di Stato perché andammo al di là della nostra competenza costituzionale invocando dal Duce e dalla Maestà del Re decisioni politiche che esso non era autorizzato a chiedere. Il Gran Consiglio del fascismo era l'organo che aveva per compito la coordinazione di tutte le attività del regime e la facoltà di dare pareri su ogni questione di interesse nazionale che gli fosse sottoposta dal governo del Re e di deliberare nei casi stabiliti dalla sua legge istitutiva. Non gli era stata dunque riconosciuta nessuna iniziativa nella politica generale perché la sua funzione consultiva era limitata a una attività coordinatrice o subordinata alla iniziativa del Duce. Era in facoltà del Duce di consultarlo o di trascurarlo. L’AUTORE – Alberto De Stefani (1879-1969), economista e uomo politico, fu ministro delle Finanze e del Tesoro nel primo governo Mussolini e legò il suo nome al raggiungimento del pareggio di bilancio. Accademico d’Italia, votò l’ordine del giorno Grandi nella seduta del 25 luglio 1943. Autore di numerosissimi volumi di economia e di storia economica tra i quali Baraonda bancaria e Una riforma al rogo. INDICE DELL’OPERA – Prefazione, di Francesco Perfetti – Gran Consiglio, ultima seduta
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