Adolf Hitler. Una emozione incarnata |
Massimo De Angelis Adolf Hitler Rubbettino, pagg.183, € 16,00
IL LIBRO – Adolf Hitler, il movimento nazionalsocialista, e il rapporto di questo con il bolscevismo sono qui rivisitati alla luce del pensiero delle emozioni. Attraverso la rilettura di Essere e Tempo di Martin Heidegger e approfondita ricognizione dell'opera di Ernst Nolte, si individua nella "paura" e, più in profondità, nella "angoscia" di fronte al "nulla" l'emozione fondamentale che improntò di sé quel movimento politico e un'intera epoca. Si coglie così lo stretto rapporto filosofico tra il pensiero di Heidegger e il nazionalsocialismo e il significato filosofico della guerra civile europea. Attraverso questa chiave si giunge a una comprensione originale del perché Hitler è ancora, per la Germania e per l'Europa, un "passato che non passa" e in quale senso l'Olocausto rappresenta davvero un crimine "unico" contro l'uomo. DAL TESTO – “[…] Hitler trasforma la paura in odio contro un qualcun altro che diventa il nemico totale. È questo il suo atteggiamento fondamentale e quindi costante. È la stessa paura incontenibile, è la sua percezione di una minaccia assoluta che richiede di trovare dei colpevoli all'altezza. «Se non fosse così - scrive Nolte - egli non potrebbe sperare e credere: ‘come sarebbe possibile - aggiunge Nolte citando un famoso discorso del Fuehrer – mutare una situazione per la quale non esistono diretti colpevoli?’» Qui avviene lo spostamento, la proiezione: «la colpa universale è notoriamente quella dell'ebreo». Agli ebrei vengono ricondotti tutti i fenomeni di «decadimento» che lo «riempiono di paura»: l'«aristocrazia finanziaria», il «passaggio dalla proprietà personale alle anonime società per azioni», e quindi «l'internazionalizzazione dell'economia». Il nocciolo di tutto è infatti, innanzitutto, nella contrapposizione, che Hitler fissa sin dai tempi viennesi, tra: popolo, nazionalizzazione del popolo attraverso l'educazione fondata su una economia nazionale guidata necessariamente dallo Stato e territorio come base necessaria allo Stato da una parte, ed economia transnazionale dall'altra che si fonda e fonda uno Stato transnazionale. «Lo Stato ebreo - scrive Hitler in Mein Kampf - non fu mai limitato territorialmente, ma universalmente illimitato sul piano dello spazio e delimitato invece dall'unità di una razza. Perciò questo popolo ha sempre costruito uno Stato nel mezzo degli altri Stati».” L’AUTORE – Massimo De Angelis è direttore editoriale di «Nuova civiltà delle macchine», rivista trimestrale che approfondisce in particolare le implicazioni antropologiche dello sviluppo scientifico e del nostro tempo tecnologico. È filosofo, giornalista e ha un passato di dirigente politico. Ha scritto il libro "Post”. Confessioni di un ex comunista (Guerini, 2003), ed è autore di numerosi saggi, i più recenti dei quali sul revisionismo storico, sul pensiero neoconservatore americano e sull'Europa. INDICE DELL’OPERA – Prefazione, di Ernst Nolte – Prologo – Introduzione – Le emozioni - Nazionalsocialismo: una emozione incarnata – La paura emozione fondamentale – L’antiebraismo come catalizzatore - L'emozione antibolscevica - L'antiebraismo e l'antibolscevismo - I conservatori e la fine di un'illusione – Fuga nelle tenebre – Il punto di vista bolscevico – Emozione e trascendenza - La storia contemporanea come storia filosofica - Epilogo
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