Delle donne, degli ebrei e di me stesso Stampa E-mail
 

Romain Gary

Delle donne, degli ebrei e di me stesso

Neri Pozza, pagg.144, € 12,50

 

gary_ebrei  IL LIBRO – Amore sconfinato per le donne, cultura ebraica e una vita fuori dell’ordinario sono i tre cardini attorno a cui ruota l’esistenza di Romain Gary. Emigrato dalla Russia delle mille diaspore ebraiche alla Francia degli anni Trenta, Romain Gary è stato, ad un tempo, pilota di guerra ma non-violento, gollista ma non francese, diplomatico ma anticonformista, seduttore ma compagno attento. L’irregolarità e l’eccezionalità della sua vita è riassunta mirabilmente in queste pagine che, come affascinanti polaroid, offrono allo sguardo momenti cruciali dell’atmosfera intellettuale del secondo Novecento.
  Le storie sono le più varie e raccontano dell’annuncio del Nobel (mancato) oppure rievocano l’esilarante cronaca della scoperta – ben prima di Woody Allen – della macchina per generare orgasmi. Vi sono poi riflessioni sul mondo letterario, sui personaggi dei propri romanzi (dall’Educazione europea a Biglietto scaduto, da La danse de Gengis Cohn a Cane bianco) e sul clima politico di un Occidente che, al tramonto del colonialismo, stava per assistere agli albori di un Sessantotto già preda delle ideologie.
  La prosa di Romain Gary rivela mille percorsi di lettura, indicando gli approdi e i segnali possibili per un’idea del tutto diversa di uomo e di umanità. Individualista deluso dall’individuo, idealista deluso dagli ideali, Gary è il prototipo dell’uomo in fuga verso un altrove mai raggiunto. Picaro contemporaneo, conduce il lettore alla scoperta di punti di vista inaspettati in compagnia di una sarabanda di persone: volti noti e sconosciuti, familiari ed estranei, eroi reali e letterari. Ne esce il ritratto di un uomo che trova se stesso nell’essere sempre altrove rispetto al proprio io, e la cui identità si ricostruisce di continuo nella descrizione, sarcastica e grottesca, di un’umanità troppo umana per meritare anche solo di essere presa sul serio.

  DAL TESTO – “Si può dire tutto quel che si vuole, si può criticare tutto quel che si vuole del comportamento dei francesi, ma non si ha il diritto di dare buoni consigli di lealismo e di patriottismo a una sola parte, a una categoria separata di francesi in virtù del criterio razziale. Se lei dà dei consigli di lealismo a tutti i francesi va anche bene, ma decidere, come hanno fatto alcuni nel partito cosiddetto gaullista (cioè l'UDR), di separare gli ebrei francesi per dire loro: voi ebrei francesi dovete fare questo o quello, è razzismo. Ed è inaccettabile. De Gaulle invece parlava su un piano storico generale: ero lì, sono molto sensibile al problema razzista e credo di poter dire che mi sono sentito più bene che male. Riflettendo sul tema del "dominatore": ho pensato che in realtà, nella mente di de Gaulle, il senso corretto fosse piuttosto quello di "dominare le situazioni" e non certo altri popoli. È possibile che ci sian diverse interpretazioni valide, ma ad ogni modo, per quanto concerne la mia reazione, non ho alcun problema con de Gaulle a questo proposito.
  “Se poi adesso vuole porre la questione d'Israele, è un altro paio di maniche. Come rifiuto di essere al cento per cento un fellow traveller del gaullismo e di tutte le oscillazioni politiche dell'UDR o di altro, rifiuto categoricamente e a maggior ragione di sostenere che Israele è sempre nel giusto. Per me è una nazione, un altro stato, che commette i medesimi errori storici e ha gli stessi comportamenti eccessivi di tutti i nazionalismi nella storia. Io sono ferocemente antinazionalista. La distinzione tra patriottismo e nazionalismo l'ho fatta mille volte: sono due idee opposte di amore e di odio tra cui non c'è alcun rapporto. Il nazionalismo è il cancro del patriottismo, e quando vedo Israele in preda al cancro del nazionalismo, sono contro. Il che non ha niente a che vedere con gli ebrei.”

  L’AUTORE – Romain Gary (pseudonimo di Romain Kacev) nacque nel 1914 in Lituania, figlio naturale di un’attrice, ebrea russa fuggita dalla rivoluzione, e di Ivan Mosjoukine, la più celebre vedette, insieme a Rodolfo Valentino, del cinema muto. A trent’anni, Gary è un eroe di guerra (gli viene conferita la Legion d’honneur), scrive un romanzo, Educazione europea (Neri Pozza 2006), che Sartre giudica il miglior testo sulla resistenza, gli si aprono le porte della diplomazia. Nel 1956, vince il Goncourt con Les racines du ciel. Nel 1960 pubblica uno dei suoi capolavori La promessa dell’alba (Neri Pozza 2006). Nel ’62 sposa Jean Seberg, l’attrice americana di Bonjour tristesse, l’interprete di A bout de souffle. Nel 1975 pubblica, con lo pseudonimo di Emile Ajar (identificato all’inizio come Paul Pavlovitch, nipote reale di Romain Gary), La vita davanti a sé (Neri Pozza 2005) che, nello stesso anno, vince il Prix Goncourt. Il pomeriggio del 3 dicembre 1980, Gary si uccide, nella sua casa di place Vendôme a Parigi. Con un colpo di pistola alla testa.

   INDICE DELL’OPERA – Diario di un irregolare (Diario di un irregolare - La Paz e l'uomo che mangiava il paesaggio - L'Hotel Oriental a Bangkok - Questionario di Marcel Proust - Cade la pioggia) - Amate mie donne (Amate mie donne - Lesley è una maga - Essere in due è per me la sola unità concepibile) – L’ebraismo non è una questione di sangue (L’ebraismo non è una questione di sangue - Un picaro moderno - Gengis Cohn sono io - A la Paz mi hanno annunciato che avevo vinto... il Nobel)